Il testimone: «Quella notte vidi   chi portava Anna nel tunnel» 

La 33enne stuprata e lasciata morire. La Procura acquisisce la ricostruzione di un romeno Il 13 dicembre saranno sentiti il teste chiave e un altro straniero. Ed è ancora caccia al ricercato

PESCARA. La procura di Pescara acquisisce un altro prezioso passaggio investigativo per blindare le accuse contro il romeno Nelu Ciuraru, 47 anni, l’uomo accusato di aver stuprato sotto il tunnel della stazione Anna Carlini, la giovane donna di 33 anni affetta da problemi psichici, morta nello stesso tunnel, quella stessa notte del 30 agosto 2017, per un fatale cocktail di alcol e farmaci che assumeva per la sua patologia, dopo essere stata violentata.
È la testimonianza del romeno Albert, che quella notte era con altri disperati dentro quel tunnel della stazione. L’incidente probatorio chiesto dal pm Rosangela Di Stefano, voluto per cristallizzare le dichiarazioni di tre testi importanti ai fini dell’indagine e farle entrare direttamente nel processo, doveva consentire al pm di acquisire tutte e tre le testimonianze, ma ieri si è presentato soltanto il teste Albert perché gli altri due, anche loro stranieri, tra cui il teste chiave che assistette alla violenza sessuale perché accanto alla branda dove Ciuraru stava abusando di Anna, sono all’estero per lavoro e rientreranno in Italia a fine novembre. Secondo gli investigatori, in contatto con i testimoni, i due non si sarebbero sottratti alla deposizione, ma avrebbero chiesto di terminare il loro contratto di lavoro. E il giudice ha rinviato al 13 dicembre l’incidente probatorio per acquisire anche queste due importanti testimonianze. Ma anche quella di Albert ha avuto il suo peso investigativo. L'uomo ieri ha confermato quanto aveva già detto agli investigatori della questura e riconosciuto in fotografia i due indagati.
Infatti oltre a Ciuraru, attualmente latitante, per il quale pende un mandato di cattura internazionale per violenza sessuale, c’è anche il connazionale Robert Cioragariu, per il quale il gip ha rigettato la richiesta di arresto avanzata dalla procura, che comunque contesta ai due i reati di concorso in omicidio e abbandono di persona incapace, mentre per il solo Ciuraru anche la violenza sessuale. «Il teste», riferisce l’avvocato Carlo Corradi che assiste la sorella della vittima, «ha raccontato circostanze esterne, circostanziando però tempi e luoghi in cui sarebbe avvenuta la violenza. Notò la presenza della donna fuori dal tunnel e ha riferito che a portarla dentro fu proprio uno degli indagati, che l’accarezzava come se volesse derubarla. Ha anche riferito di aver sentito da altri presenti nel tunnel quella notte, della violenza fatta da Ciuraru, ma di non avervi assistito direttamente». Il teste ha confermato che la donna stava male e che sarebbe stata trattenuta nel tunnel per diverse ore prima del suo ritrovamento, la mattina dopo, ormai morta.
Il teste chiave che sarà sentito nella prossima udienza, aveva fornito invece una ricostruzione precisa dell’accaduto. «Verso mezzanotte, l’una del mattino, mentre stavo guardando un film sul mio smartphone, ho visto il Nelu mentre era intento a sollevare la donna che era sdraiata a terra per adagiarla sul lettino da spiaggia ove poco prima era lui sdraiato e, dopo essersi sincerato che nessuno lo stesse guardando, gli è montato sopra ed ha approfittato di lei».
Il gip nell’ordinanza aveva escluso il reato di omicidio in quanto non compatibile con il reato di abbandono di persona incapace, e aveva firmato la custodia in carcere per il romeno per il solo reato di violenza sessuale. Ciuraru da allora non è stato rintracciato anche se, prima dell’emissione del mandato di cattura internazionale, il magistrato era stato messo a conoscenza dell’arresto dell’uomo, per furto, in Romania: arresto di qualche giorno prima.
Ma Ciuraru era stato subito scarcerato e rimesso in libertà. E sembra che le autorità romene abbiano fatto sapere che prima di essere consegnato alle autorità italiane, l’uomo sarà processato per quel furto.
Una storia drammatica quella della povera Anna Carlini. Resa incapace di qualsiasi reazione dopo essere stata costretta a bere alcol dopo i farmaci, violentata e, lasciata per ore agonizzante su quella brandina, fra l’indifferenza dei disperati del tunnel. Sarebbe bastata anche una telefonata anonima al 118, con l’intervento tempestivo di un medico, e la donna si sarebbe salvata, come ha sostenuto il medico legale nella sua relazione.
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