Immigrati e Sprar Torna l’allarme a Santa Filomena 

Tensione nel quartiere. I comitati segnalano la commistione di vecchie e nuove povertà: le strade ridotte a bivacco

MONTESILVANO. Degrado urbano e conflitto sociale a Santa Filomena, zona Artigianluce, uno degli stabilimenti riconvertiti dall’amministrazione del sindaco Francesco Maragno per il progetto di accoglienza Sprar. A denunciare la concentrazione di vecchie e nuove povertà, che da qualche giorno sta scrivendo in città un nuovo capitolo di storia, sono i gruppi civici e le forze politiche che contestano il proliferare dei movimenti migratori.
Dice Vania Padoan, presidente del comitato popolare Santa Filomena: «Dislocare immigrati dall’hotel Excelsior e concentrarli all’ex Artigianluce, fabbricato privo di adeguata illuminazione, dove già operano la mensa per i poveri e l’emporio solidale, è un "regalo" che non avremmo mai voluto ricevere dal sindaco». Vicino alla struttura, dentro un recinto, sono anche ammassati residui di eternit, annota la portavoce del comitato. Che poi aggiunge: «Nessun sistema per evitare il contatto tra i fruitori dei servizi sociali e gli ospiti dello Sprar». L'unico riscontro alle misure di sicurezza sollecitate dai residenti, sono le telecamere di sorveglianza collocate nella zona, ma non è chiaro se siano già operative. «La concentrazione in un unico luogo di tutte queste realtà» riprende la Padoan, «è di per sé un fallimento delle politiche di accoglienza e per quanti hanno deciso di investire qui, in questo quartiere. A oggi, le abitazioni, in questa situazione di fatto, hanno già perso valore e nessuno è più interessato a comprarle. Enorme il danno patrimoniale per i residenti».
Nei giorni scorsi, è stata rilevata la presenza di materassi a ridosso della struttura, come se tutto il quartiere fosse diventato un luogo di bivacco a cielo aperto. «Non sono mancati episodi di violenza e di grande tensione tra gli immigrati». Sull’emergenza, interviene il capogruppo di #montesilvano 2019, Anthony Hernest Aliano: «Sono molto preoccupato» dice «per il danno patrimoniale che potranno subire i cittadini del quartiere. Chiedo a don Marco Pagniello, vicario della Caritas, di intervenire con la consueta solerzia, per offrire sistemazioni alternative all’Artigianluce. Che non può diventare il nuovo ghetto della città». (a.s.)
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