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Guerino, si riparte: sarà pronto per l’estate

Rinasce "il Gabbiano": agli sgoccioli le trattative per la gestione dello stabilimento. Piano terra dedicato ai giovani e sopra un locale di prestigio

PESCARA. La trattativa è in fase «avanzata». Manca poco per individuare il futuro gestore di Guerino, che da ora in poi si chiamerà Il Gabbiano, proprio come una volta. E, nel momento in cui la scelta sarà fatta, saranno ultimati i lavori e lo stabilimento balneare riaprirà i battenti, tornando a splendere proprio come un tempo, sul lungomare nord di Pescara. È assolutamente ottimista il regista dell’operazione, Florio Corneli, ex consigliere comunale del Pd, il cui progetto di recupero di alcune strutture del centro città sta procedendo con successo.

A che punto è il processo per riaprire al pubblico Guerino?

Era tutto fermo dal 2004. La società Giemme, di cui sono amministratore unico, si è occupata di recuperare il permesso di costruire e la concessione. Il rischio di decadimento era concreto, se i lavori non fossero stati ultimati. Ora, una volta recuperati questi aspetti, ed essendoci un progetto, bisogna fare in modo che riprenda l'attività, attraverso una società di gestione.

Quindi, quali passaggi mancano?

Dobbiamo trovare degli operatori che si occuperanno di completare l'intervento e poi della gestione della struttura. Siamo già in contatto con alcune realtà, locali e non. Ce n'è anche qualcuna internazionale.

Come sarà il nuovo Guerino?

Si chiamerà Il Gabbiano, come un tempo. Sarà un locale di 1500 metri quadri, di cui quasi 900 a piano terra, coperto, con bar, pasticceria, gelateria e area fast food. Il piano superiore, che si estende su più di 500 metri, ospiterà banchetti di alto profilo, sarà un posto di élite, mentre il piano terrà sarà destinato all’aggregazione giovanile. Questa è la nostra idea progettuale e sarà l'unico stabilimento, almeno che io sappia, con due piani coperti. Probabilmente si annuncia come la struttura più importante dell'Adriatico, per le dimensioni, e con una storia così importante.

Come se lo ricorda?

Quando sono arrivato qui a Pescara da Castilenti era già Guerino, ma i miei amici lo chiamavano Il Gabbiano. Era il ristorante più importante d'Abruzzo: la borghesia si sposava lì, i banchetti più prestigiosi si tenevano lì. Io ero una persona modesta che arrivava dall'interno e lo vedevo come una specie di museo, una struttura inaccessibile per me, almeno fino alla metà degli anni Ottanta. Si pagava molto, dalle ottantamila lire alle centomila lire.

Avrebbe mai pensato di lavorare su un progetto per far rinascere Guerino?

No, assolutamente. Ma credo che sia positivo che un privato intervenga in questo senso, laddove esiste un privato che non vuole speculare, anzi vuole fare le cose per bene e mantenendo l'armonia di tutte le parti sociali, con la giusta remunerazione del capitale investito e del rischio di impresa.

È un buon risultato anche per la città?

Certo, se si rimette in esercizio un'attività di questa portata, il centro si rivitalizza, si crea occupazione e si portano nuovi interessi e nuova finanza. Chi si occuperà de Il Gabbiano, porterà soldi e posti di lavoro.

I tempi quali sono?

Credo che tra febbraio e marzo potrebbero cominciare i lavori e poi si aprirebbe in estate.

I possibili nomi di chi farà tornare a volare Il Gabbiano?

Non escludiamo niente. Certo, il desiderio è quello di affidare tutto a un operatore locale che sia anche un nome. Ma possono essere anche soggetti diversi, uno per un piano e uno per l’altro.

Si può quantificare l’investimento?

Non è altissimo, ma bisogna vedere come sarà l’interno. La nostra è un’idea progettuale.

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