Concorso, niente abbreviato per D’Alfonso

L'ex sindaco di Pescara deve rispondere di abuso patrimoniale nell’inchiesta relativa all'assunzione a tempo indeterminato di Guido Dezio

PESCARA. Luciano D’Alfonso si tiene lontano dalla tentazione di difendersi in prima persona e si sottrae al confronto dialettico con la procura che oggi potrebbe costargli un rinvio a giudizio o segnare il primo punto a suo favore nella battaglia giudiziaria ingaggiata da tre anni. L’ex sindaco non ci sarà, stamane, quando il gup Guido Campli deciderà se assolvere o condannare i protagonisti dell’inchiesta sul concorso per l’assunzione in Comune di Guido Dezio.

L’ex braccio destro di D’Alfonso e i tre componenti della commissione d’esame hanno chiesto il rito abbreviato, forti della convinzione che bastino le carte raccolte nel fascicolo per uscire indenni dalle accuse di falso o abuso.
D’Alfonso ha scelto invece un profilo più basso, rinunciando - a meno di sorprese dell’ultimo momento - a quel rito alternativo che, in caso di condanna, rischierebbe di farlo partire da una posizione di handicap nel processo più importante, quello per le presunte tangenti in Comune, fissato al 6 aprile e che gli è costato la carica di sindaco. Il tutto in attesa che approdino dal gup anche le inchieste sull’Urbanistica e sul Calice di Toyo Ito.
Ma torniamo al concorso.

D’Alfonso deve rispondere di abuso patrimoniale nell’inchiesta che ha battuto il primato della rapidità di definizione - un mese e mezzo di indagini - e quello dello stop più lungo - 14 mesi - per una mancata notifica. Oltre all’ex sindaco e a Dezio, sono sott’accusa Vincenzo Montillo, Paola Di Marco e Carlo Montanino, che hanno fatto parte della commissione per il concorso da dirigente amministrativo.
L’abuso patrimoniale contestato all’ex leader regionale del Pd si sarebbe concretizzato favorendo l’assunzione a un livello superiore del suo uomo di fiducia. Secondo il pm, D’Alfonso - assistito da Giuliano Milia - avrebbe violato le norme sull’ordinamento degli enti locali che consentono la costituzione, a tempo determinato, di uffici di supporto agli organi di direzione politica.

Per la procura, il posto assegnato a Dezio non era da «staff», bensì da capo di un settore vero e proprio del Comune. Inoltre, per l’accusa, non c’erano i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire. Dai fatti contestati sono già trascorsi più di cinque anni. Altri due e l’accusa di abuso patrimoniale a carico dell’ex sindaco sarà prescritta.
A Dezio, tornato nel frattempo al lavoro come dirigente comunale, il pm contesta di aver dichiarato il falso per aver attestato alla commissione di aver ricoperto incarichi dirigenziali per cinque anni (dal 2000 al maggio 2003 alla Regione e dal giugno 2003 al novembre 2004 al Comune).

Dezio sarà assistito dagli avvocati Medoro Pilotti Aielli e Marco Spagnuolo. Montillo, Di Marco e Montanino, difesi da Augusto La Morgia, sono accusati di abuso in concorso, per aver ammesso Dezio alla prova d’esame e poi per aver approvato la graduatoria finale che lo dichiarava vincitore.

Alla penultima udienza, lo scorso ottobre, il pm ha chiesto l’inserimento nel fascicolo di documenti nuovi, acquisiti attraverso un procedimento parallelo rimasto nascosto a lungo e che ha già maturato l’avviso di conclusione delle indagini. Riguarda un funzionario della Regione, indagato per falso in relazione ai requisiti per la partecipazione di Dezio al concorso. Il funzionario, che verrà giudicato a parte, avrebbe sottoscritto una dichiarazione in favore di Dezio secondo la quale nel periodo 2000-2003 quest’ultimo avrebbe svolto, in consiglio regionale, mansioni equiparabili a quelle di dirigente.