L'urna esposta al santuario di Pescosansonesco

CANONIZZAZIONE IN VATICANO

Il beato Nunzio è diventato santo / VIDEO E FOTOGALLERY 

Oltre tremila fedeli della diocesi pescarese in piazza San Pietro. In settantamila al Vaticano, Papa Bergoglio: "Chiediamo la grazia di saper lasciare le ricchezze"

PESCOSANSONESCO. Nunzio Sulprizio da questa mattina è santo, dopo tre miracoli riconosciuti dalla Chiesa. Sarà venerato dai pellegrini di tutto il mondo, nei santuari di Pescosansonesco dove il “santarello” per la devozione popolare, è nato il 13 aprile di 201 anni fa (1817) e in quello di San Domenico Soriano, a Napoli dove è spirato, tra atroci sofferenze, il 5 maggio di 182 anni fa (1836).

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Un nuovo santo per gli abruzzesi
I fedeli a Pescosansonesco per la canonizzazione del beato Nunzio Sulprizio (video di Cinzia Cordesco) e la folla degli abruzzesi al Vaticano nella sequenza tratta dal profilo facebook di Mario Di Gregorio

Il momento più atteso dai devoti è arrivato questa mattina qualche minuto dopo le 10.15, quando papa Francesco ha pronunciato le parole «San Nunzio Sulprizio» che i fedeli attendono dal 1963, anno della beatificazione dichiarata da Paolo VI, papa Giovanni Montini, anch’egli canonizzato oggi insieme ad altri cinque santi. Paolo VI e monsignor Oscar Romero sono santi. Oltre al beato Nunzio,  Papa Francesco oggi ha sancito la loro canonizzazione di Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù. Il pontefice, nell'omelia, ha invitato a liberarsi dalle ricchezze e dai poteri. «Senza un salto in avanti nell'amore la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile e il narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti», ha detto il Papa. «Chiediamo la grazia di saper lasciare le ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all'annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo. La ricchezza è pericolosa perché il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano il cuore». Alla messa hanno partecipato 70mila fedeli. Presente anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella. Dalla diocesi di Pescara-Penne, sono partiti alla volta del Vaticano oltre tremila persone insieme al vescovo, monsignor Tommaso Valentinetti, che ha scritto una preghiera per l’orfanello 19enne ucciso dalle avversità della vita, dai tanti lutti e patimenti, dal cancro osseo che gli divorò il piede sinistro.

L'arcivescovo Tommaso Valentinetti

«San Nunzio prega per noi», ha messo nero su bianco Valentinetti, «perché le tue virtù siano le nostre, perché la tua santità trasformi la nostra vita». Da Pescosansonesco, il rettore del santuario don Mauro Pallini ha accompagnato circa 300 fedeli distribuiti su sei pullman partiti all’alba. Col gruppo anche alcuni amministratori comunali, insieme al sindaco Nunzio Di Donato.
Festa e giubilo anche a Pescosansonesco, 500 anime, località rimessa a nuovo negli ultimi tre mesi da quando è stato ufficializzato l’annunzio della canonizzazione del beato Nunzio, che si trova a 6 chilometri dall’uscita dell’autostrada per Torre de’ Passeri e 44 chilometri da Pescara.

Il paesello è addobbato a festa da gigantografie con la foto del santo e parole di benvenuto. In paese un migliaio di persone  arrivate con bus e mezzi privati.  Questa mattina, alle 10, nel santuario, è stata trasmessa la diretta dal Vaticano, poi la cerimonia officiata da don Marco Pagniello. Sempre oggi, alle 17 il rosario e alle 17.30 la messa di don Nicola della Rocca. Don Marco Pallini invita i pellegrini a visitare la bottega dove San Nunzio esercitò il lavoro di fabbro, dallo zio Domenico che lo sfruttò senza requie, dopo essere rimasto orfano del padre Domenico Sulprizio, della madre Rosa Luciani e della nonna materna Anna Rosaria Del Rossi. Il locale si trova sull’ex Salita Castello, sullo sperone roccioso che sovrasta il paese, oggi via Duca degli Abruzzi, proprio sotto l’abitazione di epoca millenaria dove il santo abitò, a fasi alterne, per undici anni fino al 1831 quando si ammalò gravemente e fu ricoverato in un ospedale dell’Aquila e l’anno successivo a Napoli, dove morì. Nel santuario  le bende intrise del sangue del santo donate nel 2014 da don Luigi De Maio, parroco della chiesa partenopea di San Domenico Soriano e il pedale del mantice che il piccolo fabbro usava in bottega e che si trova rinchiuso in una teca di vetro accanto al fonte battesimale del santo.