Ragnatele sugli impianti del potabilizzatore

CHIETI

Ecco l’impianto da 27 milioni mai aperto / VIDEO

Doveva potabilizzare l’acqua del Pescara per 400mila abruzzesi: l’M5s sfida D’Alfonso, ma tocca a Toninelli intervenire

CHIETI. Sì, toccherà al neo ministro, Danilo Toninelli, risolvere lo scandalo della più costosa incompiuta d’Abruzzo che il suo predecessore, Graziano Del Rio, non ha fatto in tempo ad affrontare. Parliamo del potabilizzare di San Martino di Chieti da cui dovrebbe partire un’imponente rete idrica chiamata “duale” per servire industrie e aeroporto, nell’area metropolitana, alleggerendo la rete d’acqua potabile che entra nelle case di 400mila utenti.

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Il potabilizzatore riemerge dalla giungla
Questa mattina l'intervento per ripulire l'impianto abbandonato da decenni (video Lorenzo Colantonio)

OPERA D’ORO. È costata 27 milioni di euro ma, dopo 18 anni, non è ancora entrata in funzione. Così dal Movimento 5 Stelle parte l’attacco alla Regione per i ritardi nella soluzione.
Ma dalla Regione arriva la risposta che chiama in causa il nuovo governo M5S-Lega.
Il potabilizzatore è stato pensato nel 1970, realizzato nel 2000 e finito, quasi subito, sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti.

L'opera incompiuta in stato di abbandono
TUBI E RAGNI. Scoprire che cosa nasconde quell’immobile in rovina è facile, nonostante la rete che lo circonda, l’erbaccia, i topi e le vipere. Ma sul retro c’è una porticina spalancata che immette nelle struttura piena di tubi e rubinetti ricoperti da ragnatele. Ecco le foto.

RABBIA E MULINI. I 5 Stelle sono scesi sul piede di guerra sollecitati dai residenti, in particolare da Lucio Iannetti, che da anni combatte una battaglia contro i mulini vento. E chiede all’Aca (Azienda consortile acquedottistica), proprietaria del potabilizzatore, di togliere le erbacce. E al Comune di Chieti di fare lo stesso. Ma nessun si muove.

L'impianto fino a ieri circondato dalle erbacce

L’ERRORE. Il problema vero è però l’abbandono di un’opera costruita e collaudata, con fondi del Ministero dei Lavori pubblici e dell’Unione Europea, senza che nessuno si preoccupasse di analizzare l’acqua del fiume Pescara che il potabilizzatore, attraverso filtri che ora vanno tutti sostituiti, doveva purificare prima che l’acqua venisse rimessa in circolo e inviata nelle case.
L’errore madornale quindi fu quello di fare i conti senza l’oste, cioè un fiume talmente inquinato che nessun impianto può potabilizzare. Nessuno però ha mai pagato per questo errore.
CAMPI E VERDURA. Il progetto venne poi rimodulato. Si pensò di utilizzare l’impianto per rendere potabile l’acqua per le industrie e l’irrigazione dei campi grazie a una vasta rete di tubi che si diramano nell’area metropolitana Chieti-Pescara. Arriviamo così ai giorni nostri e al consigliere regionale del M5s, Sara Marcozzi che, con i consiglieri comunali di Chieti, Ottavio Argenio e Manuela D’Arcangelo, ha riacceso i riflettori sull’incompiuta d’Abruzzo.
CONTRO D’ALFONSO. «Il potabilizzatore è il simbolo delle tante grandi opere inutili della nostra regione e dell’immane sperpero di denaro pubblico in terra d’Abruzzo. Ma la Regione non sembra aver perso il vizio della realizzazione di opere tanto costose quanto inutili. Penso al progetto per la realizzazione delle vasche di laminazione sul fiume Pescara di cui, a più riprese, ci siamo occupati», attacca Sara Marcozzi, «Gli abitanti della zona adiacente al potabilizzatore vivono un grave disagio igienico-sanitario dovuto alla mancata manutenzione dell’opera che ha ridotto la zona circostante a una palude in cui regnano indisturbati ratti, serpenti e zanzare. Il presidente D’Alfonso, prima di abbandonare definitivamente questa regione per la più comoda poltrona in Senato», conclude la 5 Stelle, «trovi una destinazione per questo impianto».

L'ingresso dell'impianto a San Martino (Chieti)
NEPPURE UN EURO. Dalla Regione arriva un’altra chiave di lettura: «Il 2 marzo del 2018 è stata firmata la concessione per il finanziamento di 3 milioni di euro tra il Ministero delle Infrastrutture, il Consorzio di Bonifica Centro e la Regione, per completare la rete duale. Il finanziamento avviene a rendicontazione», spiega un tecnico. «L’intervento si chiama “Completamento sistema duale della Val Pescara”. Gli atti degli avanzamenti dei lavori, e quindi delle spese, vanno inviati al ministero competente, il Mit, che li riconosce ed eroga i contributi. Ma finora non è stato erogato neppure un euro». Toccherà a Toninelli, neo ministro, darsi da fare per salvare l’incompiuta d’Abruzzo.