Con il «Centro»la stazione che non c’è più

Oggi con il quotidiano l’immagine della Pescara proiettata verso la modernità

PESCARA. Questa è l’ultima immagine antica che oggi il Centro regala ai lettori, e raffigura l’ultimo tratto di corso Umberto con palazzetto Imperato, la vecchia stazione centrale e, alle sue spalle, la vasta zona dei colli, non ancora sommersa dalle case. La posizione della stazione, proprio al centro della foto, sembra quasi pensata per suggerire il ruolo cardine che essa ebbe nello sviluppo della città.

Fu anzi essa a generare la città così come la conosciamo ora. Inaugurata nel 1863 da Vittorio Emanuele II, vide fiorire attorno, in un brevissimo volgere di tempo, tutta una messe d’alberghi, uffici e centri di commercio, mentre quanti erano venuti in città per i lavori edilizi, presto vi si stabilirono, per lavorare magari come facchini e vetturini. In un primo momento, tuttavia, la stazione creò anche dei problemi: il 27 ottobre 1887, racconta Luigi Lopez, la pioggia che scrosciava da quattro giorni «si fece torrenziale, mentre il vento provvedeva a sollevare in tempesta le acque del mare. L’acqua fluviale crebbe a tal punto che a mezzogiorno traboccò dalla foce a circa quattro chilometri a monte, sommergendo tutta la pianura. La massicciata ferroviaria venne distrutta per oltre un chilometro, quella della linea adriatica fu rotta in due punti.

L’altezza delle acque alla Porta principale fu misurata in 3.75 metri sul livello del mare, ma a monte, per il rigurgito causato dagli argini ferroviari, fu ancora maggiore». Vennero distrutti case, campi, ortaggi e sementi. Il 15 ottobre 1888, «l’onda di piena giunse verso l’imbrunire e lo straripamento fu così improvviso che non si fece a tempo ad accendere i fanali pubblici, sicché il buio accrebbe il terrore per l’invasione rumoreggiante delle acque». Ancora una volta la stazione impedì il deflusso e i danni si sommarono a quelli, non ancora riparati, dell’anno precedente.

Per la stazione di Castellamare passò anche «La valigia delle Indie», il servizio che dal 1835 collegò Londra con Bombay, inizialmente via mare con i piroscafi della «Peninsular and Oriental Co.», e poi, dal 1871, prevalentemente per via ferroviaria, passando per Marsiglia e riscendendo il litorale adriatico fino a Brindisi, dove ci s’imbarcava per Suez. L’India faceva parte allora dell’impero coloniale britannico, e l’Inghilterra era ben consapevole dell’importanza che aveva il trasportare uomini e merci ricche fin laggiù. Il servizio cessò con lo scoppio della prima guerra mondiale.

L’ultimo, singolare riconoscimento della sua importanza, la stazione lo ricevette dagli americani durante la seconda guerra mondiale: fondamentale per il trasporto di munizioni fra Nord e Sud, essa entrò nel mirino dell’aviazione alleata fin dall’aprile 1943. Gli aerei che vennero a sorpresa dal mare (i Liberators inizialmente accolti dalla popolazione, che non s’aspettava di essere bombardata, con sventolio di fazzoletti bianchi) la rasero al suolo: nel solo bombardamento del 14 settembre le cifre sul bilancio delle vittime oscillò fra i 600 e i 900.