«Ho rischiato la morte per dimagrire»

L’avvocato Melania Navelli racconta la sua avventura: la mia vita da grassa mi faceva sentire a disagio con gli altri

PESCARA. «Un intervento per dimagrire a vita: il mio sogno». E’ con questo desiderio che Melania Navelli, avvocato pescarese, 45 anni, è entrata in una clinica di Cesena, descritta come d’eccellenza, per essere sottoposta a un’operazione – la gastroplicatura – che le avrebbe permesso di risolvere «un primo grado di obesità subito e in maniera radicale». Navelli, penalista, pesava 94 chili quando ha spiegato ai medici di Cesena le motivazioni di quella scelta, «il disagio avvertito da una professionista e da una madre», e si è sottoposta all’operazione in cui ha rischiato di perdere la vita. Un mese e mezzo dopo, Navelli, pesa 13 chili in meno ed è uscita solo ieri dall’ospedale, stavolta quello di Pescara dove è stata curata, e sta per tornare a lavoro dopo essere sopravvissuta a quello che doveva essere un intervento comune, di 40 minuti.

Avvocato, perché voleva dimagrire?

«Nessuno mi crede, ma per motivi di salute. Quando si arriva a 94 chili non si ha la possibilità di muoversi agevolmente, di correre. Sono aspetti pratici uniti, poi, al continuo camuffamento: cappottoni, vestiti larghi, l’impossibilità di indossare un tailleur. Una donna in carriera non può trovarsi in una condizione di disagio».

Qual era il disagio?

«Era legato al fatto che il corpo non facesse quello che diceva la testa: ti senti pesante, ti accorgi che ti viene la sonnolenza, che non riesci a dare il massimo. Certo, l’abitudine a questo disagio mi aveva aiutato a non renderlo troppo manifesto».

C’è stato un episodio scatenante che le ha fatto decidere di operarsi per dimagrire?

«Sì, ero in studio e mi erano caduti i codici. Mi sono piegata e ho avuto difficoltà ad alzarmi. “Mamma mia, che mi sta succedendo?” mi sono detta perché non riuscivo ad alzarmi. Poi, ho incontrato un’amica: “Come stai bene?” le ho detto, “come ti sei dimagrita”. Ci siamo confrontate, le ho spiegato le mie ansie, le mie paure, quello che mi capitava e mi ha consigliato di andare nel centro di eccellenza a Cesena ».

Aveva provato a seguire delle diete?

«Sì, ma nella mia quotidianità era impossibile rispettarle. Troppo difficile, con il mio mestiere, far coincidere gli orari di lavoro con gli alimenti da selezionare. Una settimana ero ligia e quella successiva non riuscivo a controllarmi. Così, quando mi è stato raccontato che c’era la possibilità di affrontare radicalmente il mio problema ho deciso».

Perché ha scelto quel tipo di intervento?

«Per la possibilità di dimagrire a vita, mi è sembrata la soluzione ai miei problemi perché ti riducono lo stomaco della metà e mangi di meno. Poi, si sa, mangiare è purtroppo un fatto collegato alla testa».

Quanto mangiava?

«Tanto. A pranzo sempre fuori e non piatti frugali. La sera pure perché, poi, mi rilassavo. Cenavo e tornavo a mangiare di nuovo: aprivo il frigo, quello che capitava. E’ il cervello che ti comanda di mangiare: l’obesità è una patologia e io pesavo 94 chili per un metro e 57 di altezza, il primo grado dell’obesità».

I medici di Cesena le hanno consigliato di operarsi?

«Mi hanno fatto un test per capire le mie motivazioni. E sì hanno compreso che le mie non erano motivazioni superficiali. Ho due figlie piccole e vorrei potermi occupare di loro al meglio: poterle seguire, correre insieme a loro».

Cosa è accaduto a Cesena?

«Sono entrata nella clinica il 2 ottobre per un’operazione che doveva durare al massimo 40 minuti e sarei dovuta uscire il 6. E, invece, ho iniziato ad avere dolori fin quando la Tac ha rivelato che avevo una lacerazione all’intestino che si è trasformata in peritonite. Invece di 4 giorni il mio calvario è durato un mese e mezzo e se sto bene lo devo ai medici di Pescara che hanno evitato di operarmi di nuovo scegliendo un metodo conservativo. Sono riusciti a curarmi individuando dov’era la perforazione: è per questo che devo ringraziare il dirigente del reparto di Chirurgia 1 Ettore Colangelo e tutto il suo staff. I medici di Pescara mi hanno salvata».

E' pentita della scelta che ha fatto?

«No, perché purtroppo la negligenza e l’imperizia delle altre persone non può cancellare la mia volontà di curare l’aspetto psicologico e di salute. Purtroppo per una donna è tutto più difficile».

Perché?

«Perché una donna come me è madre e professionista e deve dare il massimo in un lavoro che non è prettamente femminile».

Cosa consiglierebbe a un’amica grassa?

«Non rinnego l’operazione che ho fatto, forse il mio errore è stato affidarmi ai medici senza conoscerli abbastanza. Questo è il consiglio: approfondire».

Anche se ha rischiato la vita per dimagrire.

«Dimagrire a vita è un sogno che si avvera grazie ai medici pescaresi che hanno salvato me e l’intervento a cui ero stata sottoposta».

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