Gli ambientalisti in corteo «Basta con il mare sporco»

Venti associazioni abruzzesi annunciano una manifestazione per il 12 marzo «Scarichi abusivi e depuratori assenti, i nostri fiumi sono diventati cloache»

PESCARA. Scarichi abusivi, depuratori assenti, micro e macro discariche sulle sponde dei corsi d’acqua con tonnellate di amianto, gomme e rifiuti ingombranti portati a valle ad ogni piena. Una situazione, quella dei fiumi abruzzesi, definita dagli ambientalisti «da quarto mondo». Pescara è il simbolo di un inquinamento idrico che ha raggiunto proporzioni gigantesche e che rischia, per il secondo anno consecutivo, di mettere a repentaglio la stagione balneare a causa della mancanza di serie iniziative di risanamento portate avanti dalle autorità cittadine.

Per questa ragione una ventina di associazioni, ma il numero è destinato ad aumentare, provenienti da tutta la regione hanno deciso di alzare l’asticella della protesta e promuovere una grande manifestazione. L’appuntamento è sabato 12 marzo, alle 15, in piazza Unione per concludersi alle 18 alla Nave di Cascella, spostandosi dalla piazza su cui si affaccia il palazzo della Regione al ponte sul fiume Pescara e infine al mare.

In queste ore sui social è partito il tam-tam con l’hashtag #VogliamoiFiumieilMarePuliti che rimbalza su migliaia di bacheche ed è stato creato un evento che già conta mille invitati. Dopo la vittoria della battaglia contro Ombrina mare, è la prima volta che il popolo dell’acqua scende nuovamente in piazza per chiedere trasparenza nella fruizione dei dati ambientali e un programma straordinario di bonifica e controllo delle aree golenali.

«Pescara è solo la punta dell’iceberg», spiega Augusto De Sanctis del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, «il 20 per cento dei tratti costieri lo scorso anno è stato classificato come scarso e ben il 70 per cento dei corsi d’acqua abruzzesi non rispetta gli obiettivi di qualità imposti dalla Direttiva della Comunità europea sulle acque». L’elenco è lungo: si va dal Feltrino al Vibrata, dall’Aterno al Giovenco, dal Moro all’Osento, dal Tordino al Vomano. «È una condizione da quarto mondo», prosegue De Sanctis, «che in alcune aree si sta trasformando in emergenza sanitaria, con la diffusione di patogeni come la salmonella che ha causato una vera e propria epidemia. L’Europa ha già attivato tre provvedimenti disciplinari contro l’Abruzzo a causa della mancanza di depuratori a Pescasseroli, nel cuore del Parco nazionale, e in altri punti sui quali insistono 20 agglomerati di aree omogenee e presto saremo costretti a pagare multe salatissime». Le critiche degli ambientalisti muovono dalla mancanza di trasparenza nelle informazioni diffuse dalle autorità preposte. «Non sappiamo», insiste Loredana Di Paola, «quali sono i progetti finanziati e il relativo stato di avanzamento, perché non c’è un unico sito della Regione dove possono essere consultati. L’Arta, le province e le società di gestione non pubblicano on line le analisi e i controlli effettuati. Chiediamo che questi documenti siano resi pubblici così come le sanzioni e le autorizzazioni degli impianti». «Deve essere finalmente realizzata», rimarca Massimo Melizzi (Pescara Puntozero), «la prima grande opera d’Abruzzo: la bonifica dei suoi fiumi e dei suoi mari e per farlo c’è bisogno di un’azione decisa delle amministrazioni e lo stop alle nuove captazioni».

All'appello del popolo dell’acqua hanno risposto anche attivisti provenienti dalle altre città abruzzesi, come Valentina Lanci, consigliere comunale di Frisa e membro di Zona22: «Il nostro modello di sviluppo affonda le sue radici nelle risorse idriche, dal monte al mare. Per questo è fondamentale che scenda in piazza non solo Pescara, ma l’intero Abruzzo, visto che persino la costa dei trabocchi subisce danni economici e ambientali». «La scorsa estate», rincara la dose Orlando Volpe dell'associazione Nuovo senso civico di Lanciano, «un’intera colonia di bambini che da Guardiagrele andava al mare a Francavilla si è ammalata a causa delle pessime condizioni del mare. Allora mi chiedo perché tutti gli anni dobbiamo fingere che il mare sia pulito per paura che salti la stagione balneare? Iniziamo a dire chiaramente che c’è l’inquinamento: forse il primo anno perderemo qualche presenza, ma intanto potremmo iniziare a fare qualcosa di buono per l'ambiente».

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