Il rifugio Acerbo sfiorato dalla valanga 

Rigopiano, è l’unica struttura rimasta intatta dopo la tragedia nell’hotel devastato. Di Giangregorio spiega perché

PESCARA . Si trova a poche centinaia di metri dall’hotel Rigopiano, ma non è stato neppure sfiorato dalla valanga che ha travolto il resort causando la morte di 29 persone. Il rifugio Tito Acerbo, costruito dalla Milizia Forestale, e inaugurato nel 1933, è solo a un passo dal “cono”, la zona interessata dalla valanga che, dopo essersi staccata dal Monte Siella, si è incanalata nella Grava di Valle Bruciata, sino a raggiungere l'hotel Rigopiano.
UN PO’ DI STORIA. Farindola nel 1936 era un importante centro turistico, ammirato e visitato per le sue sorgenti del Mortaio d’Antri e del Vitello d’Oro, che fornivano l’acqua potabile a tutti i comuni della Valle del Tavo. Molto visitata per le ricerche speleologiche era la “Grotta dell’Eremita” .
Situata alle falde del Gran Sasso, era un punto di partenza per le escursioni montane, facilitate anche dall’ampia e panoramica strada di servizio, realizzata dalla Milizia Nazionale Forestale.
LA TRAGEDIA DEL 2017. Il 18 gennaio 2017, 29 persone perdono la vita nell’hotel Rigopiano che, in passato, era il rifugio Cai di Pescara, quello che negli anni subì varie trasformazioni fino a diventare resort.
Più su vi è lo storico Rifugio “Tito Acerbo”, ancora oggi integro. Il 26 maggio del 2007, ultimati i lavori di recupero, lo stabile fu inaugurato con una manifestazione pubblica alla presenza del Presidente del Senato, Franco Marini.
IL RIFUGIO “TITO ACERBO”. Costruito dalla Milizia Forestale a quota 1250 metri sul livello del mare, nel territorio di Farindola, il 15 luglio del 1933 (era il Corpus Domini) fu inaugurato e intitolato alla Medaglia d’oro al valor militare Tito Acerbo di Loreto Aprutino, eroe della “Brigata Sassari”, capitano caduto a Croce di Piave il 16 giugno del 1918. Alla cerimonia intervennero: Giacomo Acerbo Ministro dell’Agricoltura e fratello dell’eroe Tito, Angelo Manaresi presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini, accompagnato da autorità della regione, dai presidenti delle Sezioni del Club Alpino Italiano dell’Aquila, l’avvocato Michele Jacobucci, di Pescara ingegner Motta, di Popoli ragionier Martocchia, di Teramo onorevole Forti, e dai rappresentanti delle Sezioni di Chieti e di Sulmona, e delle Sotto Sezioni di Pratola Peligna e di Farindola.
Dopo la Messa e la benedizione del rifugio e dei gagliardetti del Cai di Pescara e della Milizia Forestale di Farindola, fu inaugurato il Gruppo Ana di Farindola dalla madrina Amelia Di Giuseppe, orfana di guerra. La manifestazione fu allietata dal suono della banda di Farindola diretta dal maestro Antonio Di Nino.
LA CRONACA DE “L’ALPINO”. Nella cronaca della rivista L’Alpino del mese di maggio 1933, tra l’altro si legge:
«Il comandante della Sezione dell’Ana dell’Aquila, tenente Jacobucci, aveva disposto per il concentramento degli Alpini dei gruppi più vicino, ed in conseguenza, oltre duecento consoci sono accorsi formando due carovane che si sono incontrate nei pressi del Rifugio fraternizzando cordialmente; una salita dal versante di Farindola, con il Gruppo di Farindola al completo (al comando del capo gruppo Frattarola, e dal vice capo gruppo Cirone), e con le rappresentanze dei gruppi di Chieti (con il comandante di quella sottosezione Alleva), di Pescara con il capo gruppo Silla, di Roccaraso (con il capo gruppo Zamboni), l’altra con il comandante Jacobucci e i gruppi di Aquila (consigliere Torlone, Capestrano capo gruppo Ottaviani), Castel del Monte (al completo con il capo gruppo Giuliani), Popoli (vice capo gruppo Marino), Pratola Peligna (capo gruppo Presutti) e Villa Santa Lucia (capo gruppo Paluzzi), ha compiuto la lunga traversata da Castel del Monte, attraverso il Campo Imperatore e il Vado di Sole (m 1731 slm), con oltre otto ore di marcia complessiva.
Consumate le refezioni al sacco le varie comitive ripresero il cammino per le rispettive mete, mentre il gruppo delle autorità, per la bellissima valle del Vitello d’Oro discendeva a Farindola ove era ricevuta nella Casa del Fascio dal Segretario politico dottor Olivieri, reggente della sottosezione del Cai di Farindola, dal podestà e dalle altre notabilità paesane».
C’ERA IL FASCISMO. L’organizzazione della manifestazione di Farindola è dovuta all’interessamento dei camerati G. Frattarola, dottor G. B. Olivieri, V. Cirone, Antonio di Giuseppe ed altri. Il Comandante del poteva avere la soddisfazione di annunciare a S. E. Manaraesi la costituzione del trentottesimo gruppo. In serata le rappresentanze fra cui quella degli Alpini Abruzzesi, della Sezione dell’Aquila, rendevano omaggio alla tomba di Tito Acerbo, nel cimitero di Loreto Aprutino e venivano ricevute in casa di S. E. Giacomo Acerbo con squisita signorilità, dalla sua mamma donna Mariannina».
«Terminava cosi una magnifica giornata di fede alpina e patriottica in cui i cuori di migliaia di persone, accorse da tutta la regione avevano vibrato all’unisono con quelli dei Gerarchi nella duplice esaltazione degli eroi caduti e della montagna».
* Ingegnere, storico, autore del libro: “Il Capitano Tito Acerbo, MO.V.M.”