TRAGEDIA DELL'AUTOSTRADA

Il papà aveva un piano per eliminare la famiglia

Si indaga su un'ora di buco in cui la piccola Ludovica forse poteva essere salvata

CHIETI. Aveva un piano per sterminare la famiglia tenuto nascosto dietro la normalità dell’acquisto di una lavatrice in un centro commerciale. L’indagine sulla domenica della follia finita con un bilancio di tre vittime parte da un’ora di buco. Tra le 12 e le 13, Fausto Filippone, 49 anni di Chieti, ha avuto il tempo di lasciare il suo appartamento di piazza Roccaraso a Chieti Scalo, raggiungere la casa di Pescara, in via Punta Penna, e portarsi via la figlia Ludovica di 10 anni: circa 16 chilometri che si percorrono in una ventina di minuti. Da Pescara, poi, l’ultimo viaggio della bambina con il suo papà fino al viadotto Alento dell’autostrada A14, direzione sud, nel territorio di Francavilla. Filippone ha fermato la sua macchina, una Bmw X1, ha percorso circa 200 metri a piedi tenendo la figlia per mano e poi, sotto gli occhi degli agenti della polizia stradale, l’ha gettata nel vuoto facendola precipitare da un’altezza di circa 40 metri. Ieri, l’autopsia su Filippone, oggi su mamma e figlia. Sulle vittime saranno eseguite anche le analisi tossicologiche.

UN’ORA. Si indaga, adesso, su quell’ora in cui Ludovica forse poteva essere salvata. Secondo la ricostruzione del questore di Chieti Raffaele Palumbo e della dirigente della squadra mobile Miriam D’Anastasio, alle 12.06 di domenica, alla sala operativa è arrivata la segnalazione di una donna caduta dal balcone di un appartamento al terzo piano, in piazza Roccaraso a Chieti Scalo: è la moglie di Filippone, Marina Angrilli, 51 anni, insegnante d’italiano al Liceo Scientifico da Vinci di Pescara. Nessuno sa dire cosa sia accaduto: «Non ci sono testimoni oculari», dice il questore.

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MOGLIE PRECIPITATA. Domenica mattina, moglie e marito erano usciti dicendo ai familiari che sarebbero andati a comprare una lavatrice per la casa di Pescara. Ma, poi, sono finiti nella seconda casa di Chieti. Angrilli è caduta da un’altezza di 10 metri per un incidente all’apparenza inspiegabile o è stata buttata giù? Di certo, a chiedere l’intervento del 118 sono stati i condomini e non il marito. L’appartamento di piazza Roccaraso è di proprietà di Filippone, dipendente dell’azienda di moda Brioni a Penne. Secondo gli investigatori della polizia scientifica, nell’appartamento non ci sono segni di una lite: tutto è stato trovato in ordine. È certo, in base ai primi racconti, che Filippone abbia parlato con i soccorritori del 118, arrivati nel cortile della palazzina poco prima della Volante della polizia, come confermato dal questore. I poliziotti sono giunti sul posto prima o dopo che Filippone andasse via da Chieti Scalo? «Questo è ancora in fase di accertamento», rispondono il questore e la D’Anastasio. «Resta da chiarire», dice anche il capo di gabinetto della questura Katia Basilico, «se in tarda mattinata, al momento dell’arrivo del 118, Filippone fosse ancora nei pressi della palazzina dove giaceva il corpo di Angrilli».


LA SCUSA. È probabile che Filippone si sia allontanato con una scusa: «Vado a prendere i documenti e vi raggiungo all'ospedale», avrebbe detto ai sanitari. Ma, da piazza Roccaraso, Filippone è andato a Pescara e al Santissima Annunziata, dove la moglie era stata ricoverata agonizzante, non si è mai fatto vedere.
LA BAMBINA. «La figlia si trovava a casa insieme agli zii materni», dice la ricostruzione della polizia. Poi, la tappa finale di un piano che appare premeditato. E c’è un dettaglio che, adesso, sembra inquietante: pochi mesi fa, Filippone aveva fatto richiesta di porto d’armi per il tiro a volo. Prima di arrivare a via Punta Penna, Filippone ha telefonato agli zii: sono stati loro, all’oscuro della tragedia della Angrilli, ad accompagnare la bimba in strada e Ludovica è salita sull’auto del padre. Come sempre, senza avere paura. Erano le 12.30, mezzora prima che morisse.


LA MEDIAZIONE. Poi, la trattativa a oltranza con Filippone aggrappato alla rete dell’autostrada per 7 ore: «Abbiamo cercato, con un negoziatore esperto, di impedire che l’uomo si gettasse dal cavalcavia. L’unico elemento certo», dice Palumbo, «è che durante le lunghe trattative lui continuava a chiedere scusa a tutti. Sentendo familiari e vicini non sono emersi elementi che possano far pensare a problemi familiari o liti: una famiglia normale, una comune famiglia italiana. Una famiglia senza problemi, con una vita normale».
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