Gianluca Ginoble: felice quando canto e guardo le mie colline

A 22 anni un successo planetario con Il Volo, il tenore di Roseto si racconta: «Giro il mondo, adoro l’America Forse vivrò a Los Angeles, ma soltanto a Montepagano mi sento a casa mia»

PESCARA. Non ha l’età delle nostalgie e dei ricordi Gianluca Ginoble, con i suoi 22 anni di eterno splendente presente fatto di un successo planetario con il trio Il Volo. Un successo che avrebbe fatto montare la testa a chiunque, soprattutto a 15 anni, quando la gloria è arrivata lanciandolo dal programma tv di Antonella Clerici fin oltre oceano, sul palco accanto a Barbra Streisand, solo per fare un grande nome tra i grandi che con Ignazio Boschetto e Piero Barone ha accompagnato cantando. Ma la testa del potente giovane baritono abruzzese che - per sua sorprendente ammissione - non ama la lirica è rimasta solida sulle spalle, grazie a una famiglia d’origine dai valori veri, «presente con affetto e giudizio anche a migliaia di chilometri di distanza». Così Gianluca Ginoble i sogni li coltiva «applicandosi e lavorando», perché ha imparato che «solo così si realizzano». E lui ne ha realizzati moltissimi, dalla vittoria a Sanremo a soli vent’anni al concerto con Domingo e Carreras a 19, ai dischi di platino e d’oro, agli applausi sui palchi più prestigiosi del mondo. La natìa Roseto, anzi il borgo antico della cittadina, quel Montepagano dove è nato e cresciuto tirando calci a un pallone in piazzetta, è un pezzo del suo cuore: «Mi basta andare al belvedere ed è casa, casa mia». Il rifugio che guarda il mare tra colline di vigneti a perdifiato «perla del mio Abruzzo, bellissima regione di un Paese, l’Italia, che è il più bello del mondo».
Lei è in tournèe praticamente tutto l’anno e per le vacanze continua a scegliere Roseto, pardon Montepagano. Che cosa le piace di questo posto?
«Tutto. Sono tornato una decina di giorni fa dal tour cominciato a febbraio, abbiamo girato l’Europa e l’America fino a giugno, poi l’Italia con concerti nei palazzetti, l’Arena di Verona, il teatro di Taormina... Ora ci siamo presi un mese di stop, poi il 6 settembre si riparte per il Centro e Sud America. Così sto un mese a Roseto e mi riposo: sto in famiglia, gioco a carte con mio nonno Ernesto e a calcio in spiaggia con i miei amici e mio fratello, siamo legatissimi. È venuto a trovarmi Michele Torpedine (manager del Volo, produttore nel tempo di Zucchero, Luca Carboni, direttore artistico di Pavarotti & Friends ...ndr): l’ho portato a Roseto, Vasto, dai trabocchi alla montagna. Lui è innamorato dell’Abruzzo, parlavamo di quanto poco questa terra sappia farsi conoscere. Quando sono fuori se mi toccano l’Abruzzo mi arrabbio. Ma l’avete visto che panorama c’è qui? Mi dispiace però che sia tutto così poco valorizzato: non c’è mentalità turistica, trascuriamo tante cose. Qui sì può vivere di bellezza e non sappiamo farlo.
Cosa è cambiato per lei dopo il successo?
«Sono cresciuto. Ero piccolo quando tutto è cominciato, sono 9 anni che giro il mondo a livello professionale. La vita è cambiata, sono lo stesso certo, però ho incontrato tante persone di spessore, e penso a papa Francesco su tutti. Non sono d’accordo nel dire che si resta uguali. L’umiltà, quella sì resta, ma certo si impara tanto viaggiando, conoscendo personaggi e storie, bisogna sapersi adattare, saper mutare per avere contatti con persone diverse. Io ero un bambino “spugna”: ho assorbito tanto da persone con culture diverse.
Cosa è per lei la nostalgia?
Dicono sia un sentimento che si prova da adulti. Io non so se sono adulto, ma ho girato il mondo 4 volte, incontrato personaggi di tutti i tipi, mi sento maturo rispetto ai miei coetanei, e... provo nostalgia. Che mi aiuta a cantare meglio, provo un sentimento di abbandono, a volta mi sento solo e questo mi aiuta a interpretare i brani.
Tanti amici, vecchi e nuovi?
In realtà è difficile scegliere e riconoscere chi veramente ti vuole bene. Io sono selettivo e mi basta uno sguardo per capire chi approfitta e chi ti vuole bene, ho un buon istinto e ho saputo scegliere le persone giuste al mio fianco. Sono poche, nuovi incontri, ma soprattutto persone di Roseto, ci lega l’infanzia. Sto molto con mio cugino Niccolò e mio fratello Ernesto, più piccolo di me, ma maturo, sembra un discografico. Mi fido del suo giudizio, sui brani e su come ho cantato non sbaglia mai.
Ignazio e Piero sono amici o solo colleghi?
Siamo teste e caratteri diversi, tra loro sono più simili, siciliani entrambi, stesso accento mentre io parlo paganese... (ride), affinità in più. C’è rivalità, in senso positivo, che stimola.
Sagre, bagni, calcio: cosa preferisce dell’estate abruzzese?
Non ho mai girato per sagre. Lo so, la mia può sembrare una vita da pensionato (ride), ma sto 8-9 mesi l’anno fuori e qui ricarico le batterie, mi riposo, faccio ginnastica con il mio personal trainer Dante Falasca, diventato tra i miei migliori amici anche se è più grande di me. Il calcio lo gioco. Mio nonno e mio padre tifano per il Pescara, io bè, Totti, la Roma, sono andato anche a vedere l’ultima del Capitano. Però mi piace chi porta l’Abruzzo lontano, come Verratti, che bravo che è. Mare sì, anche se non nuoto bene e non amo l’acqua alta.
Cosa sogna?
In un’altra vita vorrei essere americano, se ci pensi le più grandi voci, non parlo di me, Perry Como Dean Martin,Frank Sinatra, tutti italo americani ecco... mi rivedo in quelli. Mi piace l’America, un Paese che ci ha dato tanto, a livello musicale sono dei geni. Forse andrò a vivere a Los Angeles, ci sono stato benissimo, in bici dalle 8: Marina del Rey, Venice Beach, Santa Monica Malibu, meraviglioso.
E magari nella Mecca del cinema potrebbe avere una chance, il più bello del Volo... Le piacerebbe fare del cinema?
Molto. Ma c’è un limite a tutto, anche ai sogni, bisogna essere realisti. Piedi per terra.
Come si vede tra 10 anni? Sposato con figli, non so. Certo non cantante lirico. Spero di cantare quello che mi fa stare bene, non saprei né vorrei fare altro, quando canto e vedo il pubblico che si emoziona sono felice. Mi vedo vivere cantando.