Edilzia, Aloumon: «Scomparse 400 imprese negli ultimi nove anni»

Il neo segretario Fillea Cgil traccia un bilancio del settore «Molti lavoratori hanno perso il posto, ma ora si riparte con i nuovi investimenti»

PESCARA. Quattrocento imprese edili del Pescarese sono scomparse negli ultimi anni a causa della crisi. Il settore edilizio sprofonda e per risollevarlo bisogna ripartire dall'innovazione e dalla formazione degli operai all'utilizzo di tecnologie biocompatibili e antisismiche, recuperando vecchi manufatti sui siti dove sono poggiati. E non, andando a caccia di nuovi suoli, che peraltro non esistono più, su cui cementificare. È la ricetta di Dovi Aloumon, 45 anni, pescarese originario di Lomè in Togo nell’Africa occidentale, di recente eletto segretario generale della Fillea Cgil della provincia di Pescara.

Il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, legno e affini conta oltre 2.000 iscritti. Aloumon, sposato con Alina e padre di due figli di 6 e 3 anni, Kevin e Carmen, laureato in Economia e commercio nel suo Paese, è arrivato in Italia una ventina di anni fa, precisamente a Siena, per fare un dottorato di ricerca in economia aziendale e management. Ha poi a trovato un impiego in Abruzzo, nella fabbrica di manichini Lerri vetrine di Città Sant'Angelo dove è rimasto dal 2001 al 2005. Successivamente si è dimesso per studiare Amministrazione finanziaria e controllo di gestione nel corso di un tirocinio al pastificio Del Verde, di Fara San Martino, fino al 2006. Alla Fillea ha preso il posto di Massimo Di Giovanni, già segretario dei tessili e dei meccanici. Vanta una lunga militanza in seno alla realtà sindacale che ha conosciuto circa una decina di anni fa, grazie all'incontro con Patrick Goubadie, responsabile del Coordinamento immigrati Cgil. La nomina è avvenuta nella sede della Camera del lavoro della Cgil alla presenza del segretario generale nazionale Alessandro Genovesi.

Aloumon, perché è stato scelto uno straniero come nuovo segretario della Fillea Cgil?

«Per la mia esperienza, per capacità e senso di appartenenza al sindacato col quale collaboro da tanti anni, grazie a Patrick Goubadie che mi ha voluto dare questa opportunità e per dare un segnale di apertura all'integrazione dei lavoratori stranieri, marocchini, albanesi, tunisini, egiziani, romeni, senegalesi, nigeriani, che sono tantissimi tra Pescara e provincia , molti dei quali hanno perso il lavoro con la chiusura delle aziende edili».

Quante sono le imprese scomparse negli anni della crisi?

«Erano 900, ne sono rimaste 500. Tanti i dipendenti licenziati, molti dei quali costretti al lavoro nero per sopravvivere».

Alcuni esempi?

«Il cementificio di via Raiale era una realtà storica che aveva un centinaio di dipendenti e ora la Regione dovrà decidere il destino di quella struttura, se demolirla o riqualificarla, speriamo nella soluzione migliore possibile. E poi c'è la Italcementi di Scafa per la quale sollecitiamo il presidente della Regione Luciano D' Alfonso e i parlamentari abruzzesi ad intervenire affinchè dal ministero del Lavoro possa arrivare una proroga alla cassa integrazione, in scadenza il prossimo 31 gennaio, per 39 lavoratori».

Come si risolleva il settore edilizio?

«La vera sfida sarà il rinnovamento. Dopo il boom edilizio degli anni 2006,2007 e 2008, il crollo. In provincia di Pescara, il settore sta attraversando una crisi non da poco, nel 2007 gli iscritti al sindacato erano 5.500 , oggi sono 2.400. Il calo è dovuto alla crisi, ai licenziamenti, alle aziende spazzate via».

Come?

«Il nostro slogan è “Zero consumo suolo”. Pescara nel tempo ha avuto un consumo di suolo per edificare molto elevato e oggi abbiamo tanti immobili invenduti. Bisogna ristrutturare i manufatti, demolire gli edifici fatiscenti e ricostruirli nello stesso posto, nella stessa ubicazione, perché non c'è più suolo da consumare. Dobbiamo guardare al futuro, ripensandolo. Dobbiamo pensare alla ricostruzione delle città ripartendo dalle periferie che non devono essere più lasciate nel degrado».

Quindi l'appello è alle imprese?

«Devono pensare a svecchiarsi e rinnovarsi con utilizzo di materiali biocompatibili all'avanguardia e alla formazione degli operai nel campo della green economy e della bioedilizia, a costruire antisismico, a usare pannelli solari e naturalmente niente sabbia nel cemento che tanti disastri hanno provocato. In Abruzzo il Masterplan deve portare ossigeno al settore edilizio, dal raddoppio della linea ferroviaria Pescara - Chieti (previsti 10 milioni di euro) alla deviazione del porto canale (15 milioni) alla riqualificazione dell'area di risulta (12 milioni). A tal proposito, non siamo d'accordo sulla costruzione delle abitazioni residenziali prevista nell'area di risulta: chi mai potrebbe permettersi di acquistarle?».

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