Caso Straccia, la famiglia insiste: riaprite le indagini

Depositata una querela alla procura generale dell’Aquila L’avvocato: «Sono scomparsi i tabulati telefonici»

PESCARA. Per la famiglia di Roberto Straccia non sarebbe stato fatto tutto il possibile nelle indagini e, attraverso l’avvocato Marilena Mecchi, ha depositato una querela alla procura generale dell’Aquila lamentando «l’inquinamento delle prove e l’omissione di atti di ufficio». Roberto Straccia è lo studente di 24 anni originario di Moresco, in provincia di Fermo, scomparso il 14 dicembre 2011 e trovato morto sulle scogliere di Bari il 7 gennaio 2012. Lo scorso anno il caso è stato archiviato dal giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea perché, come aveva scritto nelle conclusioni delle motivazioni, era «impossibile collegare la morte a condotte penalmente rilevanti». Ma per la famiglia dello studente non sarebbe così ma, anzi, ci sarebbero vari interrogativi aperti: «Che fine hanno fatto i tabulati dei cellulari di proprietà di Roberto?», si domandano. «Come mai due persone (di cui uno dei conoscenti di Roberto) hanno provato più di una volta a entrare nel suo profilo Facebook cinque giorni prima del ritrovamento del suo cadavere?» e ancora l’avvocato dice: «Perché una delle persone che nel periodo della scomparsa del ragazzo di Moresco era sottoposta a intercettazione si trovava nei pressi di Bari Palese il 22 dicembre 2011, luogo nel quale 15 giorni dopo è stato ritrovato il corpo senza vita di Roberto?».

Sono questi alcuni interrogativi alla base dell’iniziativa legale intrapresa dalla famiglia Straccia che ha depositato una querela alla procura generale dell’Aquila nei confronti dei carabinieri di Pescara che hanno svolto le indagini nel 2011, querela che – come spiega il legale – si basa sulla lettura dei documenti delle procure di Bari e di Pescara. Secondo l’avvocato «sono scomparsi i tabulati relativi alle intercettazioni telefoniche a suo tempo disposte dalla procura e che dovrebbero essere conservati agli atti. Scomparsa», aggiunge il legale, «confermata dalla stessa procura e dai carabinieri di Pescara». Il punto su cui batte la famiglia Straccia è che dall'analisi dei tabulati telefonici sarebbe stato possibile verificare gli spostamenti delle persone che conoscevano Roberto e non solo il giorno della scomparsa ma anche precedentemente. Accanto a questo, prosegue l’avvocato della famiglia del ragazzo scomparso, «ben due perizie - quella disposta dalla procura di Pescara e quella disposta dalla procura di Bari - accertano tre tentativi di accesso abusivo sul profilo Facebook di Straccia 5 giorni prima del ritrovamento del corpo e nonostante si sia risaliti alle persone che hanno tentato di accedere, non solo non si è chiesto conto del perché di questo accesso, ma come è possibile che non si è nemmeno provveduto a perseguire il reato?», prosegue l’avvocato. Inoltre, ci sarebbe anche un messaggio sul telefonino, spiega sempre la difesa, «contenuto in un brogliaccio delle intercettazioni del 22 dicembre 2011, dove un’utenza viene intercettata mentre aggancia la cella di Bari Palese, ossia il luogo esatto dove Roberto è stato ritrovato: come è possibile che un sms captato nello stesso punto dove è stato trovato il corpo non venga valutato?». Sono questi gli interrogativi a cui la famiglia chiede di rispondere e per cui si è rivolta alla procura generale dell’Aquila. (cr. pe.)

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