Il ministro M5s Grillo: «Si muore di morbillo ma non di vaccino» 

Botta e risposta della pentastellata a Chieti con una giovane mamma Poi assicura: i soldi per i nuovi ospedali ci sono, la Regione non li spende

CHIETI. «Signora, io conosco bambini morti per il morbillo. Bambini morti per il vaccino non ne conosco. Lei li conosce?», chiede Giulia Grillo alla mamma preoccupata che la incalza perché la figlia ha avuto una crisi respiratoria dopo la vaccinazione. «Non fate questa disinformazione», sbotta il ministro 5 Stelle della Salute, «la gente muore per il morbillo e per la meningite, e non per il vaccino. La crisi respiratoria si risolve, di meningite o polmonite da morbillo si può morire. Lei ha fatto la cosa giusta perché ha immunizzato suo figlio da una patologia potenzialmente mortale. I vaccini», sottolinea, «sono assolutamente sicuri».
«MAI DETTO». Alla stessa mamma che però le chiede: «Ma perché ha cambiato posizione?», la Grillo ribatte in modo perentorio: «Non ho mai cambiato posizione. Non ho mai detto che i vaccini sono insicuri. Io sono un medico ed è difficile che un medico dica una cosa del genere. Ho invece detto che non era chiara, in quel momento, la motivazione sanitaria ed epidemiologica per giustificare l’immissione di 11 vaccinazioni obbligatorie dalle 4 precedenti. Non ci piace l’impianto con cui è stato fatto il provvedimento Lorenzin (ex ministro della salute, ndr). C’è una bella differenza tra dire questo e affermare che i vaccini fanno male. Chi lo dice se ne assume le responsabilità. Così come chi decide di non vaccinare il proprio figlio paga la multa e si prende anche la responsabilità di ciò che può accadere al figlio». Più chiara di così, la ministra M5s non poteva essere.
GARANTE. Il botta e risposta va in scena dopo la conferenza stampa convocata ieri mattina alla Camera di commercio di Chieti dalla candidata presidente alla Regione, Sara Marcozzi e dai candidati consiglieri, Domenico Pettinari e Pietro Smargiassi, per illustrare il programma di governo sulla Sanità del M5S (vedi l’articolo accanto). In prima fila, spiccano i volti di primari del policlinico teatino, e dietro di loro simpatizzanti e candidati del Movimento che applaudono il ministro quando dice che la sanità dev’essere uguale per tutti, indipendentemente «dagli amici e da chi conosci». È lei, Giulia Grillo, la garante del programma di Marcozzi.
LE NOMINE. «Levare la politica dalle aziende sanitarie, è la prima cosa che i cittadini mi chiedono», esordisce la Grillo, che affronta subito il tema della nomina dei manager, cioè dei direttori generali delle Asl. «I presidenti di regione, con un meccanismo fiduciario, scelgono i manager. Ma noi scegliamo il criterio della capacità, quindi faremo nomine trasparenti rendendo pubblici i punteggi degli albi nazionali». Passa poi alla costruzione dei nuovi ospedali e boccia, senza appello, il sistema del project financing, come quello da anni previsto a Chieti, che per il ministro «fa guadagnare solo il privato». E qui scatta il secondo applauso.
NON SPESI. «Abbiamo 228 milioni di euro che ancora devono essere spesi dalla Regione Abruzzo. Ci sono anche i fondi dell’Inail che possono essere prestati alle Regioni a tasso bassissimo».
La stoccata più pesante alla giunta di centrosinistra uscente arriva quando il ministro afferma che il tavolo romano di monitoraggio per il riordino della rete ospedaliera aveva chiesto all’Abruzzo delucidazioni sul sistema dell’emergenza/urgenza. Ma la risposta, che doveva essere data entro 15 gennaio, non c’è stata. «Sapete che ha fatto la Regione? Ha chiesto una proroga».
TALLONE D’ACHILLE. Passa infine al tema delle liste d’attesa. «La prima cosa che ho fatto, entrando nel governo, è stata mettere dei soldi per abbattere le liste d’attesa. E sarà la prima cosa che farà anche la nostra candidata Marcozzi. Proprio ieri c’è stata la conferenza Stato-Regione perché, dopo dieci anni, abbiamo scritto per la prima volta le nuove regole per la gestione delle liste d’attesa. Ho chiesto alle Regioni di prevedere la decadenza dei direttori generali se non fanno rispettare le procedure per le liste d’attesa», e qui il ministro si conquista il terzo applauso: «Se non si riesce a garantire la prestazione sarà la Asl a pagare il cittadino».
Infine l’ultima stoccata all’ex ministro Lorenzin e al suo decreto 70 che ha ridisegnato la mappa degli ospedali: «La sanità va regionalizzata. In Abruzzo piccoli ospedali e punti nascita nelle aree più disagiate vanno riaperti».