Discarica abusiva, indagato l’ex sindaco Di Mattia 

Mancata bonifica alla foce del Saline, chiusa l’inchiesta per omissione di atti d’ufficio. Coinvolti due funzionari comunali

MONTESILVANO. Si chiude con un avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Salvatore Campochiaro, l'inchiesta aperta lo scorso anno sulla mancata bonifica di una discarica abusiva di Montesilvano che rischia di creare grossi problemi ambientali. Il reato di omissione di atti d'ufficio è stato contestato all'ex sindaco di Montesilvano, Attilio Di Mattia (che rimase in carica dal 14 giugno 2012 al 18 febbraio del 2014), al dirigente del settore lavori pubblici dello stesso Ente, Gianfranco Niccolò, e al responsabile del procedimento Giuseppe Maggiore. Sulla vicenda ci fu anche una denuncia degli ambientalisti proprio perché quella mancata bonifica è relativa a un sito che si trova alla foce del fiume Saline, dove era stata appunto scovata quella discarica abusiva. Secondo quanto accertato dalla procura (sul caso c'erano peraltro due inchieste che vennero riunite), ci sarebbero state delle gravi inadempienze del Comune, nonostante che a suo tempo (i fatti in contestazione partono dal 2012) si fossero tenute diverse riunioni anche in Provincia. Secondo il capo di imputazione, i tre indagati avrebbero «omesso di procedere alla trasmissione dei risultati delle analisi espletate a campione, che registravano il superamento dei parametri di legge per alcune sostanze inquinanti sia in acque sotterranee sia nel sottosuolo, alle competenti autorità provinciali e regionali nonché alla caratterizzazione dei rifiuti presenti nell'area, atti da ritenersi urgenti per ragioni di salute pubblica».
Gli accertamenti svolti dai carabinieri forestali evidenziarono che in sostanza il Comune di Montesilvano, in merito alla discarica adiacente al fiume Saline, «abbia esclusivamente commissionato una relazione geologica, dei campionamenti nel 2012 e delle opere di Mise mediante una determina, ma non abbia attivato i successivi provvedimenti previsti dalla normativa di settore per la bonifica dell'area». Da subito la geologa incaricata dal Comune, Alessandra De Carolis, fin dal novembre 2011 aveva segnalato nel sito la presenza di sostanze inquinanti e rifiuti pericolosi. Erano stati prelevati campioni per le analisi del caso. Era stata interessata anche la Provincia di Pescara che aveva indetto una riunione specifica sul fiume Saline e Alento.
Al termine di quella riunione, il Comune era stato invitato a compiere ogni atto di sua competenza, e soprattutto a riferire i risultati alla Provincia stessa. Ma tutto sarebbe rimasto lettera morta visto che, dagli atti acquisiti in Comune e in Provincia, non sarebbero state trovate note di riscontro in tal senso: gli esiti analitici non arrivarono mai in Provincia. La criticità di quella situazione era stata peraltro posta in evidenza anche dal Genio civile della Regione Abruzzo che aveva evidenziato l'erosione della riva del fiume su cui è ubicata la discarica abusiva, che avrebbe potuto causare un contatto dei rifiuti con il corso d'acqua e quindi il rischio di contaminazione. I parametri rilevati fuori legge riguardavano ferro, nichel, piombo, solfati e una notevole presenza di idrocarburi totali come N-esano.
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