Case sulla riviera sud il progetto verso il no

La proposta della società Pescaraporto approda in commissione Urbanistica Prevalgono i contrari alla costruzione di nuove abitazioni, ma c’è un ricorso

PESCARA. Il progetto di Pescaraporto che prevede nuove abitazioni in uno dei punti più belli e strategici della riviera di Porta Nuova, accanto all’ex Cofa e a due passi dal ponte del Mare, rischia una sonora bocciatura in consiglio comunale. Ieri la proposta della società, di cui risultano titolari la famiglia dei costruttori Mammarella e i figli di Giuliano Milia, noto avvocato del foro pescarese e legale del presidente della Regione Luciano D’Alfonso, è approdata all’esame della commissione Gestione del territorio. E almeno per ora, l’orientamento dell’opposizione, ma anche di una larga fetta della maggioranza, è quello di respingere la richiesta, avanzata dalla società, di cambiare la destinazione d’uso di due dei tre edifici previsti nel progetto, da uffici ad abitazioni. Sulla questione, del resto, si è già pronunciata la giunta alcuni giorni fa approvando un atto di indirizzo che prevede in quell’area solo la riqualificazione delle vecchie abitazioni dei pescatori.

Ma quello di Pescaraporto è uno degli interventi privati più importanti degli ultimi anni in un area strategica, dell’ex Piano particolareggiato 2 e questo spiega il grande interesse, non solo dal punto di vista urbanistico, ma anche economico, per questa iniziativa edilizia. In ballo c’è, tra l’altro, un contributo straordinario di costruzione di circa 460mila euro che la società dovrebbe versare al Comune nel caso del via libera alla proposta. Dopo la commissione, si dovrà pronunciare il consiglio comunale con un sì o un no al cambio di destinazione d’uso. Ma alcuni consiglieri sono combattuti sulla scelta da fare che rischia di non essere serena e tranquilla come dovrebbe essere. Sul Comune pende un ricorso al Tar presentato dalla società per contestare la scelta del dirigente di non rilasciare il nuovo permesso di costruire rimandando ogni decisione al consiglio comunale. Pescaraporto ha accompagnato il provvedimento con una richiesta di risarcimento del danno subìto, ancora da quantificare, per lo stop del dirigente. Insomma, una decisione che rischia di pesare come un macigno sul futuro della città e dell’amministrazione comunale. Per questo, nel giro di due giorni, si è assistito ad un susseguirsi di riunioni. Mercoledì scorso, si è svolto un vertice del gruppo Pd. Ieri pomeriggio, invece, si è riunita tutta la maggioranza dove è sembrato prevalere un parere contrario al cambio di destinazione d’uso.

Ma qualche indicazione sull’orientamento dei consiglieri è già emersa ieri in mattinata, quando si sono svolti i lavori della commissione Gestione del territorio, presieduta da Ivano Martelli (Sinistra italiana), cui hanno preso parte l’assessore all’urbanistica Loredana Scotolati, il dirigente Gaetano Silverii. Presente, ma solo nella prima parte della riunione, il sindaco Marco Alessandrini, il quale non ha voluto esprimersi sulla proposta. La seduta è cominciata con l’illustrazione della delibera da parte di Silverii che ha provveduto a stilarla. Silverii ha ricordato, innanzitutto, il tribolato iter di questo intervento che, dopo cinque anni, non riesce ad andare avanti. Finora, è stato realizzato solo lo scheletro di un edificio. Il dirigente ha poi spiegato il motivo per cui ha demandato la scelta del cambio di destinazione d’uso al consiglio comunale. «La prima variazione, da albergo ad uffici, è stata assentita in quanto il prg la prevedeva», ha affermato, «ma ora il passaggio da uffici a residenziale richiede l’approvazione di una variante al prg e la competenza è del consiglio». «Questo è un atto dovuto», ha aggiunto la Scotolati, «ma io avrei aspettato a presentarlo, visto che il Tar si deve ancora pronunciare». «Assessore», ha replicato il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli, «lei smentisce se stessa in questo modo. Da una parte, dice che è un atto dovuto; dall’altra, sostiene che il dirigente avrebbe dovuto attendere la decisione del Tar».

Durante la seduta, sono venuti fuori anche dei dubbi sulla scelta di far pronunciare il consiglio comunale sull’argomento. «Il consiglio si può pronunciare solo se c’è un interesse pubblico», ha sottolineato Antonelli, «ma come si fa a dire che il passaggio ad un’altra destinazione d’uso con una diversa modulazione degli standard rappresenta un interesse pubblico?». «L’interesse pubblico», ha fatto notare Martelli, «è rappresentato dal tipo di intervento che si andrà a realizzare in quella zona della riviera sud». «La riqualificazione di quell’area è comunque assicurata», ha affermato la consigliera del Movimento 5 Stelle Erika Alessandrini, «anche se il consiglio dovesse dire no alle abitazioni, si tornerebbe all’ipotesi degli uffici». «Visto che non c’è identità di vedute nella maggioranza», ha concluso il consigliere della Lista Teodoro Massimiliano Pignoli, «vorrei sapere dal sindaco come dobbiamo orientarci per il voto».

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