Montesilvano

I moschettieri d'Abruzzo del premio Zimei

Dall'ex sindacalista Benvenuto a Quieti, Pace, Di Francesco, Pasqualone e tanti altri. E Mancini onora la memoria di Zatterin, primo e storico direttore del Centro

MONTESILVANO. Dall’Abruzzo ha ereditato la tenacia, dalla sua Chieti i ricordi d’infanzia, nella scuola gestita dalle suore, o dei bersaglieri che entrarono nella città aperta lungo via della Liberazione, portando in braccio i corpi di due tedeschi appena uccisi. Giorgio Benvenuto, ex segretario generale della Uil, un simbolo del mondo e delle conquiste del sindacato, è uno dei Moschettieri d’Abruzzo ai quali Geremia Mancini ha consegnato il premio da lui ideato nel nome e in memoria di Antonio Zimei, celebre albergatore, rappresentato dai figli che gestiscono il Gran Hotel Adriatico, dove si è tenuta la 13esima edizione del premio.

Geremia Mancini con Giorgio Benvenuto

Dai ricordi di Benvenuto, che ama Chieti, la città della madre, dove ha ancora parenti in corso Marrucino, e nel suo intervento ha invocato il riscatto dei giovani su cui occorre scommettere davvero, alla voce saggia e pacata di Giuseppe Quieti, politico d’altri tempi, quando chi amministrava sapeva realizzare infrastrutture oggi impensabili, che ha dato l’occasione di rievocare un divertente aneddoto di zio Remo.

Giuseppe Quieti

Così, Marco Pannella chiamava Remo Gaspari che, tanti anni fa a Roma, accolse un giovane abruzzese dai capelli ricci. Quel giovane chiedeva al ministro di far spostare una cabina dell’Enel costruita al centro della sua vigna. E Gaspari telefonò a un alto dirigente che gli rispose: «Non si può fare». Bene, ribattè zio Remo, «domani o si sposta la cabina o si sposta lei». E la cabina Enel sparì dalla vigna, con gioia di quel giovane riccioluto, che era il grande Valentini.
Dall’applauso che ha accompagnato la premiazione di Quieti, eseguita dall’ex assessore regionale Carlo Masci, all’emozione del vignettista Franco Pasqualone, il Forattini d’Abruzzo, oppure alla presenza dignitosa e silenziosa del papà del musicista Andrea Gabriele, premiato alla memoria, così le emozioni si sono incrociate alle battute, quelle di Bruno Pace, moschettiere del pallone, premiato da Guerino Testa, e agli elogi alla Maiella e al Morrone che, ogni mattina, Marcello Spadone, chef della Bandiera di Civitella Casanova, ammira dal suo ristorante tanto da voler restare nel paradiso abruzzese e non cedere alle richieste che gli arrivano da Milano e dagli Usa.

Bruno Pace

Il tema dell’emigrazione è stato rievocato più volte, non solo da Mancini, ma anche dal fotoreporter Lucio Borsari che, in Sud America, ha sfidato la morte per documentare la verità. Quella verità oggi offesa dalle fake news, ha detto Nicola Marini, ex presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti premiato poi con Mauro Cerasoli, matematico aquilano, sfollato a Montesilvano dopo il terremoto del 2009 che ha mostrato ieri un raro senso dell’ironia annunciando un intervento di due ore invece risolto in poche e divertenti battute. Incontenibile, per la sua oratoria, è stato invece Ennio Di Francesco, promotore del "Movimento per la democratizzazione e riforma della Polizia”, che rischiò l’arresto mentre difendeva i diritti sindacali di chi indossa la divisa. Nella sala gremita, attenta e a tratti commossa, il premio Zimei è andato anche a un’eccellenza d’Abruzzo, l’Antico Pastificio Rosetano Verrigni, a ritirarlo è stata la titolare Francesca Petrei Castelli. E al giornalista che nel 1986 decise di venire in Abruzzo a fondare il quotidiano il Centro, portando con sé un’eccezionale esperienza professionale fatta non solo di politica ma anche di televisione vera, la prima davvero reale. Per Ugo Zatterin, che ha diretto il quotidiano d’Abruzzo fino al 1989, ed è scomparso il 17 luglio del 2000, Mancini ha speso parole di gratitudine, dedicandogli il premio Moschettiere d’Abruzzo alla memoria. «Questo premio è nel cuore degli abruzzesi», ha ricordato lo stesso Mancini, «negli anni abbiamo premiato le vere eccellenze del nostro territorio e affrontato con forza, determinazione e proposte, le esigenze dei più deboli. Così è stato anche quest’anno», ha concluso l’abruzzese che al sindacato, l’Ugl, ha dedicato la vita. E ora si appassiona di storie di emigranti, geni sconosciuti, sempre alla ricerca dell’invisibile. (l.c.)