Ciarrocchi, il vino è una passione 

In via Battisti la storica cantina-enoteca di tre generazioni: don Gennaro, Vincenzo e Matteo

PESCARA. Da Ciarrocchi si andava a mezzogiorno o alle sei di pomeriggio. Un'abitudine di una decina di anni fa pressoché persa oggi, perché da Don Gennaro, come è stata spontaneamente ribattezzata questa storica attività del centro di Pescara, che quest'anno ha compiuto 100 anni dalla fondazione, oramai si va a tutte le ore. Un punto di ritrovo intergenerazionale, al civico 121 di via Cesare Battisti, all'angolo con piazza Muzii, che rappresenta la più famosa e frequentata vineria ed enoteca della città. Amici, clienti e cittadini affezionati, sono stati invitati dall'attuale titolare, Matteo Ciarrocchi, per brindare al centenario nella serata del 30 dicembre. «Un modo per festeggiare questo primo secolo di vita e per anticipare il nuovo anno, in vista dei prossimi cento», scherza Matteo, che guida la rinomata bottega di famiglia da una dozzina d'anni, dopo aver preso in mano la guida della attività dal nonno, don Vincenzo, un nome di peso nel mondo del commercio di vino regionale e non solo, scomparso nel 2006.
Matteo, che in questi anni sembra aver migliorato tutto e aver lasciato tutto com'è. Perché è una caratteristica di questo locale stare al passo coi tempi e, contemporaneamente, dare l'impressione che il tempo lì non sia passato mai. Non teme l'invecchiamento, ha detto qualcuno, e come un buon vino che promette una raffinata longevità, così Don Gennaro 1918 promette di proseguire con schiettezza la propria storia, fatta di vini e persone, nella stessa misura. È d'altra parte il senso più profondo di questo luogo rassicurare l'avventore con una sedimentazione di vissuti così evidente da risultare quasi inusuale in una realtà cittadina come quella pescarese, mutevole e modaiola, "nuova e cangiante". Eppure varcare la soglia di Don Gennaro fa proprio questo effetto la prima volta: è come lasciar fuori ciò a cui abitua il contesto per immergersi in una dimensione storicizzata ma altrettanto giovane e dinamica.
La storia comincia un secolo fa. Il primo vino è stato venduto nel 1918, il fondatore della famiglia di vinai è Gennaro Ciarrocchi. Intraprendente ragazzo teramano di fine Ottocento, originario di Notaresco, con un'esperienza a far fortuna in America assieme ai fratelli, quei Ciarrocchi Brothers che commerciavano in olio d'oliva fra Italia e Stati Uniti rifornendo le comunità di connazionali di quelli e altri prodotti. Poi il ritorno in patria, la carriera da carabiniere in Sicilia, a Catena Nuova, in provincia di Enna, dove Gennaro mise su famiglia e dove nacque nel 1920 Vincenzo. Il pallino del commercio Gennaro lo aveva in testa e così, tornato in Abruzzo, aprì il primo negozio, proprio cent'anni fa, più o meno all'altezza di via Battisti tagliata da via Mazzini, al pianterreno di un edificio scomparso dopo la seconda guerra mondiale. Una rivendita florida di vini e generi diversi, corroborata dagli affari stretti con i parenti d'oltreoceano, tanto da permettere ai Ciarrocchi di immaginare una nuova sede. Nasce così, all'inizio degli anni '30, il palazzo attuale, tuttora di proprietà della famiglia, che dal 1933 ospita anche il negozio. "Specialità Vini" recitava il primo marchio riportando la sede in quella Castellammare Adriatico diventata nel frattempo Pescara. "Semper Bene. Meliusque Semper!" ripeteva accanto al logo, con grappolo d'uva e calice, il claim della vineria di Gennaro Ciarrocchi. Vini sfusi, in damigiana, in bottiglia, champagne e spumanti, birre e distillati, liquori da cucina, bibite e acque minerali, generi alimentari. Alti scaffali di legno e metallo, espositori, frigoriferi, un lungo tavolo di marmo con la macchina affettatrice e una mortadella sana sana sempre pronta per i panini dei clienti di passaggio. Lo "'sdiuno" dei pescaresi, accompagnato da un bicchiere di vino o da una bicicletta (Campari e vino bianco): non ancora i calici ma i "piccolini" o le "manichette" secondo la capienza, riempiti al bancone dove corre la fila delle "cannelle" per la mescita direttamente dalle vasche poste al fresco nella cantina sottostante. Vini di Sicilia e d'Abruzzo, principalmente, e poi di tante altre regioni italiane. Le prime etichette di Villa Antinori, le prime etichette di Ricasoli. La gamma completa delle referenze della distilleria Aurum dei Pomilio. Sono pochissimi esempi. E ancora vini francesi e di altre nazionalità che allora non si sapevano neppure pronunciare correttamente. Anno dopo anno, decennio dopo decennio, l'attività dei Ciarrocchi si è imposta sul mercato e si è trasformata in una sorta di certezza per la città, un posto dove incontrarsi, dove darsi appuntamento, dove ripararsi in un mattino estivo o in un pomeriggio di poggia invernale, dove trovare sempre una mano, una spalla, e anche qualcosa di più, nelle piccole difficoltà quotidiane della vita di quartiere.
E dove, naturalmente, acquistare il vino di casa e la bottiglia per le occasioni, con l'imbarazzo della scelta sempre crescente, specie grazie all'avvento di Vincenzo Ciarrocchi, l'indimenticabile nonno di Matteo. Don Vincenzo fu Gennaro, un nome che ancora oggi evoca rispetto e affetto. Carattere non facile, temperamento forte, ma di una equità e rettitudine incredibili. Un uomo caparbio, generoso e combattivo come pochi don Vincenzo. Si deve a lui il cambio di marcia con il boom economico, la capacità di far conoscere agli abruzzesi aziende vitivinicole del Bel Paese, oggi da enciclopedia del vino, che allora muovevano i primi passi della produzione di qualità e del commercio fuori cantina. Capace, con la moglie Angela, di sigillare i ritmi e i numeri di quella che sarebbe diventata una delle attività storiche riconosciute dal Comune di Pescara negli anni 2000. Anni recenti in cui Don Gennaro 1918 è diventato più che un riferimento un vero luogo di culto cittadino, con la guida di Matteo, aiutato nel tempo anche dal fratello Carlo Vincenzo e dal papà Gennaro - che ha svolto la propria carriera professionale in Comune. Matteo che ha guidato il passaggio delle generazioni, fra i clienti e in famiglia, incrementando l'attività, fra centinaia di etichette, una squadra di giovani dipendenti e una clientela eterogenea e abitudinaria che un po' fa rimpiangere quei ritmi e quegli orari di "Ciarrocchi", ma che è una gioia veder riempire dall'aperitivo al dopocena le strade antistanti le stesse vetrine di cent'anni fa.