ABRUZZO

Decreto dignità: è bufera sui 55 licenziati Tua, il caso in Parlamento

I lavoratori annunciano una manifestazione davanti alla Regione, D'Alessandro (Pd) rivolge la questione al governo. Filt Cgil chiede all'azienda perché non è ricorsa alla deroga assistita che avrebbe salvato gli interinali

PESCARA. E' bufera sulla questione dei 55 lavoratori interinali mandati a casa da Tua (azienda regionale unica dei trasporti) alla scadenza dei 16 mesi di contratto senza, al momento, alcuna prospettiva di rinnovo o stabilizzazione. L'azienda ha preso la decisione dopo aver interpretato in maniera restrittiva la norma di attuazione del Decreto dignità del governo.

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Mentre i lavoratori _ sostenuti dal consigliere regionale M5s Domenico Pettinari e dalla deputata sempre M5s, Corneli _ annunciano di voler organizzare una manifestazione davanti alla sede della Regione per sensibilizzare la politica e l’opinione pubblica, sul loro dramma e di voler rivolgersi anche al programma “Striscia la notizia”, il deputato pd Camillo D'Alessandro comunica di voler portare il caso in Parlamento con una interrogazione urgente. "L'obiettivo", spiega, "è di fare rispondere sul caso al Governo  in carne ed ossa, come lo sono i precari non rinnovati di Tua" . Secondo D'Alessandro “affidare le legittime speranze di lavoro degli interinali ad un esponente dei 5Stelle è come affidare il sangue a Dracula. I contratti non rinnovati sono dovuti all’applicazione di un Decreto vergognoso, quello denominato Dignità, voluto da Di Maio e dai 5Stelle, in tutta Italia sta producendo ciò che ha colpito anche Tua, ovvero il mancato rinnovo dei contratti laddove si verifichino i 24 mesi già maturarti o consumati quattro rinnovi".

Sulla questione era già intervenuta su IlCentro.it la Uil Trasporti con il segretario Giuseppe Murinni che a sua volta spiegava di essere molto preoccupato per la carenza di personale che si verifica in Tua su servizi essenziali come la manutenzione e quindi la sicurezza e la composizione dei treni (il supertreno Sevel, in particolare). Ma i lavoratori puntano il dito anche contro i sindacati, che avrebbero dimostrato «inerzia quasi totale o addirittura ostruzionismo nel cercare colloquio con l'azienda».
E perplessità vengono manifestate anche in relazione al concorso per le nuove assunzioni di personale, per il quale si è in attesa che venga fissata la data. «Il concorso», dicono gli interinali, «è stato bandito in modo anomalo e a noi che abbiamo servito l’azienda per 16 mesi, nessun punteggio di merito, anzi, la prospettiva di una selezione dura. Disperate e abbandonate, 55 famiglie abruzzesi sono appese alle decisioni di un’azienda che hanno servito per 16 mesi, ma che la stessa sta trattando in modo crudele e ingiusto».

La Filt Cgil Abruzzo, pur rispettando la libera opinione e la libera scelta da parte di chiunque nel manifestare e nel trovare anche le eventuali “sponde politiche” per perorare la causa, dissente totalmente dalla critica di aver colpevolmente ignorato un problema "che invece", ricorda la segreteria regionale, " abbiamo posto con forza sin dall’inizio ovvero sottoscrivendo nel 2016 un accordo con la società TUA che prevedeva l’espletamento di un regolare bando di concorso al fine di assumere personale manutentivo. Queste assunzioni tramite concorso non sono mai arrivate e sono invece sopraggiunti i contratti di somministrazione con le agenzie interinali. E di fronte ad un concorso che non si materializzava, sono iniziate a fiorire le continue proroghe (uno, due, tre , quattro...) prima con un’agenzia interinale e poi con un’altra e guarda caso utilizzando lo stesso identico sistema". Infine, Filt Cgilscrive che vuole sapere dalla società Tua ("ma anche dalla politica che scalpita e che ritiene di stare dalla parte dei lavoratori interinali mandati a casa") per quale motivo non ha voluto sfruttare quanto previsto dal D.L.vo n. 81/2015 (jobs act) - norma non interessata dalle modifiche intervenute con il Decreto dignità e che consentirebbe di superare per ulteriori dodici mesi, il limite attuale massimo dei 24 mesi, attraverso il ricorso alla cosiddetta “deroga assistita” da stipulare innanzi all’Ispettorato territoriale del Lavoro. (a.mo.)