Crollano gli iscritti negli asili nido le famiglie non possono più pagare

Le domande per il prossimo anno scolastico si sono ridotte quasi di un terzo rispetto al passato Gli uffici comunali: «I genitori lasciano a casa i loro figli perché non hanno soldi per le iscrizioni»

PESCARA. Quasi novanta iscritti in meno, rispetto all’anno scorso, negli asili comunali. Ossia, quasi un terzo in meno. Un dato così negativo non era mai stato registrato in passato.

Gli impiegati del servizio Pubblica istruzione del Comune sono rimasti sbalorditi quando hanno esaminato i dati delle domande presentate dalle famiglie per iscrivere i propri figli al prossimo anno scolastico nei sette nidi d’infanzia dell’ente. Le richieste sono state in tutto 234, contro 323 dell’anno scorso, ossia 89 bambini in meno. Un crollo verticale.

E, a detta degli uffici comunali, il fenomeno non avrebbe nulla a che vedere con il calo della natalità che, peraltro, viene di fatto compensato con i figli degli immigrati stabiliti a Pescara.

La spiegazione più ovvia, sempre secondo gli uffici, è quella della crisi economica che ha colpito tutti i settori, persino l’educazione scolastica.

In sostanza, alcune famiglie non avrebbero i soldi per pagare le rette degli asili e avrebbero deciso di tenere i propri figli a casa. Alcuni genitori si sarebbero addirittura organizzati fra di loro per creare insieme dei mini nidi nelle proprie abitazioni con i bimbi da sorvegliare a turno. Insomma, gli effetti della crisi hanno cominciato a farsi sentire anche nelle scuole. «Anche negli asili privati si sono registrate riduzioni di iscritti», hanno rivelato al servizio Istruzione del Comune. A farne le spese sono state soprattutto le famiglie di fascia media, perché quelle con redditi molto bassi, ossia fino a 4.900 euro (indicatore Isee) hanno diritto all’esenzione. Basti pensare che i redditi Isee che vanno da 4.901 a 14.000 euro l’anno, le rette mensili variano da 100 a 225 euro, per il tempo pieno e da 80 a 180, per il tempo ridotto. Una famiglia con un reddito medio basso, con le tasse locali aumentate al massimo quest’anno, difficilmente può permettersi di pagare ogni mese rette di questo livello per mandare il proprio figlio a un nido d’infanzia.

Tra l’altro, più si alza il reddito e più cresce la tariffa da pagare per mandare i bambini a scuola. Per i redditi Isee che vanno da 14.001 a 25.000 euro, le rette per il tempo pieno salgono da 250 fino a 360 euro al mese; per il tempo ridotto, invece, da 200 a 288 euro.

L’unica nota positiva è che quest’anno, grazie alla riduzione del numero di domande, ci saranno più posti disponibili e meno bimbi in lista d’attesa.

L’anno scorso, su 323 domande presentate e 151 posti disponibili, erano rimasti inizialmente fuori 172 bambini. Ancora peggio era andata negli anni passati. Nel 2013, su 307 iscritti e 130 posti a disposizione, erano stati lasciati in lista d’attesa 185 bambini. Nel 2012 il record negativo. Su 344 domande e 114 posti, erano rimasti inizialmente fuori dalle scuole 212 bambini. Chi non era entrato poteva sperare in un posto nei nidi privati convenzionati con il Comune.

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