E’ morto Tiboni, addio al Dottore della cultura 

E’ scomparso all’età di 94 anni l’intellettuale che fondò i Premi Flaiano e fu il primo direttore della sede Rai in Abruzzo. Oggi alle 15,30 i funerali a Pescara

PESCARA. Sembra che alcune persone non debbano mai morire. Sembra immortale soprattutto chi consacra le opere e i giorni all’impegno culturale. Che pianta semi di conoscenza, fonda teatri e musei, crea istituzioni e centri studi, inventa premi, festival, riviste, educa il pubblico al bello. Come ha fatto il Dottore. Così era chiamato Edoardo Tiboni, personaggio che ha fatto la cultura a Pescara e per Pescara, in Abruzzo e per l’Abruzzo. Sicché sembra strano, quasi offensivo, che abbia lasciato la vita terrena. Tiboni sembrava eterno. Molto a Pescara e in Abruzzo parla di lui. Esiste, grazie a lui. Ma, come ogni mortale, Edoardo Tiboni se n’è andato. Aveva 94 anni. La morte nella notte tra martedì e mercoledì nella clinica Pierangeli a Pescara dove è stata allestita la canera ardente. I funerali oggi alle 15.30 nella cattedrale di San Cetteo. Giornalista colto prima che formidabile promotore culturale, Edoardo Tiboni è stato per 35 anni il responsabile della sede Rai abruzzese, fin dall’apertura nel 1953 della redazione pescarese, e fondatore nel 1973 dei Premi internazionali Flaiano, la prima di una serie di geniali intuizioni del Dottore.

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Che Ennio Flaiano l’aveva conosciuto davvero, e aveva articolato i Premi Flaiano tra cinema, letteratura, teatro, radio e televisione proprio per celebrare i molti talenti dell’amico, espressi, al pari di un artista del Rinascimento, in più forme. Uomo rinascimentale era anche Tiboni. Un po’ Vasari, un po’ mecenate. Con le sue creature, riflesso dei suoi interessi culturali, dai Premi Flaiano al Mediamuseum, di cui aveva già lasciato la presidenza alla figlia Carla, dall'Istituto multimediale Scrittura e Immagine e l'annesso festival al Centro studi dannunziani, dall’Istituto di studi crociani alla rivista Oggi e domani, fino alla Fondazione Tiboni, il Dottore ha conservato, valorizzato e tramandato la memoria dei giganti abruzzesi, ha dato visibilità ai nuovi protagonisti della cultura, non solo regionale, ha svolto un’impagabile funzione pedagogica di educazione alla fruizione culturale. Ed è stato anche un portafortuna, se si pensa che tre premiati per la sezione Narrativa del Flaiano, Seamus Heaney, José Saramago e Imre Kertesz, hanno poi vinto il Nobel per la letteratura.
Edoardo Tiboni era nato a Vasto il 31 maggio 1923. L’infanzia non fu facile, come aveva raccontato a Enzo Fimiani nel libro “Fatiche e sogni, gente d’Abruzzo” (Fondazione Edoardo Tiboni, Pescara 2016; prima edizione Textus, L’Aquila 2013). Il padre era morto quando Edoardo aveva cinque anni. Il piccolo fu mandato a Spoleto in un collegio per orfani di impiegati statali. Dopo il servizio nell’esercito negli anni di guerra e la laurea a Roma nel 1946, Tiboni iniziò l’attività pubblicistica. A Pescara diresse vari periodici, tra cui l’Annuario Abruzzese (1948-49) con Raffaele Laporta. Dal 1951 al 1953 fu responsabile del primo quotidiano regionale, Il Mattino d’Abruzzo. Nel 1953 inizia la grande avventura in Rai. Tiboni valorizza subito il radiodramma come nuovo genere popolare e potenzia i programmi culturali, attraendo le più belle teste della regione e dando slancio al dibattito culturale. Alle trasmissioni collaborano protagonisti della letteratura (Flaiano, Ignazio Silone, Mario Pomilio, Laudomia Bonanni), dell’arte (i fratelli pittori Michele e Tommaso Cascella), della musica (Guido Albanese, Domenico Ceccarossi, Antonio Di Jorio) e altre menti espresse dall’Abruzzo. I programmi della Rai targata Tiboni, consegnati anche in testi preziosi per gli studiosi, costituiscono un giacimento che testimonia il patrimonio culturale (e non solo) della terra abruzzese. Tra i progetti vagheggiati dal Dottore il recupero della Coppa Acerbo di automobilismo. Tra i tanti realizzati, le celebrazioni nel 1963 per il centenario della nascita di Gabriele d’Annunzio e la realizzazione del teatro-monumento intitolato al Vate, scenario da allora dei grandi eventi e cartelloni estivi che illuminano Pescara.
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