I balneatori: ora risarciteci per i danni dell’erosione 

Gli imprenditori chiedono al Comune di rivedere al ribasso le tariffe demaniali

FRANCAVILLA. Il diritto alla riduzione dei canoni di concessione degli stabilimenti balneari colpiti dall’erosione, cristallizzato nella recente sentenza del Tar di Pescara, spinge decine di imprenditori a chiedere al Comune di rivedere al ribasso le tariffe demaniali e a organizzarsi per un’azione collettiva con l’ausilio delle associazioni di categoria.
Dopo il pronunciamento dei giudici amministrativi a favore della società Porta Nuova Entertainment srl di Filippo Antonio De Cecco, che gestisce la concessione balneare Lido delle Sirene – Cafè Les Paillotes, il Comune di Pescara dovrà rimodulare il canone concessorio di 42mila euro per l’annualità 2016 in ragione dei danni causati da «eventi dannosi di eccezionale gravità» che hanno determinato «una minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione», così come prevede la legge 494 del 1993. La sentenza del Tar segna un precedente importante. Il rischio, infatti, è che tutti i Comuni della costa si espongano a una pioggia di ricorsi e a richieste di risarcimento danni da parte degli assegnatari delle concessioni balneari, danneggiati negli anni scorsi dalle mareggiate, ma mai indennizzati con uno sconto sul canone demaniale. Angelo Sissa, titolare dello stabilimento “Il Pirata” sulla riviera sud, in uno dei tratti di spiaggia più soggetti all’erosione, per primo lancia l’idea di un’azione collettiva da parte di tutti i titolari delle concessioni balneari interessate.
«Chiediamo l’aiuto delle associazioni dei balneatori», rimarca Sissa, «perché da soli, negli anni scorsi, non siamo mai riusciti a farci sentire dalle istituzioni. Questo è un problema che riguarda tantissimi imprenditori che hanno investito su questo tratto di costa e adesso sono in crisi. Qualche anno fa, avevamo presentato le pratiche per chiedere il risarcimento dei danni causati dall’erosione prima e dall’inquinamento dopo. I tecnici del Comune sono venuti anche qui a misurare la spiaggia e a verificare che lo spazio della concessione fosse effettivamente diminuito a causa delle mareggiate. Ci sembrava un atto dovuto ottenere l’abbassamento del canone e invece, in questi anni, abbiamo pagato sempre la stessa cifra».
Gli effetti dell’erosione, sul lungomare sud, si possono scorgere a vista d’occhio. «Avevamo 40 metri di spiaggia», racconta Sissa, «adesso ce ne sono appena 17. Scontiamo dieci anni di mancati lavori di ripascimento e di operazioni a tutela della costa non risolutive. La sabbia nuova ci viene promessa ogni anno ma poi, puntualmente, ne arriva sempre un decimo della quantità promessa».
«Quest’anno la situazione sembra essersi stabilizzata», sottolinea con amarezza Alessio Pacchione dello stabilimento “Il Corallo”, «fino a un paio di anni fa, avevamo un 10/15% in meno di spiaggia. Abbiamo provato a chiedere lo stato di calamità, ma non ci è stato mai riconosciuto e abbiamo sempre dovuto pagare il canone intero, pur non essendo competitivi rispetto, ad esempio, all’altra parte della riviera pescarese». Insiste, invece, sulla necessità di nuovi lavori in difesa della costa e sul ripascimento Marco Schiavone, titolare del “Nuovo Tramonto”, escludendo l’ipotesi di un ricorso contro il Comune sulla scia tracciata da De Cecco: «Non lo farei», taglia corto, «perché la mia concessione è piccolina e siamo lontani dalle metrature del lido di De Cecco». Se a Pescara è braccio di ferro fra imprenditori del mare e amministrazione, a Francavilla invece, come confermano sia Luciano Pesce di Blu Marine sia Piergiorgio Illica di Albatros, il ricalcolo del canone annuale è «una prassi consolidata». «A ogni stagione comunichiamo le nuove misurazioni», spiega Pesce, «il Comune controlla e rimodella il canone. Qualche anno fa, ho formalizzato la richiesta di aumento poiché la spiaggia era cresciuta, è mio interesse pagare il giusto».