Hotel Rigopiano, mappa delle valanghe: sequestri in Regione

La Carta del rischio non è stata mai approvata in 25 anni: la procura di Pescara vuole scoprire perchè

PESCARA. Sono tornati negli uffici della Regione i carabinieri e gli agenti della forestale che indagano sulla valanga che, il 18 gennaio scorso, ha travolto e sbriciolato l’Hotel Rigopiano di Farindola con un bilancio di 29 morti e 11 miracolati. Nel mirino degli investigatori è finito un fascicolo della Regione che è stato sequestrato: si tratta degli atti che raccontano di una «omissione» lunga 25 anni e cioè i documenti sulla Carta del rischio valanghe mai approvata dal 1992, l’anno di una legge regionale intitolata «Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanga».

Legge non rispettata. Ventitrè articoli, vincoli per il turismo e uno stanziamento da 300 milioni di lire ma quasi niente è stato fatto: soltanto nel 2014, con la giunta dell’allora presidente Gianni Chiodi, è stato approvato il Catasto delle valanghe, un elenco storico dei fenomeni a partire dal 1957. Ma il passo successivo per arrivare alla Carta del rischio valanghe, cioè la mappa delle aree pericolose in Abruzzo in cui non sono consentite attività, non è stato mai fatto. E ora l’inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, guidata dal procuratore Cristina Tedeschini e dal pm Andrea Papalia, vuole scoprire perché. Perché, in 25 anni, la Regione, non ha censito le zone esposte al rischio valanghe? Su questo, agli atti dell’indagine, è finito anche un esposto del Forum H2o: secondo gli ambientalisti, la Regione si è macchiata di un’«omissione». L’esposto solleva un sospetto: in base alla legge del 1992, se la Carta del rischio valanghe fosse stata approvata, avrebbe portato a vincoli di inedificabilità nelle aree pericolose e magari i vincoli avrebbero interessato anche aree turistiche o bacini sciistici; nei casi di costruzioni preesistenti, avrebbe potuto essere introdotto un vincolo d'uso con aperture solo d’estate e non in inverno.

Permessi sequestrati. Gli inquirenti hanno bussato anche ad altre porte: Suap di Pescara, Genio civile e Provincia. Al Suap, lo Sportello unico per le attività produttive, carabinieri e forestali hanno sequestrato il fascicolo sulla ristrutturazione e ampliamento dell’Hotel Rigopiano nel 2008 con la costruzione del centro benessere e di altri due edifici in legno accanto al corpo centrale sorto al posto di un vecchio rifugio di montagna risalente al 1967. È un fascicolo corposo perché racchiude le autorizzazioni di tutti gli enti che si sono espressi su quei lavori.

Blitz al Genio civile. Sequestri anche al Genio civile: nel mirino gli incartamenti sullo scheletro dell’edificio, a partire dalle relazioni tecniche sulla struttura in cemento armato. Sarà uno dei consulenti della procura, un ingegnere strutturale, a passare al setaccio quegli atti e a valutare se i calcoli del 2008 sono stati corretti.

Appalto sotto esame. In Provincia, invece, sono stati sequestrati i documenti sui «lavori urgenti per la sistemazione della Sp8», la strada che porta fino all'albergo. Si tratta di lavori eseguiti nel 2015 e di cui, attraverso un comunicato stampa dell'epoca, ha parlato anche il presidente Pd della Provincia Antonio Di Marco: «Si tratta di un’arteria strategica per l’intera viabilità dell’area vestina, poiché collega la vallata con una zona dalle alte potenzialità turistiche e attrattive quale Rigopiano». La nota parla di «frane e smottamenti, che hanno reso inagibile la via, con gravi ripercussioni sul sistema viario dell’intera zona». A sollecitare il sequestro sono stati gli avvocati delle vittime: un passaggio necessario per dimostrare che la strada è di competenza della Provincia.

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