«Il papà di Maxim non ha colpe per l’omicidio del figlio di 5 anni»

Il pm chiede il proscioglimento per il tecnico informatico e 8 mesi per il falso sull’adozione del bimbo Sollecitato il rinvio a giudizio per la moglie di Maravalle e due medici. La decisione il 9 febbraio

PESCARA. Sempre più vicino il proscioglimento di Massimo Maravalle, il tecnico informatico, affetto da disturbo psicotico atipico, che la notte tra il 17 e il 18 luglio del 2014, uccise nel sonno il figlio adottivo di cinque anni, Maxim, di origine russa, nella loro abitazione di via Petrarca. Il pm Andrea Papalia ieri nel corso dell'udienza davanti al gup, Nicola Colantonio, ha infatti chiesto il proscioglimento a causa della non imputabilità di Maravalle che, secondo la perizia dello psichiatra Renato Ariatti, all'epoca dei fatti «versava per infermità in condizioni di totale esclusione della capacità di intendere e volere» ed «era in preda a un delirio letale, paranoide e persecutorio».

Maravalle, dunque, secondo la legge, non è punibile e toccherà al giudice formalizzare il proscioglimento. Colantonio dovrà pronunciarsi anche sull'accusa di falso in concorso, che Maravalle condivide con la moglie, Patrizia Silvestri; Giuliana Iachini, medico del Servizio di medicina legale e del lavoro della Asl di Pescara; e Fabio Panzieri, medico di base, nell'ambito della vicenda relativa alle pratiche di adozione del bimbo.

Per il reato di falso il pm ha chiesto 8 mesi per Maravalle, che sarà giudicato con il rito abbreviato, e il rinvio a giudizio per gli altri imputati, che hanno scelto invece il rito ordinario. Le richieste sono state precedute dal deposito della trascrizione delle intercettazioni telefoniche del perito Caterina Del Zingaro.

L'avvocato Giuliano Milia, difensore di Maravalle, ha chiesto «l'assoluzione perché il fatto non sussiste» per il falso, il proscioglimento per omicidio e la conferma della misura di sicurezza della libertà vigilata.

I difensori degli altri imputati, che devono rispondere del reato di falso in concorso, hanno chiesto il non luogo a procedere. Secondo l'accusa, il tecnico informatico e la moglie, relativamente alla dichiarazione di disponibilità, presentata al tribunale per i minorenni dell’Aquila, all’adozione internazionale, con contestuale richiesta di relativa idoneità, avrebbero omesso di riferire e fornire notizie sui disturbi e sulla patologia psichiatrica di Maravalle.

I medici, difesi dagli avvocati Aldo Moretti e Marco Spagnuolo, avrebbero attestato che Maravalle era esente da difetti fisici e psichici, omettendo di rilevare l'esistenza di patologie.

L'avvocato Moretti, difensore di Iachini, ha sostenuto la mancanza del dolo.

«Sono state le stesse indagini a stabilire che nel caso della mia assistita non c'è dolo», ha detto, «Il pm ha usato termini come sciatteria e negligenza, tutti ascrivibili al concetto di colpa». «La mia assistita, ha aggiunto, «conosceva i coniugi Maravalle. Li ha incontrati solo per dieci minuti e non sono state riscontrate ipotesi corruttive. Manca il movente che in questi casi è fondamentale per risalire al dolo e quindi all'alterazione del vero». La decisione è attesa per il 9 febbraio prossimo.

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