Elezioni e sondaggi: ecco i nomi dei favoriti in Abruzzo

I parlamentari abruzzesi da eleggere sono 14 alla Camera e sette al Senato. La sfida diretta è tra centrodestra e 5 Stelle, con il Pd che cerca di risalire

PESCARA. L’esercito dei candidati per il voto del 4 marzo sfiora in Abruzzo quota trecento. Ma sono 21 i seggi disponibili e 26, secondo i sondaggisti, i favoriti. Nella nostra regione risulta avanti la coalizione di centrodestra e i contendenti diretti sono i 5 Stelle. È così anche a livello nazionale. In Abruzzo però le percentuali accreditate sono 34,7% per il centrodestra, quindi al di sotto del dato medio nazionale, mentre il M5S salirebbe al 33,4%. Il centrosinistra invece è indicato, sempre secondo un valore medio tra i vari sondaggi, tra il 23 e il 24%. Naturalmente da oggi al 4 marzo ogni cambiamento è possibile, tenendo presente che le statistiche degli ultimi anni non hanno quasi mai fatto centro. Salvo pochissime eccezioni.
QUANTI SONO. In Abruzzo ci sono 14 deputati e sette senatori da eleggere. Quali e quanti sono i seggi attribuiti a partiti o coalizione? E quindi chi sono i politici favoriti? Per rispondere alla prima domanda le simulazioni di voto, sempre da prendere con il beneficio dell’errore statistico, danno per ora due senatori a Forza Italia, uno alla Lega di Salvini e uno alla quarta gamba, cioè a Noi con L’Italia.
I sondaggisti, in particolare il professor Salvatore Vassallo, docente ordinario nell’Università di Bologna, dove insegna Scienza politica e Analisi dell’opinione pubblica, danno da uno a due senatori al Movimento 5 Stelle, e uno al Pd. Ma il settimo nome potrebbe anche uscire da Liberi e Uguali. Passiamo alla Camera: Forza Italia avrebbe tre candidati blindati che possono salire a quattro, e la Lega ne ha due.
I 5 Stelle: quattro certi che possono aumentare a sei. Per il Pd, secondo i sondaggisti, gli eletti sarebbero due mentre un seggio andrebbe a Liberi e Uguali. Sulla base delle percentuali accreditate ai partiti e ai candidati dei singoli collegi, i sondaggisti hanno quindi ipotizzato una mappa di eletti che riportiamo in questa pagina, sempre precisando che il quadro è passibile di mutamenti soprattutto se lo scarto tra competitor è minimo, cioè se la differenza si attesta nell’ordine di uno o al massimo due punti.
QUI CAMERA. Fatta la doverosa premessa, gli eletti alla Camera in Abruzzo sarebbero: l’imprenditore pescarese Antonio Martino, candidato forzista all’Aquila; la 26enne leghista Lucrezia Rasicci, uno dei due tra Emilia De Matteo, assessore di Forza Italia a Chieti e Daniele Del Grosso, deputato 5 Stelle uscente dato in vantaggio; quindi l’esponente dell’Udc Enrico Di Giuseppantonio, sindaco di Fossacesia e la pentastellata vastese Carmela Grippa, che si contendono il seggio uninominale collegio Lanciano-Vasto; seguono i nomi dell’ex ministro Gianfranco Rotondi, della senatrice uscente Paola Pelino, del leghista Giuseppe Bellachioma e dei pentastellati Andrea Colletti, Gianluca Vacca, Valentina Corneli, e uno dei due tra la bucchianichese Daniela Torto e il teramano Fabio Berardini, con la prima per ora favorita. L’elenco prosegue con i candidati del Pd Camillo D’Alessandro e Stefania Pezzopane e infine uno dei due tra Danilo Leva e Celeste Costantini, di Liberi e Uguali.
QUI SENATO. La corsa a Palazzo Madama vede favoriti la sindaca di Pratola Peligna Antonella Di Nino, l’ex ministro Gaetano Quagliariello, il presidente regionale di Forza Italia Nazario Pagano, il prof anti-euro della Lega Alberto Bagnai, il governatore Luciano D’Alfonso, il 5 Stelle vastese Gianluca Castaldi e uno dei due tra Fabio Ranieri di Liberi e Uguali e Gabriella Di Girolamo, che il Movimento 5 Stelle dà come certa tra gli eletti.
PARLA L’ESPERTO. «Naturalmente non è detto che il 4 marzo gli italiani voteranno così», ha spiegato il professor Vassallo. Cambiamenti di pochi punti percentuali, oltre al fattore errore-statistico, possono determinare variazioni nella ripartizione dei seggi soprattutto per ciò che riguarda il proporzionale.
«Le simulazioni pubblicate non derivano da un singolo sondaggio ma sono il prodotto di un’elaborazione svolta sulla base di una molteplicità di fonti, tra cui i dati di due rilevazioni campione messe a disposizione da Swg», ha aggiunto il docente bolognese che ha diffuso i suoi dati a livello nazionale, dati ritenuti in gran parte attendibili dagli schieramenti politici.
LA SUDDIVISIONE. Nei collegi uninominali si assegna il 37% dei seggi. Per tutti gli altri su base proporzionale vale la percentuale di voti presa da ciascun partito e l’ordine di presentazione dei candidati nelle liste. La previsione dei seggi sicuri nella quota proporzionale è in alcuni casi più semplice e certa, in altri assolutamente aleatoria. Ad esempio, i capilista del M5S, salvo risultati clamorosi, sono quasi tutti blindati. In molte circoscrizioni, sempre per i 5 Stelle, lo sono anche i secondi. Ma c’è un’incognita rappresentata dall’assegnazione dei seggi sulla base dei cosiddetti resti. In questo caso ci ritroveremo di fronte a una sorta di Sudoku i cui calcoli spesso sfuggono anche ai professionisti della politica. Ma è assodato che il Pd è troppo distante dal centrodestra e dai 5 Stelle. Così come il Movimento passato nelle mani di Luigi Di Maio è dietro alla coalizione guidata da Fi e Lega. Il quesito che incombe sulla campagna elettorale è se quest’ultima riuscirà a ottenere a livello nazionale la maggioranza assoluta dei seggi. In questo caso potrà di conseguenza governare. Se invece la maggioranza non c’è, il Pd, anche con un cattivo risultato in termini percentuali, potrebbe mantenere un ruolo importante in un qualsiasi tentativo di tenere in vita la legislatura con un governo “di larghe intese”, stile quello nato in Germania. C’è dunque un paradosso elettorale: il Pd, per tornare al governo, deve anche fare il tifo per i 5 Stelle.