Emigrante per amore delle lettere

Da 50 anni negli Usa il docente di Tocco racconta nelle sue opere i valori dell'Abruzzo

 PESCARA. Quando parla di sé racconta di essere «animato dal desiderio di sapere» e, con orgoglio, aggiunge di essersi dedicato allo studio «non come fine, ma come disseminazione ai posteri» e quindi «come contributo, seppure piccolo, all'incremento delle cognizioni umane». Un aspetto che per lui è stato il momento folgorante del processo creativo.  Sandro Sticca, Santino per gli amici, da oltre mezzo secolo torna dagli Stati Uniti almeno due, tre volte l'anno a Tocco da Casauria, dove è nato e vissuto fino ai primi anni '50, quando era appena ventenne. Lo ha fatto quando era ancora in vita la mamma, Gentilina, e continua a farlo oggi perché non ha mai dimenticato il paese che gli ha dato i natali e dove dimorano le radici della sua formazione culturale e della sua professione di docente universitario, della sua attività di ricercatore e scrittore. Nella sua personalità ha fuso l'indole dell'emigrato, che nella valigia di cartone ha portato oltre oceano la voglia di vedere realizzate le proprie aspirazioni e riconosciute le proprie competenze. LA FORMAZIONE. Sandro Sticca è uno di quei tanti cervelli eccellenti che si è affermato altrove, perché nella sua terra, negli anni duri del dopoguerra, non c'erano le condizioni né le possibilità per farsi strada. In America ha trovato la sua seconda patria. Dopo gli studi classici al liceo di Sulmona, ha conseguito la laurea alla Syracuse University, ha perfezionato gli studi alla Sorbonne di Parigi e ottenuto il dottorato di ricerca (il Ph.D. anglosassone) alla Columbia university. Il titolo gli ha aperto le porte per l'insegnamento della Letteratura comparata e della Storia del teatro medievale, materie che hanno caratterizzato tutta la sua produzione critica e di ricerca. Per Sticca «la letteratura soltanto ha il valore sacro e rivelatore, è scavo profondo e viscerale dell'io interiore, esplorazione dell'eternità e dell'infinito». LE PUBBLICAZIONI. I testi che lo hanno reso uno scrittore affermato restano capisaldi di cultura storica e critica, come "Il planctus Mariae nella tradizione drammatica del Medio evo", il "Dramma sacro e realismo comico nel teatro medievale tedesco e francese da Hrotswitha di Gandesheim al Mystère d'Adam" o "La poetica del tempo sacramentale". Alle decine di pubblicazioni critiche e letterarie Santino, come affettuosamente lo chiamano ancora a Tocco, ha alternato ricerche e pubblicazioni legate al territorio d'origine. Spiccano, fra gli altri, il libro del 1980 "Sulmona e il teatro medievale abruzzese" e testi di critica di poeti e scrittori nati a Tocco da Casauria, come Domenico Stromei e Gennaro Manna. La sua biblioteca contiene almeno una quarantina di suoi testi, di cui una decina sui personaggi, la storia, le emergenze culturali dell'Abruzzo e di Tocco. Non c'è solo la pubblicazione dei volumi, ma anche la collaborazione con riviste e periodici con edizioni in doppia lingua, italiano e inglese, articoli di costume incentrati sul difficile rapporto dell'emigrato con il paese ospitante. IL LEGAME CON TOCCO. Per Sticca, interessarsi della terra natale è una necessità che va oltre qualsiasi scena letteraria e drammatica. Per vivere da scrittore e letterato in terra straniera gli occorreva un'identità che lui si è costruita esaltando i valori delle proprie origini. Ripete spesso ciò che diceva Cesare Pavese a proposito dell'influsso esistenziale del proprio paese: «Un paese ci vuole, un paese vuol dire non esser soli» e, con Cicerone, che «nessun luogo dovrebbe esserti più caro del paese natio». A Tocco, dove è nato nel 1931, è considerato come "Uomo illustre vivente del paese", tanto che l'incisore Luigi Stromei lo ha immortalato tra le icone storiche della municipalità toccolana: il poeta ciabattino Domenico Stromei e il grande Francesco Poalo Michetti passati. Un omaggio che certo gli fa piacere e che fa parte del suo lungo curriculum di successi e di apprezzamenti ricevuti da ambienti internazionali. L'università americana, la State university at Binghamton di New York, ha scelto di tenerlo ancora in cattedra, consentendogli di prolungare la carriera sebbene sia avanti con gli anni rispetto all'età della pensione (anche quella nuova stabilita in Italia dalla manovra Monti). Il professore confida che «è una scelta delle università americane riservare posti speciali per quei docenti che sono cresciuti sulla scia della tradizione classica e sono in grado di insegnare fino a tardissima età». Proprio la sua università, recentemente, lo ha insignito di un alto riconoscimento per i trent'anni di lavoro dedicati al servizio del Centro internazionale di studi medievali e rinascimentali e per aver fondato e diretto la rivista Medievalia. È stato il preside Peter Mc Grath a consegnare al docente toccolano una pergamena e una targa di merito, mentre la Utica college di New York gli ha conferito il dottorato honoris causa in Lettere umanistiche. I VALORI DELLA SUA TERRA. Santino è orgoglioso dei suoi titoli perché dice di averli conquistati con il sudore delle fronte e raggiunti grazie alla perseveranza, un valore della sua terra. Da qualche tempo ci tiene a firmarsi anche come Cavaliere della Repubblica Italiana, riconoscimento conferitogli dal presidente Giorgio Napolitano nel 2007 «per i suoi meriti di docente universitario, studioso e critico di reputazione internazionale e per la sua opera di disseminazione della cultura italiana all'estero».  Racconta con piacere il suo incontro con John Kennedy, in occasione della consegna del diploma di dottorato alla Columbia university agli inizi degli anni '60. «Il presidente - all'epoca senatore del Massachusetts - ci invitò a mantenere saldi i nostri sani principi morali, frutto della formazione della nostra terra», dice il professore, rammentando «quei sani principi che hanno consentito a moltissimi italiani di fare breccia negli States e di inserirsi con successo in tutti i settori della vita produttiva ed economica. Non è un vezzo, ma in America non c'è città dove non siano presenti circoli e associazioni di italiani e non c'è biblioteca in ogni città ed in ogni stato che non contenga centinaia di volumi in lingua italiana, perché questi luoghi sono le sedi che meglio conservano e trasmettono la cultura italiana ai figli degli immigrati che non conoscono l'Italia, ma ne apprendono le basi educative e culturali, valori che li aiutano a farsi strada». Per niente retoriche, dunque, le tre figure che Santino riunisce in sé: quella dell'emigrante, del docente universitario e dello scrittore.

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