"Così ho fermato il caos degli appalti"

D'Amario: «Stop alle cattive abitudini, una perizia scoprirà i lavori gonfiati»

PESCARA. «Non gioisco per l'archiviazione ma è un risultato positivo per la Asl di Pescara: vuol dire che si lavora seriamente». Il direttore generale della Asl Claudio D'Amario non vuole attaccare manifesti sui muri contro la procura: «Ho fiducia nella giustizia. Sempre». Ma D'Amario rivela del «caos», del «mercato troppo ristretto», della «confusione» e di «cattive abitudini» intorno agli appalti della sanità.

Il 15 marzo del 2010 è esploso il caso dell'appalto lievitato da 2,3 a 7 milioni di euro al polo materno-infantile dell'ospedale: cinque arresti e il manager Claudio D'Amario indagato per falso. Un anno e un mese dopo la posizione di D'Amario è stata archiviata. Direttore, come commenta questa notizia?
«Ero sereno un anno e un mese fa e lo sono ancora oggi. Non gioisco, ho massima fiducia nell'autorità giudiziaria: la Asl è aperta alla collaborazione con tutte le autorità».

Cosa legge dietro questa archiviazione?
«È un risultato positivo ma non per D'Amario: lo è per la Asl di Pescara, un'azienda che guarda al futuro ed è impegnata in un'azione di cleaning, cioè pulizia e ordine. Quando mi sono insediato ho trovato confusione e disordine nelle procedure: il fatto che la procura abbia fatto un'attenta disamina del nostro lavoro e che questo approfondimento sia finito con esito positivo significa che stiamo operando seriamente».

Secondo le risultanze dell'inchiesta, D'Amario è stato «indotto in errore». Perché è accaduto?
«Quando in una Asl così importante mancano, da tanti anni, procedure è facile commettere errori. Davanti a lavori rilevanti c'è bisogno di uno staff specializzato: voglio pensare che tutto quello che è successo, sia dovuto alla mancanza di un coordinatore, a cattive abitudini ed errori. Noi, invece, abbiamo preso un ingegnere specializzato in edilizia e un altro in telecomunicazioni. C'è bisogno di un tasso tecnico elevato: voglio credere che chi ha commesso errori, lo abbia fatto in momenti di caos».

L'appalto è salito da 2,3 a 7 milioni di euro. Come è stato possibile?
«Ho ereditato questa situazione dal mio predecessorre (Antonio Balestrino, ndr) che aveva validato gli aumenti di spesa a fronte di perizie tecniche per l'adeguamento alle norme. Io ho solo ratificato ma mi sono posto il dubbio se questa nuova impalcatura fosse rispondente all'obiettivo clinico, cioè se quello che si stava realizzando era finalizzato alle esigenze dei pazienti. E questa disamina ci ha portato a dire che il progetto non aveva i piedi per camminare, così, l'abbiamo annullato per farne un altro più attinente e spendere meglio i soldi: non sono intervenuto per illegalità ma soltanto perché il progetto non rispondeva a un obiettivo clinico e non ci convinceva».

E adesso che ne sarà?
«Abbiamo incaricato un collaudatore ministeriale e un esperto di lavori sanitari reclutato con una procedura di evidenza pubblica che metteranno a confronto i lavori eseguiti con i costi sopportati: se abbiamo pagato più del dovuto, ci costituiremo parte civile verso l'azienda e verso i tecnici coinvolti ma adesso dobbiamo ripartire. Per noi, il polo materno infantile va realizzato in modo diverso: la Neonatologia deve trovarsi nel blocco centrale perché un neonato può avere bisogno della Rianimazione».

Sebbene lei sia stato nominato dal febbraio 2009, la gestione sanitaria ha dovuto fare i conti con la procura, a cominciare dallo scandalo al distretto sanitario di Scafa, un presunto intreccio tra assenteismo e appalti pilotati: in un'informativa della polizia si parla, e non solo per Scafa, di «rilevanti anomalie negli appalti» e «prassi consolidata di bypassare le gare». Lei cosa ha notato dal suo insediamento?
«Abbiamo trovato una Asl ferma: alcune gare erano impostate in modo non corrispondente alle esigenze della Asl e molte altre non venivano più fatte perché si andava avanti con proroghe che, adesso, vogliamo ridurre. Quest'azienda non conosceva le gare elettroniche: oggi, per le forniture di largo consumo come carta, cancelleria e informatica lanciamo l'offerta sul mercato elettronico e in un'ora abbiamo risposte risparmiando tempo, denaro ed energie in ricorsi inutili: per l'archiviazione ottica delle cartelle cliniche abbiamo abbattuto i costi del 40 per cento rispetto alla fornitura storica. Prima, il mercato era un po' troppo ristretto. Inoltre, abbiamo fatto ruotare i dirigenti delle strutture di governo, soprattutto nei settori Beni e servizi e Patrimonio: in strutture dove l'interfaccia con le aziende è frequente, la rotazione è igienica. Così abbiamo fatto crescere nuove professionalità e oggi ci sono i primi risultati: in 24 mesi abbiamo azzerato il debito storico di 36 milioni di euro».

Secondo l'Autorità per i contratti pubblici a Pescara sono state commesse violazioni. È preoccupato?
«Avevamo iniziato l'esternalizzazione del Cup ma l'unica ditta che aveva partecipato ha presentato un'offerta che non abbiamo ritenuto congrua: 18 unità a fronte di 35 sportelli. Così la ditta ha fatto ricorso all'autorità».

Part-time cancellato per duecento dipendenti. Andrà avanti?
«Senza lavoratori motivati, una Asl non ha successo. Quando i diritti dei dipendenti pubblici annullano i doveri d'ufficio si crea un conflitto però non si può abbandonare il lavoro, tanto più in ospedale. Vogliamo un valore aggiunto: sentirsi al servzio dei pazienti perché non esistono malattie part-time. Per garantire diritti ai cittadini, dobbiamo essere determinati a fermare l'usanza che l'assistenza a un familiare anziano diventi un prolungamento delle ferie. Siamo stati costretti a licenziare due dipendenti».

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