Sentenza del Tribunale civile in favore di un giovane calciatore bloccato per tre anni<BR>

Giocatore risarcito per l'infortunio

Senza assicurazione, società condannata a pagare 50mila euro

 PESCARA. Tre anni fermo per un infortunio e 50mila euro di risarcimento: tanto ha ottenuto un giocatore della Flacco Porto dalla ex società laziale che lo aveva fatto giocare senza dirgli che non era assicurato.  A stabilirlo è una sentenza del tribunale civile di Anzio Lavinio destinata a fare scuola nell'ambito del calcio dilettantistico perchè, in favore del giocatore, rileva un'omissione di tutela da parte della società. Colpevole, secondo il giudice, di aver mandato il ragazzo in campo senza comunicargli che non era ancora tesserato e, dunque, neanche assicurato.  Protagonista della vicenda è Jonathan Skoczek, 23enne italo-belga tornato a vivere a Pescara, città di origine dei genitori, dopo la breve e sfortunata parentesi nell'Anzio Lavinio, la società laziale che a luglio del 2007 ne aveva acquistato il cartellino dalla sua squadra belga di serie C. Ma Skoczek, oggi giocatore di Promozione nella Flacco Porto di Pescara, e al tempo annunciato come l'attaccante che avrebbe fatto vincere il campionato di Eccellenza all'Anzio Lavinio, non fa in tempo a giocare neanche una partita perchè durante un allenamento, ai primi di agosto del 2007, resta vittima di un'entrata pesantissima che gli rompe i legamenti del ginocchio. È allora che, nel chiedere alla società la copertura assicurativa, il giovane che aveva sottoscritto tutti i moduli del tesseramento già il 17 luglio, scopre di non essere tesserato e di non avere nessuna polizza.  Ma per quel grave infortunio Skoczek deve sottoporsi a due interventi chirurgici e un mese di ricovero in una clinica specializzata, e quando chiede al presidente della società di aiutarlo almeno nella copertura delle spese mediche, ottiene un secco rifiuto.  È allora che il giovane, sostenuto dalla famiglia, avvia la battaglia legale affidata agli avvocati pescaresi Alessandro Palucci e Claudio Croce e che, dopo una serie di udienze, si è conclusa lo scorso luglio con la vittoria del risarcimento.  Cinquantamila euro tutti ancora da riscuotere dal giocatore e studente universitario. Cinquantamia euro che la società dell'Anzio Lavinio dovrà pagare per aver omesso di comunicare al giocatore che non era ancora tesserato (dopo che la Figc il 30 luglio aveva chiesto ulteriore documentazione); ma anche per aver omesso, con questo, di impedire al giocatore di proseguire gli allenamenti e le amichevoli, di non avergli comunicato i rischi che correva in caso di infortunio e di non avergli comunicato che poteva stipulare autonomamente una polizza infortuni.  Un caso originale, a livello giurisprudenziale, che trae origine, come spiegano i legali del ragazzo, dai princìpi generali stabiliti dalla Cassazione civile in merito alla condotta omissiva a tutela di un diritto altrui, che può nascere non solo da una norma di legge o da una previsione contrattuale, ma anche «nel caso in cui il soggetto obbligato, pur consapevole del pericolo cui è esposto un altro soggetto, si astenga dall'impedire che la situazione di pericolo si traduca in situazione di danno».  In pratica, a prescindere da specifici obblighi contrattuali o da singole norme di legge, la società sportiva tacendo le problematiche inerenti la richiesta di tesseramento e la conseguente mancanza di copertura assicurativa, non avrebbe agito in modo da preservare gli interessi dell'altra parte.

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