Esposti in Procura e Asl per l’abbattimento dei pini

Gli ambientalisti inaspriscono la protesta per fermare il taglio degli alberi Nuovo blitz di Digos e vigili in via Pepe, polemica sulla relazione di un esperto

PESCARA. Si inasprisce lo scontro tra Comune e ambientalisti per il taglio degli alberi considerati pericolosi. Ieri, nuove proteste per il taglio dei pini in via Pepe con l’intervento di vigili urbani e Digos. Augusto De Sanctis, esponente del Forum dei movimenti per l’acqua e del neo coordinamento «Salviamo gli alberi», ha poi presentato un esposto alla Asl, alla procura della Repubblica e alla prefettura per segnalare le condizioni in cui versava ieri il cantiere di fronte allo stadio allestito in fretta per procedere al taglio dei pini. Si tratta, in un certo senso, di un’anticipazione della denuncia che gli ambientalisti stanno preparando e che consegneranno alla procura nei prossimi giorni per contestare presunte irregolarità nello studio dell’agronomo del Comune Carlo Massimo Rabottini, in base al quale si è deciso di abbattere 121 alberi della città indicati come estremamente pericolosi.

Studio che, da ieri, viene messo ancora di più in discussione dagli ambientalisti dopo la lettura di una relazione firmata da un agronomo di fama nazionale Giovanni Morelli e stilata a seguito del suo sopralluogo, il 13 maggio scorso, in viale Regina Margherita per effettuare una perizia su tre pini da abbattere. Gli ambientalisti parlano addirittura di «Pini -leaks», ossia di relazione occultata dal Comune che, a loro dire, smentirebbe la pericolosità delle piante da abbattere. «Il Comune», ha scritto in una nota il coordinamento, «ha taciuto per mesi sulla reale condizione dei pini di viale Regina Margherita che erano stati condannati a morte ad aprile e salvati solo dopo le proteste dei cittadini. Non erano e non sono a rischio crollo immediato, ma vanno curati e monitorati come dovrebbe accadere normalmente».

L’intervento sui pini di viale Regina Margherita, cominciato nell’aprile scorso e subito bloccato dalla proteste, poi ripreso a maggio, è stato il primo passo dell’operazione molto più ampia, avviata la settimana scorsa dal Comune, per l’abbattimento di altre 121 piante sulla base dello studio condotto da Rabottini attraverso una valutazione solo visiva degli alberi. «Le proteste», ha ricordato il coordinamento, «bloccarono i lavori, ma diversi esemplari furono abbattuti senza alcuna analisi strumentale. A seguito delle contestazioni, pochi alberi furono risparmiati e su tre di essi il Comune ha fatto alla chetichella quelle analisi strumentali che abbiamo chiesto a gran voce e tutti e tre sono risultati stabili». Per questo l’ex consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, che ha organizzato per oggi pomeriggio alle 16,30, in piazza Sacro Cuore, un flash-mob di protesta contro il taglio degli alberi, è arrivato a chiedere le dimissioni dell’assessore al verde Laura Di Pietro.

Pronta la replica della Di Pietro. «Delle due l’una», ha affermato, «o l’agronomo Giovanni Morelli, che il 13 maggio abbiamo voluto a Pescara per un’ulteriore conferma del buon lavoro svolto circa la messa in sicurezza degli alberi di viale Regina Margherita, ha sempre ragione e quindi le uniche verifiche possibili per garantire la stabilità di un albero sono le prove di trazione, del valore di 850 euro l’una, oppure non è così e allora non comprendiamo il senso della nuova polemica».

«Il 13 maggio, lo ribadiamo per chi non c’era», ha aggiunto, «Morelli confermò la validità della relazione di Rabottini e fu proprio lui a indicarci la prova di trazione. L’esito fu questo: è possibile non abbattere il pino fino al prossimo anno, poi bisognerà procedere con una nuova prova di trazione dal costo di 3.924 euro più Iva. Proprio alla luce di questo che abbiamo deciso di non condannare il Comune ad investire oltre 100mila euro l’anno per accanirsi a salvare un albero definito alla fine del suo ciclo vitale, ma di investire risorse per potare e ripiantumare».

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