Fuorilegge in Abruzzo un depuratore su tre 

Pescara e L’Aquila le province che guidano la lista nera

PESCARA . Sono dati «da disastro ambientale», quelli sulla depurazione in Abruzzo. Lo sostengono Augusto De Santis, del Forum H2O, e le associazioni ambientaliste Nuovo Senso Civico e Stazione Ornitologica Abruzzese, che commentano i risultati dei controlli eseguiti dall’Arta in alcuni dei 207 impianti di depurazione presenti nella nostra regione, e pubblicati di recente sul sito dell’Agenzia per la tutela dell’ambiente, diretta da Francesco Chiavaroli. Durante il primo trimestre del 2017 sono stati eseguiti 318 controlli. In alcuni casi lo stesso depuratore è stato visionato più volte dai tecnici dell’Arta. I controlli principali hanno riguardato agglomerati con oltre duemila abitanti.
GLI SFORAMENTI. La provincia nella quale si sono verificati più sforamenti rispetto ai parametri di qualità ambientale, è stata quella di Pescara (39%), seguita a breve distanza da L’Aquila (38%), Chieti, (31%) e Teramo (17%). A fronte delle irregolarità riscontrate sono state disposte sanzioni amministrative che vedono Chieti in cima alla “classifica” delle province più sanzionate (27 multe), seguita da L’Aquila (24), Teramo (22) e Pescara (18). Due notizie di reato sono state invece inviate alle procure di L’Aquila e Pescara. Paradossalmente, sostengono le associazioni ambientaliste, è proprio nei territori protetti che si registra la situazione più pesante. E se il primo trimestre del 2017 non è stato dei migliori, i dati dei trimestri seguenti non lasciano presagire nulla di buono.
NEI PARCHI. «Sconvolgenti», dicono ancora le associazioni, «alcuni dati di piccoli comuni in aree di enorme pregio ambientale e turistico. A Castel del Monte, nel Parco Nazionale del Gran Sasso, in piena estate (il 22 agosto) i due depuratori Monte Croce e Madonna delle Grazie, avevano, rispettivamente, 11 milioni di Ufc (sono le Unità formanti colonie, ndr) per 100 millilitri di Escherichia coli, e 1.900.000 a fronte di un limite di 5.000, mentre a Campo di Giove, nel Parco nazionale della Majella il 5 settembre 2017 sono stati riscontrati 130.000 Ufc/100 ml.
L’Abruzzo teoricamente tratta la quasi totalità del carico complessivo degli scarichi visto che solo il 3,6% non riceve trattamento. Il problema è che quando arrivano agli impianti spesso ricevono un trattamento inefficace».
IL REPORT DEL 2016. Nel 2016, invece, sono stati svolti 578 controlli, di cui quasi la metà (244) nella provincia di Teramo, che hanno riguardato il 73% dei 207 impianti censiti, pari al 96,5% del refluo. Complessivamente il 27% dei controlli ha rilevato superamenti dei limiti tabellari. «Poiché alcuni impianti sono stati controllati più volte», aggiungono le associazioni, «il dato clamoroso è quello relativo agli impianti che hanno avuto almeno un superamento, ben il 63%. I parametri più critici sono risultati l’Escherichia coli, il Bod5 (che indica la quantità di ossigeno necessaria per effettuare la depurazione biologica, ndr) e l’azoto ammoniacale». Nel primo semestre 2017, quando sono stati controllati 140 su 207 impianti, i dati sono sostanzialmente paragonabili al 2016.
LE CRITICITÀ. «Se è pur vero che la stragrande parte del carico di reflui viene monitorata», osservano le associazioni ambientaliste, «una parte troppo consistente, circa un quarto dei 207 impianti, non viene controllata, con lo sforzo concentrato sui depuratori più grandi. Inoltre nella provincia di Teramo si concentra la metà dei controlli e, quindi molti degli altri impianti ricevono spesso una sola verifica l’anno».
A PESCASSEROLI. Italia Nostra, nel frattempo esprime perplessità «sulla localizzazione del nuovo depuratore in località Peschiera del Comune di Pescasseroli, località di cui è stato scientificamente rilevato l’alto pregio ambientale e paesaggistico all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise». Italia Nostra riconosce «l’assoluta urgenza di risolvere il problema di un’efficiente depurazione delle acque reflue», ma chiede che il progetto e la localizzazione dell’impianto vengano riconsiderati «in una conferenze dei servizi di cui può ben farsi promotore l’Ente Parco». (a.bag.)