Il ritorno di Zeman riaccende Pescara

A quasi 70 anni il boemo prova a rilanciare una squadra allo sbando e ultima in classifica in serie A

PESCARA. Segnali di...fumo. Arrivano prima le nuvolette sprigionate delle sue sigarette, poi le lunghissime pause, le parole sussurrate, le frasi mai banali e qualche sorriso ironico. È sempre lo stesso, anche se ha i capelli leggermente più bianchi ben mimetizzati nel ciuffo biondo che cerca di sistemare quando tira vento. “Aridatece Zeman”,scrivevano a Roma, durante i periodi di crisi, qui a Pescara la storia è diversa, perché il nome di Zdenek Zeman è stato tirato fuori in diverse occasioni. L’uomo per tutte le stagioni, potrebbe pensare qualcuno. Ma non è così. Zeman è tornato a Pescara a distanza di 5 anni, dopo la fantastica promozione del 2012, nel momento più basso degli ultimi anni.

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Ieri ha detto sì al Delfino, ha pranzato e brindato col patron Sebastiani e poi si è diretto al campo, prima di intossicarsi con una decina di bionde, sigarette, eh, intendiamoci. Alla soglia dei 70 anni si è rimesso in gioco a Pescara, visto che forse solo l’oasi biancazzurra poteva dargli un’altra chance. Il boemo avrà il compito di riaccendere la passione e di rialzare ora e rifondare poi, una squadra martoriata da mesi terribili, nonostante il buon lavoro di Massimo Oddo. Zeman è uno che propone innanzitutto un calcio rispettoso delle regole e dell’avversario. E che pone l’atleta in quanto uomo, al centro di ogni progetto sportivo, e non un brand da vendere al migliore offerente. Il boemo infonde e diffonde la vera cultura del lavoro, non quella finta, che diversi addetti ai lavori tirano fuori quando si sentono messi con le spalle al muro. Un modo di fare e di essere che certamente manca nel mondo dello sport, del calcio, soprattutto.

Zeman lavora per offrire un “prodotto finito”, appetibile, interessante e che soddisfi il pubblico che va allo stadio dopo una settimana di stress e problemi di ogni genere. Il suo obiettivo è sempre e solo quello di giocare un calcio all'attacco e vuole che le sue squadre realizzino sempre un gol in più dell'avversario. Zeman è tornato a Pescara per ridare slancio e allegria alla piazza depressa.

È un nome che divide, certo, ma in questo momento così difficile il presidente Sebastiani ha preferito giocarsi il jolly, forse l’ultimo, per rimettere in piedi una stagione e ridare lucentezza al marchio del Delfino, dopo gli ultimi deplorevoli fatti di cronaca. Zeman è arrivato ieri mattina, poco dopo le 12, è arrivato negli uffici del presidente Sebastiani, due chiacchiere, gli ultimi dettagli da limare per quanto riguarda il contratto e poi via in macchina, con Peppino Pavone, il ds biancazzurro, suo grandissimo amico e regista della trattativa-lampo col boemo.

Con loro anche l’altro ds, Luca Leone, e un caro amico del presidente. Loro cinque si sono ritrovati poco dopo non distante dall’ufficio Sebastiani, da “Tatillo”, il ristorante scelto per il primo pranzo ufficiale. Qualche antipasto e poi un secondo piatto, tutto a base di pesce, innaffiato da un gustoso e pregiato Cerasuolo.

All’uscita è stato braccato dal Centro, ma si è divincolato alla grande. «Stiamo parlando, per vedere se posso essere utile. Le cose non si fanno in due minuti», ha detto Zeman assediato dai cronisti. Il boemo ha assistito all’allenamento accompagnato da Cangelosi e oggi alle 12 è in programma la conferenza di presentazione e poi domenica l’esordio in panchina, nella gara contro il Genoa. Sdengo si lega al Pescara con un contratto biennale: circa 100mila euro da qui a giugno e 400mila euro (bonus compresi) per il prossimo anno. Ieri al Poggio degli Ulivi gli oltre 500 presenti hanno salutato il boemo, che dopo aver seguito la seduta è tornato negli uffici di Sebastiani per firmare il contratto suo e trovare l’accordo economico per gli altri componenti dello staff.

Nessuna dichiarazione, solo qualche sorriso dei suoi e via dentro il Suv del patron Sebastiani, che lo ha portato via dal fuoco dei microfoni. Riparte, dunque, l’era Zeman volume 2. In riva all’Adriatico il suo ultimo successo sportivo, con la vittoria del campionato di B, che gli ha permesso di farsi spalancare nuovamente le porte della Roma giallorossa. Avventura che inizia il 1° luglio 2012 e si conclude il 2 febbraio 2013. Dopo la sconfitta casalinga con il Cagliari.

Segno del destino: Cagliari è l’ultima piazza italiana di Zeman. È un’annata travagliata, l’esonero, il ritorno, le dimissioni, la retrocessione. Nell’estate del 2015 l’allenatore di Praga va nella prima serie svizzera, salva la matricola Lugano, di proprietà del pescarese Angelo Renzetti, che porta in finale di Coppa Svizzera (persa contro Zurigo).

Ora, una nuova sfida attende l’uomo dalle mille resurrezioni. E Pescara è pronta a riabbracciarlo e, forse, altri, quelli che si sono sentiti traditi, a perdonarlo.

@luigidimarzio

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