Cocaina, stroncato il traffico  tra la mafia pugliese e l’Abruzzo 

Dieci persone arrestate. In manette anche quattro presunti complici di Pescara, Francavilla e Chieti In via Marinelli, a Montesilvano, l’appartamento dove arrivava un chilo di polvere bianca a settimana

PESCARA. Il traffico di cocaina dalla Puglia all’Abruzzo era costante. Ogni settimana dal Gargano arrivava sulla piazza pescarese circa un chilo di questa sostanza, nell’ambito degli affari della mafia pugliese. Poi, una volta approdata in questa provincia, e in particolare a Montesilvano, si provvedeva al confezionamento e quindi allo smistamento ai vari spacciatori di Pescara, Francavilla e Chieti, che si occupavano dello smercio. Questo canale di rifornimento, intercettato e poi monitorato dalla polizia foggiana, è stato interrotto di netto nel corso di un’operazione eseguita ieri dai poliziotti di Foggia, Bari e del Servizio centrale operativo, coordinati dalla Procura distrettuale Antimafia di Bari, e che ha portato all’arresto di dieci persone, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Tra loro ci sono quattro abruzzesi: si tratta di Stefano Caldarelli, 37 anni, finito in carcere, Andrea Scaglione, anche lui pescarese, 25 anni, Christyan Serra, 44 anni, residente a Francavilla al Mare, e Ivan Ventura, 38 anni, residente in provincia di Foggia (a Troia) ma già sottoposto ai domiciliari a Chieti, tutti finiti agli arresti domiciliari.
Con loro sono stati arrestati anche Claudio Iannoli, ritenuto a capo di uno dei clan mafiosi dell’area di Vieste (contrapposto ad un altro gruppo), Luciano De Filippo, vicino alla consorteria criminale dei Senesi-Francavilla, Gaetano Renegaldo, vicino alla consorteria criminale dei Li Bergolis, Alessandro Mastrorazio, tutti in carcere, mentre sono agli arresti domiciliari Antonio Balsamo, e Wanda Campaniello. Sulle tracce di questo gruppo, di cui sono stati ricostruiti i compiti dei singoli e anche le presunte responsabilità, si è messo due anni fa il gruppo investigativo composto da otto investigatori delle squadre mobili di tutta Italia, guidato dal dirigente dell’Antidroga di Pescara Nicolino Sciolè, da tempo in missione a Foggia, dove la questura è guidata da un altro pescarese, Mario Della Cioppa.
Sono stati due sequestri consistenti di marijuana, a Vieste e a Peschici, a maggio e giugno del 2017, a far scattare le indagini: il primo per un totale di 750 chili e il secondo di 950 chili, con l’arresto di due albanesi. Da allora è stato ricostruito un po’ per volta il mosaico sul traffico di droga avviato da Iannoli e portato avanti grazie alla collaborazione che avrebbe instaurato con De Filippo e Renegaldo: proprio loro tre sono ritenuti a capo del gruppo. Un traffico che non interessava solo l’area garganica ma raggiungeva anche il mercato pescarese, nel tentativo di ampliare e massimizzare i profitti. La cocaina finiva sì a Foggia, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Troia e Vieste, ma anche Pescara, Montesilvano e Francavilla al Mare. Proprio con l’obiettivo di rendere questa attività più redditizia, il gruppo aveva esteso la sua attività in Abruzzo. E per la polizia era De Filippo, insieme a Wanda Campaniello, 33 anni, foggiana, ad aver impiantato una base logistica nel Pescarese, dove il gruppo poteva contare sulla collaborazione di altri indagati. Le mosse del gruppo sono state studiate a lungo e sono stati registrati contatti e spostamenti per capire come avveniva il rifornimento di droga e quindi, attraverso i vari passaggi di mano, come venivano alimentate le filiere che si occupavano della distribuzione al dettaglio della cocaina. Ed è emerso, tra l’altro, che Caldarelli, detto “direttore”, Scaglione, detto “sorcio”, Serra e Ventura sarebbero stati i destinatari della cocaina in Abruzzo, trasportata anche grazie ai corrieri. Droga che poi avrebbero rivenduto sul mercato locale. In Abruzzo era stato creato un punto di appoggio, cioè un appartamento in via Marinelli, a Montesilvano, dove avveniva il confezionamento della droga come accertato dalla polizia attraverso intercettazioni ambientali e telecamere nascoste che hanno portato al sequestro di una pressa e altro materiale. Ad occuparsene erano De Filippo e Campaniello che poi destinavano la cocaina agli spacciatori locali, facendo arrivare sulla piazza quantità elevate di droga destinate anche a clienti insospettabili.
L’operazione, commenta Della Cioppa, è «la costola» di altre finalizzate «a decapitare i clan mafiosi dell’area foggiana» e ha preso di mira in particolare gli affari di Iannoli che «riteneva di poter gestire un traffico di droga non solo nella zona di Foggia ma anche in altre piazze ritenute remunerative, e una di queste era Pescara». Ma quella approdata in Abruzzo, dice con tono tranquillizzante, «non era una metastasi mafiosa» e comunque il canale sul quale si spostava la droga tra le due regioni è stato «disarticolato e reciso».