In piazza contro il Rosatellum bis Di Battista arringa, ma è fischiato

La Russa contro la ministra Finocchiaro. Gli M5s gridano «venduta» alla presidente Boldrini Dibba sbaglia protesta, è contestato dai sostenitori di Pappalardo del Movimento liberazione Italia

ROMA. Insulti, fischi e urla dentro e fuori dal Palazzo, libri lanciati in Aula e perfino due rose rosse che finiscono per terra: è il contesto in cui a Montecitorio il governo pone la fiducia sulla legge elettorale. Un caos che esplode nell'emiciclo ma anche in piazza Montecitorio. Nel Palazzo l'aria diventa pesante non appena si concretizza l'ipotesi della fiducia. E nel primo pomeriggio la bagarre esplode in Aula. Primo atto è lo scontro tra il vicepresidente di turno Roberto Giachetti ed i Cinque Stelle, che reclamano la convocazione della Giunta del Regolamento sul fatto che la commissione possa modificare un voto dell'Aula sul «Rosatellum» prima di andare avanti con l'esame del testo. La risposta di Giachetti, un «no» che ricalca quello già espresso a suo tempo dalla presidente Laura Boldrini, non piace agli M5s che, quando il presidente di turno sbotta a Davide Crippa - «io le rispondo come ritengo» - gli scaricano addosso una raffica di insulti. «Radicale, vattene!», gli grida Roberto Fico, e qualcun altro gli dà del «fallito». In quel momento arriva la presidente Boldrini, che dà la parola alla ministra Anna Finocchiaro, in Aula per porre la fiducia sul «Rosatellum 2.0». Ed è il caos.
Nel silenzio dei deputati del «patto a quattro», la voce della rappresentante del governo è sommersa dalle urla di chi si oppone. I deputati del M5s urlano sventolando le copie del regolamento di Montecitorio: uno di questi volumi viene lanciato al centro dell'emiciclo da Danilo Toninelli, mentre i suoi colleghi gridano e fischiano e Carla Ruocco sbatte sul banco la «ribaltina» di legno, per fare più rumore. All'estrema sinistra, stesse urla, con i deputati di Mdp e Si tutti in piedi a battere sui banchi in segno di protesta. Dal banco della commissione l’ex ministro Ignazio La Russa, di Fdi, alza un cartello con scritto «Hablamos», parliamo, leitmotiv della campagna unionista della Catalogna. E si lancia verso i banchi del governo per fermare Finocchiaro: lo blocca un commesso che si frappone tra i due. Nel frattempo, al centro dell'Emiciclo piovono due rose rosse, pare lanciate dagli M5s, che riservano una bordata di fischi e urlano in coro «Venduta, venduta!» alla presidente Boldrini che, farà poi sapere, non tollera di essere strumentalizzata perchè la fiducia è un atto del governo. Ma anche in piazza è bagarre. Protestano con megafono e fischietti gli attivisti del Movimento liberazione Italia di Antonio Pappalardo. Alessandro Di Battista, andato anche lui a manifestare, li arringa. Ma è la piazza sbagliata. Per lui sono fischi e inviti, non troppo cortesi, a farsi da parte: «Hai rotto il c...», «dimettiti», gli urlano i manifestanti fino a quando Di Battista abbandona il campo.