il parroco di san cetteo 

E don Francesco lancia un appello: costruire una fattoria per i poveri 

PESCARA. «Non basta rifocillarli, ai poveri bisogna dare lavoro affinché riacquistino la loro dignità». Don Francesco Santuccione, 66 anni, da cinque anni abate della cattedrale di San Cetteo, ha un...

PESCARA. «Non basta rifocillarli, ai poveri bisogna dare lavoro affinché riacquistino la loro dignità».
Don Francesco Santuccione, 66 anni, da cinque anni abate della cattedrale di San Cetteo, ha un sogno: «Costruire una fattoria per ridare valore alle persone attraverso un mestiere da imparare. E dai frutti della terra, riemergere dalla condizione di indigenza per tornare a riappropriarsi della loro vita professionale e personale». Il sacerdote interviene sui temi caldi della povertà, dopo i vari appelli a non sottovalutare l'emergenza lanciati da monsignor Tommaso Valentinetti e da don Marco Pagniello, direttore della Caritas, e confida nella sensibilità delle aziende solidali e degli organismi istituzionali.
«Fatevi avanti», esorta don Santuccione, «insieme possiamo costruire un progetto di reale assistenza, non basato sull'aiuto momentaneo che serve a coprire le esigenze di ciascuno solo fino al giorno dopo». I siti per realizzare la struttura si trovano in Val Pescara: «A Rosciano», spiega il parroco, originario di Cepagatti, località dove è stato ordinato sacerdote nel 1975 dall'indimenticato vescovo Antonio Iannucci, sepolto nell'edificio di culto di viale D'Annunzio, «ci sono alcuni terreni appartenenti alle parrocchie della diocesi. Potrebbero essere utilizzati per creare una fattoria, veicolo solidale per ridare dignità a persone che hanno perso lavoro, ai carcerati che devono reinserirsi in società, ai poveri in generale. Perché senza un mestiere l'uomo si imbarbarisce: è necessario, invece, essere sempre operosi e investire su se stessi».
Di persone bisognose, don Francesco, a capo di una parrocchia di oltre 5000 fedeli, ne vede sfilare a centinaia ogni giorno. Una processione di indigenti, soprattutto uomini, giovani senza lavoro e persone di mezza età che hanno perso l'impiego e che sono lontani dalla pensione, che ogni mattina varcano la soglia della cattedrale di Porta Nuova per chiedere aiuto e lavoro.
«Noi diamo loro tutto ciò che possiamo», racconta l'ex parroco della chiesa di San Luigi Gonzaga dove ha operato per 22 anni e 100 giorni, «dalla prima colazione, a base di cornetti, biscotti e caffè, preparata dai parrocchiani e dai volontari delle associazioni a una elargizione in denaro, ogni settimana, derivante dalle offerte ricevute dalla chiesa e dagli introiti turistici».
La cattedrale di San Cetteo, patrono della città, infatti, è meta di pellegrinaggi per visitare la tomba di Luisa De Benedictis, madre di Gabriele D'Annunzio, e ammirare il San Francesco, dipinto del Guercino e i resti di Santa Gerusalemme.
Un esercito di bisognosi, fino a cento persone in un solo giorno, che chiede assistenza anche per pagare le bollette e ottenere una busta di viveri di prima necessità, doni della Caritas, del Banco Alimentare e della Comunità di Sant'Egidio. (c.co.)
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