La locandina finita sotto accusa per il titolo

Teramo

Convegno sulle calamità: il titolo della vergogna girava da una settimana

Ma nessuno lo ha cambiato. Il Centro è risalito all’origine del meeting. Fino al suo annullamento. Tra email e inviti non ricevuti. E lo scaricabarile degli interessati

PESCARA. Una email ad un assessore. E altre comunicazioni agli invitati alla manifestazione. E’ da almeno una settimana che tra Teramo, L’Aquila e Pescara in tanti sapevano. Sì, in tanti erano a conoscenza del titolo del convegno che tirava in ballo le vittime di Rigopiano. E che ora, per quanto risulta al Centro, richiamano le responsabilità degli organizzatori. A cominciare dal colonnello Gualberto Mancini, comandante gruppo carabinieri forestale Teramo. Che però ha una carta in mano. Anzi una email: la prova che lui al posto del titolo “Dalla grande calamità, una valanga di opportunità” aveva previsto “Dalla grande calamità, una montagna di opportunità” e che qualcuno quindi l’ha cambiato.
La strada porta all’università di Teramo. Ma lì si interrompe. Perché di fronte alla paternità del “titolo della vergogna” che ieri mattina ha fatto rabbrividire l’Abruzzo, si è voluto fermare anche il rettore Luciano D’Amico, che dopo aver annullato il convegno, ha sentito il dovere di chiedere scusa assumendosi le responsabilità, senza investigare su chi fosse stato l’autore di «quell’obbrobrio infelice e irriguardoso».
Il comandante Mancini si è confidato che al posto di “valanga” ci sarebbe dovuto essere “montagna”. Sarebbe stato diverso? Non fa niente, La frittata era comunque fatta.

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Alle 8 la locandina è comparsa sui Social – il primo post è di Manola Di Pasquale (presidente dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo) – e sul sito de Il Centro. Ed è stato subito sdegno, ribrezzo, schifo. Con violenti accuse rivolte agli organizzatori e ai relatori, in particolare verso i politici i cui nomi comparivano fra gli interventi. In primis il governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso che, però, ha smentito ufficialmente che sapesse del convegno, tanto più quindi del titolo, e di aver mai ricevuto un invito a parteciparvi: «La mia segreteria ha fatto un riscontro e non ha trovata traccia di email di inviti, né di richieste di patrocinio alla struttura di Presidenza. Stigmatizzo il titolo dato all’incontro, che mantiene sanguinante una ferita dolorosissima. Le parole a volte sono sassi, anche se involontarie».

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Il Centro ha tuttavia scoperto che altri fossero a conoscenza del titolo della vergogna da almeno una settimana. C’è una email che l’assessore regionale all’Agricoltura Dino Pepe ricorda di aver ricevuto. C’era allegato il facsimile della locandina. «Risale a sette giorni fa circa», rammenta Pepe, «e dissi alla segreteria di far notare agli organizzatori che quel titolo era inopportuno e che sarebbe stato meglio cambiarlo. Non so perché poi non fu fatto». La ragione? Nella risposta degli organizzatori: non c’era più tempo, in quanto il materiale della stampa era già in produzione .
Altre email sono state girate ai relatori del convegno per ricordare l’appuntamento che ci sarebbe stato oggi. E da quel che si sa nessuno notò il titolo «perché», fa notare uno degli interessati «era solo una email di conferma alla partecipazione». D’altra parte anche il post di condanna e sorpresa pubblicato di prima mattina scritto da Manola Di Pasquale, che sarebbe dovuta intervenire al convegno per portare i saluti, sta a dimostrare che gli stessi relatori ed enti patrocinanti non fossero al corrente del titolo definitivo.
Perché? A Il Centro nessuno degli interpellati ha voluto fare nomi e puntare l’indice. Di certo c’è che lo studio scientifico che si sarebbe dovuto promuovere oggi è dei forestali. In collaborazione con l’università, il cui unico relatore al convegno sarebbe stato Federico Roggero esperto di Usi civici della facoltà di Giurisprudenza. Il comandante della Forestale si è adoperato in prima persona per Rigopiano. E per la comunicazione del convegno si è appoggiato a Marcello Maranella, giornalista pubblicista e presidente della Fondazione Gran Sasso. «Io mi sono occupato di diffondere la locandina agli organi di stampa martedì sera», afferma Maranella: «Il titolo? Ce l’ho trovato». Ma era solo l’altro ieri.

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