Gabrielli al disastro fosso Grande esposto dei residenti sui pericoli

Il capo della Protezione civile in visita al canale esondato nel 2013 e mai ripulito da rifiuti ed erbacce Gli abitanti pronti a consegnargli un documento: «Allarmi ignorati per gli allagamenti e lavori a rischio»

PESCARA. Ci sono 15 firme alla fine del documento che, oggi alle 12,40 in via Francia, sul ponte a rischio che collega Pescara e Spoltore, sarà consegnato al capo della Protezione civile Franco Gabrielli. I residenti quei due fogli di carta li chiamano «esposto», un altro che si aggiunge alle denunce già presentate ai carabinieri del Noe, per segnalare l’abbandono di fosso Grande, il canale esondato all’alba del 2 dicembre dell’anno scorso portando danni su danni, per dire che un anno dopo non è cambiato niente e per raccontare che c’è la paura che succeda ancora una volta. Sì perché fosso Grande, una delle mete della giornata abruzzese di Gabrielli, è sempre invaso dai rifiuti e dalla vegetazione cresciuta senza controllo: sotto il ponte di via Francia, basta affacciarsi, ci sono una bombola di gas, un decoder, bancali di legno, buste di spazzatura e calcinacci. Oggi li vedrà anche Gabrielli. È soltanto l’inizio di un elenco di rifiuti che bloccano il deflusso dell’acqua lungo il canale che nasce a Montesilvano, attraversa Spoltore e muore nel fiume Pescara.

Ma ora, in cima alla lista dei pericoli, per i residenti, ci sono i lavori in corso sulla strada provinciale Colle Morgetta tra via Prati, via Barco e la circonvallazione che «sbarrando l’alveo del fosso Grande costituiscono un bacino artificiale di cui è ignota la valutazione di impatto ambientale». Così c’è scritto sul resoconto, firmato da Alfonso Nori, presidente del comitato spontaneo di residenti di fosso Grande, Giovanni D’Andrea, a capo dell’associazione Codici, e da altri 13 cittadini che, un anno fa, si sono ritrovati con garage e scantinati allagati e con le auto e le moto sommerse e da buttare.

L’esposto per Gabrielli riporta a un anno fa e parla dell’allarme alluvione ignorato: «Il 30 novembre 2013 alle 16, il dipartimento regionale di Protezione civile ha emesso l’avviso di avverse condizioni meteo e l’avviso di criticità per l’Abruzzo, con zona di allertamento anche a Pescara e Spoltore. Ma nella notte tra il primo e il 2 dicembre 2013 il canale è esondato allagando decine di esercizi artigianali, commerciali, garage e scantinati nel tratto compreso tra viale Abruzzo e via Cagliari di Villa Raspa di Spoltore e via Prati, via Passo delle Capannelle e via del Circuito a Pescara con danni per diversi milioni di euro. Poi, sempre il 2 dicembre, il sindaco di Spoltore, Luciano Di Lorito, con un’ordinanza contigibile e urgente ha disposto l’immediata evacuazione di via Arno e via Mincio a Santa Teresa di Spoltore, a partire dalle 14, ignorando totalmente l’intero alveo di fosso Grande».

Ma, in un anno, i lavori non sono partiti e, solo il 22 novembre scorso, «il vicesindaco di Pescara, Enzo Del Vecchio, dopo un sopralluogo, ha dichiarato alla stampa di aver contattato il commissario Pierluigi Caputi che avrebbe “confermato la disponibilità da parte della Regione di circa 200 mila euro e la disponibilità del commissario del fiume Pescara, Adriano Goio, di altri 400 mila euro. Con tali somme, il Genio civile di Pescara è delegato a progettare e mettere l’opera in cantiere”», cioè a pulire e bonificare il canale. «Invitiamo Gabrielli e il presidente della Regione Luciano D’Alfonso a voler acquisire e rendere noti il piano degli interventi già elaborato dal commissario Caputi e i piani attuativi del Genio civile affinché si provveda, con urgenza, alla messa in sicurezza e alle opere di straordinaria manutenzione del canale e disostruzione del tratto sotterraneo di viale Abruzzo-via Nuoro di Villa Raspa», chiedono i residenti.

«Ma», dicono Nori e D’Andrea, «denunciamo l’omissione di un’indagine ricognitiva e di un progetto preliminare per la messa in sicurezza sia da parte degli amministratori di Pescara e Spoltore che del commissario alla Protezione civile e del Genio civile. Tali omissioni rendono inutilizzabili di fatto, nonostante l’urgenza, le risorse annunciate da più parti».

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