Il fascino del “salterio” opera del poeta vastese Gabriele Rossetti

La prima versione del poema venne edita a Londra nel 1833 Il saggista Mario Fresa lo ripubblica per i tipi di Carabba

di Marco Tabellione

Uno dei maggiori poeti abruzzesi dell'Ottocento, a suo tempo anche critico e patriota, torna a occupare il pensiero degli studiosi grazie a una ripubblicazione dell’editore abruzzese Carabba. Si tratta di Gabriele Rossetti, nato a Vasto nel 1783 e morto a Londra nel 1854, e del suo poema "Il tempo ovvero Dio e l'uomo" (Carabba, 345 pagine, 24 euro), riedito in un volume a cura di Mario Fresa.

Il libro è la riedizione fedele del "salterio", così Gabriele Rossetti chiamava il suo poema, che il poeta di Vasto pubblicò in una prima versione a Londra nel 1833.

Rossetti è stato innanzitutto un grande rappresentante del risorgimento italiano, al quale ha contributo come patriota e come uomo di lettere. Fu anche iscritto alla Carboneria, tuttavia il salterio non è un'opera politica, è piuttosto una visione metafisica del tempo, del mondo e della condizione dell'uomo nel mondo. Inoltre Rossetti è riuscito a infondere al poema la sua verve e il suo spirito combattivo, rendendo i versi vibranti ed energici.

Si tratta perciò di un'opera ambiziosissima, questa di Rossetti, un poema su Dio e l'umanità, come lo stesso autore lo definisce nella prefazione, un'opera ambiziosa che costituisce sicuramente il suo capolavoro.

Il poema ripubblicato è per la precisione la riproduzione di due autografi rinvenuti dal curatore stesso della pubblicazione, Mario Fresa, poeta saggista e consulente editoriale (il suo blog è “Oratorio degli sguardi”), il che testimonia l'importanza di questo lavoro editoriale, il cui archetipo è costituito dall'opera scritta da Rossetti nel 1823 intitolato "L'umanità e la religione", rimasta inedita.

Salterio chiama dunque Rossetti la sua fatica poetica, rifacendosi apertamente al titolo di un'opera del mistico Gioacchino da Fiore, per il quale il salterio era lo strumento perfetto atto a simboleggiare la trinità, e ciò conferma le basi mistiche, oltre che metafisiche, dell'ispirazione rossettiana.

Il verso scelto da Rossetti è un senario, un verso di sei sillabe, organizzato in ottave, cioè strofe di otto versi, un metro che, come lui stesso confessa nella prefazione, meglio si addice ad un poema definito dal suo autore «sacro».

Preziosa appare dunque questa pubblicazione di Carabba che restituisce al lettore contemporaneo un capolavoro della poesia abruzzese e non solo, visto l'apprezzamento che Gabriele Rossetti vanta anche dal punto di vista della storia letteraria nazionale. Un plauso dunque alla casa editrice lancianese e al curatore Fresa per aver ridato al lettore questo capolavoro, destinato altrimenti ad essere dimenticato.

Anche perché finora gli editori si erano accontentati di ristampare "Iddio e l'uomo" l'unica versione che Rossetti diede alle stampe.

Questa nuova, invece, approfondisce le varie stesure del poeta vastese, cercando di ricostruire i suoi intenti estetici e artistici.

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