I colori di Roberto Battestini a Pescara

Al Circolo Aternino la personale (la seconda in 30 anni) del pittore del fumetto nato nel liceo Misticoni

PESCARA. «È come se i fumetti uscissero dalle tavole su cui sono disegnati per vivere sulla tela. La pittura permette di uscire dal chiuso della tavola, dipingere è un gesto più ampio come quello del seminatore, un lavoro manuale che apre al colore dando libero spazio alla fantasia». Roberto Battestini sta aprendo la strada delle sue illustrazioni alla pittura e trova la novità "stimolante" per la sua ricerca, artistica e umana.

Lo dimostra nella personale (la seconda nella sua ultratrentennale carriera di disegnatore) allestita al Circolo Aternino in Corso Manthoné a Pescara. La mostra ha per titolo "In itinere" e raccoglie la sua recente produzione pittorica oltre alle tavole originali di "Fratelli" (Bottero, Roma, 2009), "Francesco" (Ave, Roma,2011), "Beato Karol" (Ave, Roma 2012), oltre a una selezione di tavole originali dei "Catecomics", fumetti creati con l'intento di educare alla fede. "In Itinere" è una mostra in divenire che si arricchirà progressivamente di opere. Una sezione è allestita come spazio creativo per i visitatori, che possono esprimersi graficamente in libertà. Apertura fino al 30 giugno con orario 19.30 - 24 e ingresso libero. "In itinere" può essere definita una mostra dei cinque sensi.

I curatori (Jacopo Pomante e Simona Lamparelli) hanno previsto serate a tema su “Il colore della cucina” (22 giugno) con “Cucina per Bene”; “Il colore dell'Africa” (sabato 23) con le percussioni di Baobab, “Il colore del suono” (lunedì 25) col Quintetto Frontiera; “Il colore della storia” (sabato 30) con intervento dello stesso Battestini. Roberto Battestini (Pescara,1966) è autore, traduttore, curatore di mostre e insegnante, oltre a essere padre di otto figli. Ha lavorato per Totem, Comix e Blue con fumetti erotici e comici. I suoi lavori sono usciti continuativamente su riviste in Italia e all'estero; dal 2008 cura il progetto "Catecomics". Battestini, la fede, la follia, il pugilato sono i temi portanti dei suoi lavori e non nascondono un risvolto autobiografico «agli occhi più esperti» come scrive Luigi Pagliarini nel testo critico. «Per me è importante il soggetto umano, la persona viva. Uno dei grandi temi della fede si ritrova nei fumetti di Rachele che piange i propri figli: è come mia madre che piange i figli perduti. Anche la boxe mi è compagna, in fondo la vita è una sfida impari, un'esperienza in cui ci si può perdere completamente per poi ritrovarsi. Per questo raffiguro pugili appesantiti, crocifissi, che hanno perso lo smalto del momento agonistico: la vita è una lotta». L'identità dei suoi fumetti sembra attingere a più stili differenti che rimandano all'irripetibile stagione fumettistica degli anni '70-'80 informata dalla genialità di Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Filippo Scozzari. «Sono un ex-ragazzo degli anni Ottanta e mi sono nutrito di quella materia. Di quegli anni ho amato e appreso l’uso corposo della china e la disperazione delle tavole che urlavano parole di rivolta. Il resto credo che vada reinterpretato e reso forte. La rivolta c’è sempre e deve essere alla base del pensiero, non una rivolta senza costrutto ma che punti ad una rivoluzione concreta, che metta al centro l’uomo con le sue esigenze di senso e le sue domande esistenziali. Il mio desiderio profondo è stato quello di modificare la mia vita. Potevo vivere male, invece tutto procede positivamente grazie al mio percorso di fede indicatomi da persone che ho incontrato intorno ai 15-16 anni. Il mio obiettivo è di trasmettere che la vita non è una fregatura: si può vivere come un dono anche il male, la sofferenza, il dolore».

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