Hotel Rigopiano, sei indagati per la strage della valanga

La Procura di Pescara mette ufficialmente sotto accusa il presidente della Provincia, il sindaco di Farindola e quattro funzionari

PESCARA. L'amministrazione provinciale di Pescara e il comune di Farindola sono ufficialmente sotto accusa per la tragedia dell'Hotel Rigopiano, che il 18 gennaio scorso costò la vita a 29 persone. Risultano infatti indagati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il dirigente delegato alle Opere pubbliche Paolo D'Incecco, il responsabile della viabilità provinciale Mauro Di Blasio. Stesso capo d'accusa per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il geometra comunale Enrico Colangeli. Il direttore del resort Bruno Di Tommaso è indagato anche per violazione dell'articolo 437 del codice penale, che punisce l'omissione del “collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”: secondo l'accusa, non ha previsto nel Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della sua ditta (la Gran sasso resort spa) il rischio di essere colpiti da una slavina. I pm non sembrano invece aver rilevato alcunché di penalmente rilevante nella famosa telefonata delle 17.40 quando Di Tommaso, sbagliando in buona fede, confermò ai funzionari dell'unità di crisi della Prefettura che all'hotel Rigopiano non era accaduto niente di grave. Né risultano, al momento, contestazioni sull'operato del prefetto pescarese Francesco Provolo.

Tragedia di Rigopiano, una vittima viene data per viva
Ospedale di Pescara, 20 gennaio 2017. Sono da poco passate le ore 19 e il prefetto di Pescara, Francesco Provolo, convoca i familiari degli ospiti e dei lavoratori dell'hotel Rigopiano in sala biblioteca per riferire sull'andamento dei soccorsi e sui nomi dei sopravvissuti al crollo del resort. Il secondo nome pronunciato è quello di Stefano Feniello. Si odono grida, applausi, pianti. Lasciato nel limbo dell'attesa, due giorni dopo il padre del ragazzo, Alessio Feniello, chiederà pubblicamente conto della fine del figlio. (video di Simona De Leonardis)

Nel dispositivo della procura di Pescara notificato agli indagati per i reati «artt.113, 40, c.1 e 2, 41, 437 c.1 e 2, 589 c.1, 2 e 3 c.p. per avere, anche in concorso e cooperazione colposa tra loro», dal Nucleo di carabinieri Forestali e dal Nucleo investigativo provinciale dei Carabinieri di Pescara, si legge che tra i rischi da calcolare c'era «l'innevamento grave e quello valanghivo», e che va indagato anche «l'omesso collocamento di impianti, apparecchi o segnali idonei a prevenire disastri e infortuni sul lavoro nonché, con particolare riferimento alle attività di protezione civile, anche nell'omessa predisposizione e/o aggiornamento di piani di intervento, di previsione e organizzazione di rischi connessi a condizioni meteorologiche avverse a eventi valanghivi, nonché nell'omessa attuazione di iniziative, azioni e interventi prescritti da normative di protezione civile e da piani di intervento da attuare in presenza di eventi meteorologici avversi del tipo di quelli connessi ad intenso innevamento atti a prevenire e fronteggiare i suddetti rischi, specie con riferimento al mantenimento di adeguate condizioni di viabilità per le strade costituenti accesso e corrispondenti vie di fuga di strutture ricettive alberghiere come l'Hotel Rigopiano, non impedito e cagionato il decesso di 29 persone presenti all'interno della suddetta struttura alberghiera, di cui 18 ospiti e 11 dipendenti della medesima struttura nonché lesioni personale ad almeno altri 8 ospiti e ad un altro dipendente».

Ai sei indagati sono stati notificati gli avvisi a comparire e saranno presto interrogati dai pubblici ministeri. Le presunte omissioni della Provincia. La strada che collega l'hotel a Farindola è di competenza della Provincia di Pescara: spettava a lei – sostengono gli investigatori del comando Carabinieri Forestali di Pescara che hanno curato questo filone d'indagine - garantirne pulizia e percorribilità. Di più: nel Piano neve approvato poche settimane prima della tragedia, quel tratto veniva indicato come “strategico”. È vero che il 18 gennaio la neve caduta era stata tanta, ma è anche vero che la turbina predisposta per l'area di Farindola, di proprietà della Provincia, era ferma in officina dal 6 gennaio perché non si trovavano i pezzi di ricambio. Nonostante ciò, ancora il 17 gennaio, nel pomeriggio, una pattuglia della polizia provinciale aveva scortato otto macchine di clienti fino al resort, nonostante le condizioni meteo sconsigliassero la salita.

Gli inviti a comparire stilati dalla procura di Pescara, pm Cristina Tedeschini e Andrea Papalia, nei confronti del presidente della Provincia Antonio Di Marco, del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, del direttore dell'albergo Bruno Di Tommaso, dei due funzionari della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio più il dipendente del comune di Farindola Enrico Colangeli, sono stati notificati dal Nucleo Carabinieri Forestali e dal comando provinciale dei carabinieri di Pescara. 

Per la tragedia dell'hotel Rigopiano la Procura di Pescara indaga anche sull'adozione e sull'attuazione, da parte di Prefettura di Pescara, Provincia e Comune di Farindola (Pescara), dei piani di prevenzione e gestione delle criticità in caso di maltempo ed emergenza, previsti dalla legge in materia di protezione civile. Accertamenti, a quanto appreso, sono in corso sia per appurare l'esistenza di tali piani sia la successiva attuazione. Ad aver dato impulso alle indagini in tal senso c'è, tra l'altro, una memoria ex articolo 90 del codice penale presentata, un mese dopo la tragedia, dal legale dei famigliari di una delle vittime. Nel testo viene citata la legge di riferimento, che individua responsabilità e competenze dei diversi enti, e si chiede se, in base alle disposizioni della norma, Prefettura, Provincia e Comune siano stati adempienti rispetto agli obblighi previsti.

«È un avviso di garanzia che mi aspettavo. È un atto dovuto che la magistratura ha fatto soprattutto nel rispetto delle vittime. È giusto che ci sia un approfondimento di indagine con le persone coinvolte». Così il sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, fra gli indagati della Procura di Pescara per la tragedia di Rigopiano. «Ho massima fiducia nell'autorità giudiziaria e di chi sarà il Pubblico ministero. La verità sono certo verrà a galla. Noi anche come Comune - ha aggiunto il primo cittadino - attiveremo tutte le iniziative anche legali affinché emerga la verità, e per questo con il pool di avvocati stiamo già lavorando per la strategia difensiva da attuare e seguire. Auspichiamo che i tempi dell'inchiesta siano veloci affinché questa tragedia non finisca nel dimenticatoio e che sia portato avanti tutto l'iter giudiziario affinché ci sia una sentenza per il rispetto verso le vittime e i loro familiari».