Erosione, chiesta la calamità naturale 

L’ultima delibera della Regione (prima della sconfitta) per aiutare otto Comuni da Martinsicuro a Casalbordino

PESCARA. «Dalle prime valutazioni, ancora in fase di aggiornamento, risulta uno scenario di dimensioni rilevanti con criticità in atto non fronteggiabili direttamente dalle amministrazioni locali coinvolte». Così scrive la giunta regionale di centrosinistra nella sua ultima delibera prima del passaggio del testimone al centrodestra. Il tema, molto attuale, è quello dell'erosione della costa abruzzese per le violenti mareggiate dei primi tre giorni di febbraio. Ma appena una settimana dopo, il 9 febbraio scorso, il giorno prima del voto per le regionali, il presidente vicario uscente, Giovanni Lolli e gli assessori in scadenza, Lorenzo Berardinetti, Silvio Paolucci e Marinella Sclocco, hanno messo nero su bianco la richiesta, inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della Protezione Civile, per il riconoscimento dello stato d’emergenza, cioè di calamità naturale dopo quelle violenti mareggiate che, nella delibera, vengono descritti con onde alte 2 metri.
Sono otto i tratti della costa presi in considerazione dalla giunta uscente. Nel dettaglio, in delibera, sono indicati i comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Roseto degli Abruzzi, Pineto, Silvi, Montesilvano, Francavilla al Mare e Casalbordino, dove la furia del mare «ha causato gravi situazioni di criticità alle strutture turistiche balneari, alle infrastrutture pubbliche e private con consistenti ed estesi fenomeni erosivi in ampi tratti di costa sabbiosa». A tal proposito, attraverso il servizio Acque Marine, la stessa Regione ha già eseguito un ampio sopralluogo per rilevare gli scenari di danno provocati dalle mareggiate e definire i primi interventi da attuare che si sono già concretizzati in una delibera datata 7 febbraio, che ha fatto da apripista al secondo atto di richiesta dello stato d'emergenza. Quel giorno, con le elezioni regionali alle porte, la Regione mise la quarta e rese disponibili nell'immediato risorse finanziarie per un totale di 2.224.000 euro. Una somma che comunque servirà solo per tamponare i danni al sistema turistico balneare che, se non si dovesse intervenire in maniera sostanziale, avranno ovvie ripercussioni sull'intera economia abruzzese.
Le due delibere, nella realtà, non sono servite per cambiare l’esito delle elezioni. Il testimone passa al centrodestra. Ma la richiesta di stato di calamità naturale non significa che la Presidenza del Consiglio dei Ministri firmi i decreti. Se il fatto non ha un’evidenza catastrofica l'iter diventa molto più lungo e, per quanto riguarda l'Abruzzo, raramente casi analoghi hanno dato un esito favorevole. I prossimi passaggi prevedono che da Roma venga chiesto all’Abruzzo, attraverso la Protezione Civile nazionale, di quantificare i danni. A livello locale i comuni direttamente interessati saranno così chiamati a svolgere perizie da inviare ai dipartimenti regionali Governo del territorio e politiche ambientali, e infrastrutture, trasporti, mobilità, reti e logistica. Dopodiché non rimane che attendere il verdetto di Giuseppe Conte.