Heinz Beck: Abruzzo una terra bellissima 

Lo chef bavarese pluristellato stasera al Cafè Les Paillotes:  «Ai giovani dico: seguite la vostra passione e lavorerete felici»

PESCARA. Tre Stelle Michelin, tre Forchette della Guida Gambero Rosso, quattro Cappelli della Guida L’Espresso, tra i dieci migliori chef del mondo da più di vent’anni. Heinz Beck, chef de La Pergola al Rome Cavalieri, supervisore del pescarese Cafè Les Paillotes, non finisce di stupire.
E lo fa con la sua cucina, a più riprese paragonata alla musica di Bach, «all’aspirazione geometrica e al rigore» del compositore barocco, ma lo fa anche con la sua personalità. Vivace e curioso, lo chef bavarese «più mediterraneo che esista», ha fatto della sua idea di cucina leggera e salutare un momento di piacere unico. E così, mentre questa sera al Café Les Paillotes prenderanno vita le sue bellissime creazioni, abbiamo scoperto qualcosa di più sull’amore che lo lega alla nostra terra.
Chef, che cosa la connette all’Abruzzo e cosa ama della nostra cucina regionale?
«Amo molto le materie prime, genuine e schiette. Uno chef non può non fondare tutto il suo lavoro sulla qualità delle materie prime. E poi l’Abruzzo è una terra bellissima, stretta tra mare e montagna. Mi lega a questi luoghi l’amicizia di lunghissima data con Filippo», De Cecco, «e ho anche una serie di collaboratori abruzzesi veramente bravi».
Qual è l’idea dietro al menu che preparerà stasera al Cafè Les Paillotes?
«È un menu estivo con cui salutare gli ultimi sprazzi di questa stagione. Vive di sapori e profumi che ci ricordano il sole e il caldo: ciliegie, avocado, pesche, peperoni e pomodori. Ma non mancheranno classici che firmano la mia cucina, come i tortellini ripieni di melanzane mantecate all’acqua di pomodoro con i frutti di mare».
Da dove nasce tanta passione?
«Arriva da dentro, sono una persona positiva e curiosa. Proprio la curiosità, l’affetto verso gli altri, l’amore per mia moglie Teresa che mi segue da una vita, fanno di me ciò che sono. E ai giovani dico sempre di seguire la propria passione, solo così potranno lavorare felicemente».
Quando ha deciso che la sua vita sarebbe stata questa?
«Il primo agosto del 1980 sono entrato per la prima volta in una cucina. Da allora è venuto tutto piano piano, tassello per tassello. Quello che ricordo è che ai miei tempi si pensava subito a farsi una vita, a costruirsi una professione».
Quale qualità contraddistingue lei e la sua cucina?
«Questo non lo so dire, sono felice di ciò che di buono dicono gli altri».
Ha scelto l’Italia o l’Italia ha scelto lei?
«Niente accade per caso, doveva essere così. Credo molto nel destino, e mia moglie ha rinforzato il legame che ho con questa terra meravigliosa».
Che cosa la spinge ad aprirsi sempre al nuovo?
«Sono gli attimi a ispirarmi, la vita non si ricorda in ore o minuti passati, ma in istanti da non dimenticare. E poi amo la pittura, la musica, i viaggi, mi piace lo stupore che provoca in me ciò che è nuovo, diverso dal solito».
Che cosa c’è nel suo futuro?
«Ci sono nuovi progetti, appena sono pronti ve li racconto».
Per ora, il racconto del maestro Heinz Beck si srotola nei suoi piatti, nelle sue creazioni immaginifiche che fanno salire la cucina su un gradino più alto, verso la perfezione.
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