«Fuori i bambini dalle sale slot»

Il circolo chiuso dalla questura, appello di D’Egidio del Serd, Moige e Anna Durante per tutelare i minori

PESCARA. «I bambini assorbono come delle spugne i comportamenti dei grandi. Fargli frequentare certi posti significa esporli al rischio di perdere i propri freni inibitori». Il circolo privato di via Sacco, chiuso venerdì scorso per tre mesi dal questore di Pescara Paolo Passamonti per la presenza di pregiudicati insieme a minorenni e bambini anche di 7 anni accanto alle slot machine, è uno di quei «certi posti» secondo Pietro D’Egidio, direttore del Serd della Asl di Pescara. È qui che arrivano i malati di gioco compulsivo a disintossicarsi. «I bambini copiano i valori e le scelte degli adulti. È tipico anche nell’alcolismo: molti ragazzini arrivano al primo anno delle superiori che si sono ubriacati già una volta. In base a un nostro studio condotto su 1.400 studenti abbiamo capito che l’unica differenza tra chi si era ubriacato una volta e chi no era l’abitudine dei genitori a bere alcolici e superalcolici. Vale lo stesso per il gioco d’azzardo», dice D’Egidio, «per esempio, sarebbe utile mettere le macchinette lontano dalle scuole almeno per trasmettere l’idea di un pericolo. Ma io faccio un appello ai familiari: cercate di evitare ai bambini e ai ragazzi simili comportamenti altrimenti c’è la possibilità di fargli perdere i freni inibitori e correre il rischio di diventare giocatori compulsivi. E questo può accadere sia per la facilità di accesso al gioco che per le condizioni di vita di una persona».

«Ai minori va sempre impedito l’accesso alle sale slot», afferma Antonio Affinita, direttore generale del Moige, l’associazione dei genitori, «serve massima attenzione: invito gli adulti a non giocare davanti ai propri figli e vogliamo comunicare l’importanza di questo comportamento con una campagna che è partita sabato scorso da Napoli e farà tappa in tutta Italia. I concessionari e i gestori dei locali devono badare al rispetto delle regole: le sanzioni ci sono e devono essere applicate».

Per Anna Durante, guida del Ceis, il Centro di solidarietà in prima linea contro il disagio, pensare ai bambini in un circolo con i videopoker è «una sofferenza»: «La questura ha assolto al suo giusto compito», osserva, «ma il problema riguarda tutti noi che dovremmo sentirci parte di un compito educativo. Purtroppo, in certi ambienti viene meno il senso di responsabilità degli adulti e questo rappresenta la punta dell’iceberg di una negatività da cui siamo avvolti. Un malessere che rende impossibile proteggere l’ingenuità dei bambini». Ma che adulti saranno quelli che da bambini frequentano già le sale slot? «È già doloroso quello che si scopre nell’oggi», risponde Durante, «proiettarsi nel futuro, poi, va da sé perché già il solo trovarsi in certi ambienti è diseducativo». Per Durante, una possibile chiave di lettura sta nel fatto che «gli stessi adulti hanno avuto esperienze negative e nessuno si è preso cura di loro. È una catena, ma io nutro la speranza che si possa interrompere. Ognuno dovrebbe tutelare il proprio bimbo. Quando si tocca il fondo, però, ci può essere una forza positiva capace di risvegliare il desiderio dell’uomo riportando alla riscoperta dei valori. È il cuore dell’uomo che va guidato verso i valori veri in grado di aiutarci a vivere con dignità. Sono convinta che l’uomo può cambiare. E mi adopero per questo». (p.l.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA