DROGA

D'Egidio: «Dà dipendenza, anche se leggera»

Il parere del presidente nazionale dei medici contro le tossicodipendenze

PESCARA. In Colorado e in Oregon la cannabis è legale dal 2012, e dal 2016 lo è anche in California, Nevada, Maine e Massachusetts. In Uruguay la legge è del 2012, ma solo dal 2014 ha cominciato a produrre i suoi effetti, col risultato che due terzi dei consumatori continua a comprare marijuana dagli spacciatori, perché è più conveniente.
Al di là delle divisioni politiche, delle tensioni etiche e delle statistiche ancora parziali, come avverte l’Onu, cosa ne pensa chi, per professione, ogni giorno ha a che fare con i consumatori di sostanze stupefacenti? Il professor Pietro Fausto D’Egidio, presidente nazionale di FeDerSerD e direttore del Sert di Pescara, assieme al professor Felice Nava, vice presidente di FeDerSerD e direttore del dipartimento di sanità penitenziaria di Padova, è stato ascoltato alla Camera in merito alla proposta di legge 3235 recante “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”. Il primo dato, sottolinea il professor D’Egidio, è quello relativo al consumo di cannabis fra i giovanissimi. «Da studi condotti», afferma, «emerge che il 45% dei ragazzi delle scuole superiori ne ha fatto uso, quasi uno su due, con un gradiente di differenza importante tra istituto e istituto. La scuola dove si fuma meno è il liceo classico». Oggi, aggiunge il professore, il mondo del consumo della cannabis è cambiato profondamente, e sono cambiate anche le motivazioni che spingono le persone a fumare. Ma è cambiata anche la droga. «E mentre prima non potevi raggiungere certi effetti, ora con una sola sigaretta», spiega, «hai un effetto che ti porta alle stelle, con una dimensione allucinatoria in moti casi grave».
I cannabinoidi appartengono proprio al gruppo degli allucinogeni, come l’Lsd; alcol ed eroina fanno parte delle sostanze sedative, mentre cocaina e anfetamine sono del gruppo degli eccitanti. «C’è un’evidente frattura, per quanto riguarda il senso di percezione della realtà», aggiunge, «fra ciò che i sensi recepiscono e quello che elabora la mente sotto l’effetto delle sostanze allucinogene, tanto da produrre disordini di natura psichiatrica. Per un ragazzo è molto più grave, perché la maturazione del sistema neurobiologico centrale va avanti fino a oltre 22 anni, il cervello quindi è ancora immaturo e più suscettibile di modifiche imposte dalle droghe. Disturbi di personalità, deliri allucinatori, psicosi paranoidee, o psicosi affettive che prima praticamente non si vedevano, col tipo di cannabinoidi disponibili oggi, invece, si vedono frequentemente». Assolutamente da sfatare la favoletta che la cannabis non crea dipendenza, secondo il professore. «Quella disponibile oggi sul mercato», dice, «è una droga così potente che esaurisce il bisogno di cercare altre sostanze stupefacenti».
Il professor d’Egidio, insomma, è assolutamente contrario alla liberalizzazione. «Posso aggiungere che in Italia le droghe che uccidono di più sono alcol e tabacco, cioè le droghe legali. Non parlo per ideologia, ma in base a dati scientifici. Sono convinto che la liberalizzazione aumenta il numero di persone che fanno uso di droga. La più facile disponibilità, l’assenza di conseguenze, fanno venire meno il timore a usare queste sostanze. Altro motivo, importantissimo, del perché sconsigliarne l’assunzione, è che il consumo di cannabis in gravidanza induce gravi disturbi comportamentali nel nascituro. Studi parlano anche di un rischio teratogenico», cioè quello di sviluppare gravi malformazioni nel feto.