Esami venduti all’università: 3 anni e 11 mesi al prof Panzone 

L’inchiesta su Scienze manageriali: la Corte d’appello riduce la condanna di primo grado  e assolve il docente da un episodio di corruzione. In tribunale a Pescara in tre ancora sotto processo

PESCARA. Regge anche in appello la sentenza di condanna inflitta in primo grado al professor Luigi Panzone, associato di Tecnica Bancaria alla facoltà di Scienze manageriali dell'università D'Annunzio di Pescara-Chieti, al quale i giudici comminarono (il 21 dicembre 2016 con giudizio immediato), 4 anni e 2 mesi di reclusione per la vicenda degli esami facili, per i reati di corruzione e falso. Per aver favorito due studenti eccellenti nel superamento di alcuni esami, e cioè l'ex sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, e l'imprenditore, sempre pugliese, Michele D'Alba, ancora sotto processo. I giudici d'appello hanno però concesso uno sconto al professor Panzone, assolvendolo da un solo capo di imputazione che riguarda proprio l'imprenditore D'Alba.
E in ragione di questa parziale assoluzione, la Corte d'appello ha ridotto la pena per il professore a 3 anni e 11 mesi, mantenendo intatto però il teorema relativo al resto delle accuse. Una sentenza che la difesa di D'Alba (assistito dall'avvocato Ugo Di Silvestre) valuterà se depositare al Collegio che si sta occupando del processo con rito ordinario di quello stesso procedimento, dove sono imputati in tre: Riccardi, la compagna di Panzone, Joelle Touitou, e appunto D'Alba, a carico del quale viene contestato soltanto un episodio che è poi quello per il quale Panzone è stato assolto in appello. Una decisione, quella sentenziata dai giudici aquilani, che potrebbe essere sicuramente importante per l'imprenditore pugliese, qualora anche i giudici pescaresi ritenessero valide le motivazioni dell'appello. Ma la difesa di D'Alba intende per il momento dimostrare in aula, al di là di quella sentenza, l'estraneità di D'Alba dall'accusa. Quanto al ricorso in appello di Panzone, stilato dai suoi difensori Federico Squartecchia e Antonino Cerella, i giudici aquilani sono stati fermi e chiari: «Ritiene la Corte», hanno scritto in sentenza, «che, diversamente da quanto opinato dall'appellante, il complesso degli elementi indiziari raccolti all'esito dell'istruttoria, come doviziosamente esposti nella sentenza di primo grado, appaiono più che sufficienti a fondare il convincimento, al di là di ogni ragionevole dubbio, sulla colpevolezza del professor Panzone riguardo ai reati che gli sono stati contestati, eccezion fatta per quello rubricato al capo f)». E si parla appunto del capo relativo a due esami sostenuti dall'imprenditore D'Alba, in relazione al quale i giudici affermano in sostanza che la prova non è sufficiente a convalidare l'assunto accusatorio e in particolare il fatto che presso l'abitazione di Panzone, sia stata rivenuta documentazione afferente il cursus universitario di D'Alba. E neppure sufficiente viene ritenuta dai giudici aquilani la conversazione telefonica tra Panzone e il professore di statistica «dalla quale potrebbe dedursi l'effettuazione di una segnalazione in favore dello studente», anche perché D'Alba non superò quell'esame.
Quanto all'altro esame finito nel mirino della procura, anche in questo caso la prova non sarebbe sufficiente in quanto non basta «la sola constatazione del pagamento che il D'Alba effettuò alla Touitou», pari a 13mila euro, «e che è stato giustificato quale corrispettivo di una prestazione professionale resa da quest'ultima in favore dell'impresa del D'Alba. Certamente tale occorso induce un grave sospetto riguardo alla vicenda, ma non è tale da consentire una compiuta ricostruzione degli eventi per attribuire le specifiche responsabilità riguardo ai fatti determinati». E nel corso dell'udienza di ieri sono stati ascoltati alcuni testi della difesa fra cui il professore di inglese della D'Annunzio, Nicola Di Marco, già processato e assolto per le stesse vicende in udienza preliminare. Di Marco ha in sostanza detto che quello sostenuto da Riccardi non era un vero e proprio esame, ma soltanto una idoneità, precisando poi che, se anche uno studente lavoratore avesse sbagliato tutti i quiz, avrebbe potuto comunque sostenere il brevissimo colloquio orale (massimo di 4 minuti) per ottenere l'idoneità. Un altro teste, dipendente della società di D'Alba, ha invece affermato che la consulenza affidata alla compagna di Panzone dall'imprenditore, venne liquidata prima della conclusione della stessa. Prossima udienza il 20 maggio.