il caso

Ennesima aggressione al Pronto soccorso di Pescara

Giovane dà in escandescenze e ferisce tre infermiere. Il primario scrive alla direzione Asl: serve la presenza fissa della polizia

PESCARA. Tre infermiere del pronto soccorso aggredite da un paziente alle 14,30 di domenica, quando mezza città era in spiaggia. È successo all’ospedale dove domenica sono dovuti intervenire i carabinieri per bloccare il giovane 25enne che con una gamba ferita accidentalmente era andato al pronto soccorso per farsi medicare, ma appena entrato se l’è presa con il personale.

«Non è stato per la lunga attesa», sottolinea il primario del pronto soccorso Alberto Albani che sulla vicenda ieri ha scritto una relazione alla direzione della Asl, «si tratta di una persona che appena entrata per farsi medicare è andata subito in escandescenze, aggredendo e insultando il personale. Dopo l’intervento dei carabinieri, che lo hanno segnalato, il paziente è stato medicato e dimesso. Ma il problema«, rimarca il primario, «resta, perché questa aggressione non è la prima ai danni del personale infermieristico, medico e ausiliario del pronto soccorso, perché in tanti e di tutti i tipi si rivolgono al pronto soccorso, spesso in maniera completamente non corretta. A fronte di questo abbiamo un pronto soccorso che è come un porto di mare, totalmente incustodito di notte e nei giorni festivi, quando il posto fisso di polizia è chiuso. È il solito problema. Mi rendo conto che il questore non ha uomini a sufficienza e comunque deve dirottarli su tutto il territorio, ma resta il fatto che il pronto soccorso è sguarnito pur dovendosi rapportare con l’utenza più svariate. È un posto di frontiera, dove capita di tutto, soprattutto nelle ore notturne e dove ci vorrebbe una presenza della polizia h24. Dopotutto», sottolinea ancora Albani, «parliamo del pronto soccorso più grande d’Abruzzo, è improponibile continuare a essere sguarniti così come siamo adesso. L’aggressione di domenica non è stata la prima ed è avvenuta senza motivo: la persona è entrata dando in escandescenze e aggredendo il personale che, nonostante lo choc e le ferite riportate non hanno abbandonato il servizio. Solo una è tornata a casa, anche se tutte e tre le infermiere hanno riportato una prognosi di tre giorni».

Un episodio che non è il primo e che non sarà l’ultimo, come raccontano le cronache degli ultimi mesi in cui in più di un’occasione proprio dal pronto soccorso sono partite le segnalazioni di accoltellamenti o pestaggi a cui poi sono seguite le indagini da parte di polizia e carabinieri.

«La notte», dice Albani, «tra accoltellamenti e aggressioni sembra tutto tranne che un ospedale, ma il personale non può essere lasciato alla mercé di chiunque arrivi».

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