PIANELLA: ordinanza del sindaco sul centro accoglienza 

Il Cas verso la chiusura «Sempre meno i migranti»

PIANELLA. Il Centro di accoglienza stranieri (Cas) di Castellana di Pianella chiuso con ordinanza sindacale dopo la segnalazione della Asl di Pescara era già in fase di smantellamento. Come accaduto...

PIANELLA. Il Centro di accoglienza stranieri (Cas) di Castellana di Pianella chiuso con ordinanza sindacale dopo la segnalazione della Asl di Pescara era già in fase di smantellamento.
Come accaduto con il Cas di Civitaquana, l’azienda pubblica che gestisce i centri di accoglienza per gli immigrati Asp (Azienda servizi alla persona) sta riducendo i suoi impegni man mano che si riduce il numero degli immigrati che la prefettura invia per l’accoglienza.
Da 200 immigrati di due anni fa, le persone in carico alla Asp di Pescara sono scese lo scorso anno a 150 e quest’anno a 100. Restano quindi aperti i Cas di Città Sant’Angelo, di Vestea, di Loreto Aprutino e i due di Penne.
«Probabilmente, la segnalazione della Asl di sovraffollamento cui fa riferimento il sindaco Marinelli era molto precedente alla situazione attuale: il centro infatti negli ultimi mesi si è praticamente svuotato», dicono i responsabili del centro di Castellana. «Comunque, ci teniamo a sottolineare che gli immigrati che noi accogliamo sono quelli che ci invia la prefettura di Pescara, quindi un’istituzione del governo. Quando la prefettura non invierà più immigrati, come sta accadendo in questi ultimi mesi, allora non potremo chiudere tutti i Cas e tornare a occuparci soltanto di assistenza agli anziani e ai disabili».
Attualmente, l’Asp di Pescara ha in carico quindi un centinaio di immigrati, ma molti di questi non vengono più sanzionati come avveniva una volta. Anche se non obbediscono alle regole ricevono ugualmente il contributo giornaliero, e anche se si allontanano per diversi giorni, quando tornano nessuno gli dice niente.
«Purtroppo», commentano ancora gli addetti della Asp «si tratta di ospiti tutti irregolari, in attesa di riconoscimento di status di rifugiato che però quasi mai ottengono. Una volta mandati via dal Cas, i più furbi riescono a raggiungere il Nord Europa, gli altri restano ad arrangiarsi in Italia, e spesso finiscono nelle reti della criminalità che li sfruttano sia per vendere merce taroccata che per spacciare droga o prostituirsi».