Il primo telefonino a 8 anni e la paghetta per la ricarica

Lo smartphone serve per giocare e mandare messaggi, ma anche per suonare e fare ricerche per la scuola. Il prof: i ragazzi sono veloci, ma la riflessione ne risente

PESCARA. Il primo telefonino lo hanno ricevuto in dono da mamma e papà tra gli 8 e i 12 anni per essere facilmente rintracciabili. E oggi, all’età di 16-17 anni, la ricarica mensile se la «pagano da soli» risparmiando sui soldi della paghetta. Le dita sul telefonino scorrono velocemente alla ricerca del nuovo gioco supertecnologico, le scommesse virtuali, il poker online e l'ultimo eroe dei fumetti. Virtuali , ma anche virtuosi gli allievi del corso di Informatica dell'istituto superiore “Alessandro Volta” di Pescara (diretto da Maria Pia Lentinio) tra i partecipanti, insieme ad altri 5000 studenti delle scuole superiori abruzzesi, al progetto Navigare Sicuri organizzato da Corecom e Unicef e illustrato ieri mattina nella sala consiliare del Comune. Perché, a loro dire, il cellulare «non serve solo per giocare ma anche per suonare il pianoforte, scambiarsi su whatsapp le informazioni sulle materie scolastiche, cercare il programma informatico più all'avanguardia per costruire un sito internet personalizzato o una app accattivante».

In classe il telefonino «non si usa se non nelle pause o durante la ricreazione», sotto stretto controllo degli insegnanti. E a casa, i compiti si fanno «col cellulare silenziato o spento per stare lontano dalle tentazioni» di chat, messaggistica, social network, internet. Ma non negano che il cellulare è ormai diventata una «vera e propria dipendenza che soppianta la lettura». I cari, vecchi libri cartacei, dunque, che fine hanno fatto? Odorano di antico e giacciono, dimenticati, su polverosi scaffali. Michelangelo Morrillo, III B, 17 anni di Pescara, da grande vuole diventare esperto di sicurezza informatica e intanto si allena realizzando siti internet e app. L'ultima che ha inventato serve a «monitore la qualità dell'aria in tempo reale» basandosi su dati Arta. Quando si rilassa, il cellulare lo usa «per suonare il pianoforte» con programmi particolari. Preferisce le strumentazioni tecnologiche «perché odio sprecare la carta». Daniele Di Nicola, 16 anni di Sambuceto, ha ricevuto in dono il primo telefonino all'età di 10 anni:«Era a forma di conchiglia, basico, niente touch» e con l'apparecchio ha «un rapporto molto altalenante». Preferisce concentrarsi sui libri di testo, studiare politica perché aspira «a diventare presidente della Regione».

Smanetta sulla rete alla ricerca di veicoli d’epoca da restaurare, altra sua passione. Il grande vantaggio degli smartphone?«Usarli come dizionario, la ricerca dei vocaboli è velocissima». Alessandro G, 16 anni di Pescara, primo cellulare all'età di otto anni, aspirante web designer, usa i social «per farsi gli affari degli altri» ma anche per cercare l'ultima vignetta dei suoi fumettisti preferiti. Giorgia Di Placido, 17 anni, pescarese, adora i libri. Ne ha «tantissimi» e in questo periodo si sta appassionando alle biografie di Jane Eyre. Ma il telefono è una «continua tentazione, mi piacerebbe non usarlo», ammette, «ma ne sono completamente dipendente, lo so. Ma è forte la curiosità di vedere chi mi scrive su Instagram, ma perdo tempo prezioso da dedicare ai miei libri. Con i gruppi di classe su whatsapp ci scambiamo informazioni sui compiti, ma non ce li passiamo- precisa- e a casa spengo e allontano il telefono quando faccio i compiti». Federica Di Pietro, 17 anni, da grande vuole fare la programmatrice informatica e «creare giochi culturali che interagiscano col computer». Per questa ragione smanetta in continuazione alla ricerca di domande a quiz «per testare le mie conoscenze». Il cellulare «ruba il tempo, ma non se ne può fare a meno». Su internet fa ricerche scolastiche e condivide foto e messaggi sui social. I giochi sono la grande passione degli studenti, ma il docente di storia Paolo Diodato, una profonda cultura teatrale, spiega che i ragazzi sono «ingegnosi e creativi al punto da utilizzare le penne a scrittura invisibile come neppure agli 007 verrebbe in mente» ma sono anche accorti a scansare i pericoli della rete «come i giochi online a pagamento». Il prof riflette sulla velocità della tecnologia che modifica le regole dell'apprendimento: «La lettura è lenta, necessita riflessione, loro vanno troppo veloci».