Casa di riposo, i lavoratori lanciano un appello al Papa 

Città Sant’Angelo. Rimasti senza lavoro, i 14 lavoratori della Fraternità Magistrale si rivolgono a Valentinetti e Bergoglio: «Salvate un pezzo di storia di carità cristiana»

CITTA’ SANT’ANGELO. Licenziati da una settimana, i 14 dipendenti della casa di riposo Fraternità Magistrale di Città Sant’Angelo rivolgono un appello all’arcivescovo Tommaso Valentinetti e a papa Francesco Bergoglio affinchè «sia dato un futuro a noi dipendenti e a un pezzo di storia di carità cristiana».
Nel corso dei decenni la struttura ha visto varie vicissitudini, tra cui gli scandali del precedente arcivescovo Francesco Cuccarese, con fatti di cronaca giudiziaria che hanno comportato danni irreparabili sulla Fraternità, che assieme ai dipendenti hanno fatto da parafulmine. Ma fino agli anni Novanta la struttura che si trova al centro di Città Sant’Angelo era rinomata in Abruzzo e fuori, e ospitava costantemente 62 anziani. Nel corso dei decenni, per la cattiva gestione culminata poi con la sostituzione di Cuccarese con monsignor Valentinetti, le uniche parole utilizzate nella struttura sono state debiti pregressi e sacrifici. Senza dimenticare, nel periodo Cuccarese, un tentativo di licenziamento collettivo.
«Una gestione», raccontano i lavoratori divisi a loro volta come i sindacati che li assistono, Cgil e Cisl, «poco presente, e che ha fatto poco nel corso degli anni per rilanciare e sanificare strutturalmente l’azienda nei decenni, nonostante le rinunce (scatti d'anzianità e quattordicesima). Il tutto poi è culminato con la cessione della struttura per la situazione debitoria giudicata irreversibile alla Ares, subentrata in affitto dal novembre 2015. Si parla di fatti di verità con personale spesso sotto organico, che nonostante tutto ha mantenuto la struttura sempre attiva e piena sino all'ultimo giorno, con professionalità e carità cristiana. Magari», proseguono i lavoratori «un controllo maggiore poteva evitare una fine simile, anche perché purtroppo sono stati fatti solo micro interventi. Uno stato di abbandono culminato con lo sgombero dell'immobile e del licenziamento di chi, nel corso degli anni, ha davvero lavorato col cuore». Solo sei lavoratori adesso sono stati riassorbiti con contratti a tempo determinato e per poche ore al giorno. Ma il futuro per tutti gli ex dipendenti della Fraternità Magistrale è davvero buio.
«Nelle ultime settimane, nei vari interventi pubblici, l 'arcivescovo ha detto che la struttura non sarà venduta e, anzi, verrà ripristinata appena vi saranno fondi, mentre in modo diffuso circolano voci sulla vendita prossima o realizzata. Anche il sindaco di Città Sant’Angelo, intervenuto sulla vicenda ha parlato di gente del territorio pronta a mettere fondi per rilanciarla. In questo rincorrersi di notizie e prese di posizioni, chiediamo un piano di ristrutturazione chiaro dell'azienda per rilanciare la Fraternità Magistrale in tempi ragionevoli». Nel frattempo i lavoratori si augurano che la Curia pescarese «possa cercare una sistemazione seria a quei dipendenti rimasti alla canna del gas, e con stipendi arretrati nei confronti di una Ares che non è in grado di far fronte nè a vere ricollocazioni nè tanto meno nel pagare gli emolumenti dovuti, e in tal senso l'arcivescovo in un’intervista al Centro ha sottolineato il fatto che i dipendenti andavano pagati sino all'ultimo giorno necessario. Chiudiamo con un appello a tutta la comunità, e soprattutto al nostro Papa Francesco” di far luce su questa vicenda e di dare un futuro a noi dipendenti, e soprattutto ad un pezzo di storia di carità cristiana». (l.d.f.)