il processo a l'aquila

Discarica Bussi, chiesto risarcimento record di 1,8 miliardi di euro

L'Avvocatura dello Stato al processo in Corte d'Assise d'Appello chiede 1,376 miliardi al ministero dell'Ambiente, 500 milioni alla Regione Abruzzo, un milione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e 3,155 milioni al commissario delegato del Bacino Aterno-Pescara. L'accusa della Gerardis: "Abruzzo terra di nessuno per la salute"

L'AQUILA. Poco più di 1,8 miliardi di euro: è questa la richiesta di risarcimento record per danni ambientali e di immagine formulata nei confronti degli imputati dall'avvocatura dello Stato nel processo per la mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara) della Montedison che oggi ha celebrato la terza udienza in Corte d'Assise d'Appello all'Aquila. Di questa somma ingente, già chiesta in primo grado, 1,376 miliardi sono per conto del ministero dell'Ambiente, 500 milioni della Regione Abruzzo, 1 milione della presidenza del Consiglio dei ministri e 3,155 milioni del commissario delegato dal governo per il bacino Aterno-Pescara. La richiesta è stata formulata dall'avvocato dello Stato Generoso Di Leo. «A Bussi sono state create discariche abusive - ha spiegato Di Leo - c'è una sostanziale distinzione tra inquinamento e creazione di discariche che sono vive e continuano a fare danni fino a quando non chiudono. A Bussi c'è un disastro che prosegue nel presente». La prossima udienza è fissata per il 19 gennaio. La sentenza è prevista per il prossimo 31 gennaio.

Cominciato in ritardo per via delle parti giunte in ritardo per via del maltempo, il processo è iniziato con un duro atto d'accusa: "Abruzzo terra di nessuno sulla tutela ambientale ora anche con l'avallo della corte di assise mostrati nel giudizio di primo grado". È uno dei passaggi dell'intervento dell'avvocato dello Stato Cristina Gerardis, nel processo in Corte d'Assise d'Appello all'Aquila sulla mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino. Un duro atto d'accusa contro i giudici di primo grado di Chieti.

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L'udienza si è aperta con la discussione della Gerardis, attualmente direttore generale della Regione Abruzzo, che nel suo lungo intervento, oltre tre ore, ha molto spesso accusato i giudici di primo grado che hanno assolto gli imputati. "La Corte di Assise con la sentenza di primo grado ha mostrato una peculiare indifferenza per le tematiche ambientali e legate alla salute", ha detto Gerardis che ha puntato il dito anche contro Montedison, "la scelta era tra occultare e occuparsi dell'inquinamento, è stato deciso di far viaggiare da una società all'altra la proprietà del sito sempre sotto il cappello di Montedison prima ed Edison dopo". Nell'udienza di martedì scorso i due Pg Domenico Castellani e Romolo Como, al termine di due lunghe requisitorie, hanno chiesto per 18 dei 19 imputati le stesse condanne formulate dal pubblico ministero nel processo di primo grado che con l'accusa di disastro ambientale e avvelenamento dell'acqua, variano da un massimo di 12 anni e 8 mesi ad un minimo di 4 anni. A questa fase del procedimento all'Aquila si è arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo dalla Cassazione che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati alla Suprema Corte. In Corte d'Appello a Chieti il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall'accusa di aver avvelenato le falde acquifere mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto.